Un contest di freestyle e, come una volta, due microfoni, un palco, una strumentale, niente più. Il vincitore alla fine è stato Orphan Wno, eletto dalla giuria composta da tre colonne della “old-school” cittadina: Diego J Colas Giachetti, Philippe Dj e il beatmaker Samir Rachadi.
SienaFree.it ha intervistato Orphan Wno al termine di una grande serata di rap che ha fatto rivivere la “vecchia” scena hip-hop senese tramite le voci di quella “nuova”.
Orphan: presentati ai lettori di SienaFree.it: chi sei e da dove/quando nasce il tuo amore per l’hip-hop
“Sono un MC, Maestro di Cerimonie. Sono lo straniero nella mia nazione. La doppia H (hip hop, ndr) è indiscutibilmente qualcosa che hai dentro, quindi è più azzeccato considerare quando ne ho preso consapevolezza. E’ tutto iniziato riscontrando il calore nelle parole di chi è venuto prima di me, le mie emozioni nella sua musica. Ritrovare me stesso dentro a quei versi non ha fatto altro che alimentare la mia fame di studio che mi accompagna giorno dopo giorno, crescendo insieme a me fin da quando avevo tredici anni,ed è grazie a lei che mi sono spinto ad abbracciare anche le altre arti di questa cultura, fino a scoprirmene innamorato perdutamente. Quattro discipline, un solo amore: One Love”.
Rap o hip hop: ci spieghi la differenza tra i due termini e quale senti più “tuo”?
” ‘Rap’s what you sing, Hip Hop’s what you live’. Il rap è una delle quattro discipline, l’hip hop è il modo in cui respiri, tutta la cultura che alimenta questi battiti, basata sul rispetto, l’unione, l’amore per la comunità e la denuncia sociale. Ovviamente di me fanno parte entrambi, ma sottolineo che io sono un MC, sono hip hop, non un rapper”.
Il freestyle: ci racconti qualche piccolo segreto dell’arte dell’improvvisare in rima?
“Servono passione, attitudine, voglia di sbatterci la testa, e allenamento perenne. La gavetta non conosce stop. I segreti, se fosse possibile, andrei a chiederli a gente come Big L, riposi in pace, o Rakim”.
Siena: qual è l’attuale situazione della “scena” senese e della sua provincia? Chi sono gli esponenti maggiori? E’ migliorabile? E se sì, cosa le manca?
“Siena non è mai stata un città che digerisce quelli come noi, a causa della mentalità della maggioranza della gente e della distorsione che questa cultura ha subito nelle menti di tanti. La scena spinge, da dentro alle mura fino alle periferie tra i campi. L’underground non si uccide. Quello che fa male è la mancanza di luoghi dove ritrovarsi, di possibilità, e di tanti altri cuori a spalleggiare chi già sta qua, da anni o da giorni con sincerità e purezza. Infinito riconoscimento va a persone come Zatarra, che si prendono la briga di continuare a diffondere questo verbo, e con l’esperienza e l’amore di seguire le nuove leve con fare quasi paterno, basti notare la giovane rifondazione del Lab. Lo StRAPpo. Per il resto non voglio parlare di chi sia il maggiore esponente, bensì stimolare la curiosità nei confronti di tutti gli MC che rimangono di nicchia pur avendo grandi capacità. Siamo la Siena che la gente ignora”.
Cosa diresti ad un genitore o a un over 30 che è a totale digiuno di cultura hip hop? Perché “non c’è da aver paura”?
“La cultura hip hop non è ciò che vogliono fare credere: violenza, droghe, vandalismo e criminalità. Ha dei principi ben saldi nel cuore di chi davvero ci crede e la sente sottopelle: peace, love, unity and havin’ fun. La cultura hip hop è una grande madre che abbraccia chi sa amarla con tutto sè stesso, e non va travisata soltanto perché nasce da contesti di disagio”.
Che progetti hai per il tuo futuro artistico?
“A breve spero di fare uscire un progetto personale poiché ho in mano roba in cui credo fermamente, composto da varie tracce da solista ed alcune affiancato dagli homiez della mia banda, l’SHC. Successivamente abbiamo già mentalmente strutturato parte di un altro progetto che ci vedrà uniti tutti insieme in un solo disco, come è giusto che sia nel rispetto dei principi hip hop e della fratellanza che ci lega”.
foto: “La Combriccola del Disco”