Siena Free accompagna i suoi lettori verso l’appuntamento con le Elezioni amministrative del 14 e 15 maggio con una guida alla scoperta dei programmi, delle idee e delle proposte di ciascuno dei candidati a sindaco, uno al giorno. Per tutti le stesse 15 domande, per approfondire alcuni dei temi centrali per il presente e il futuro della città. Cominciamo questo percorso con ALESSANDRO BISOGNI candidato sindaco di Siena per la lista Siena Popolare.
Alessandro Bisogni, cosa promuovere e cosa bocciare dell’operato e della visione dell’amministrazione uscente?
“Di questi cinque anni di giunta di centrodestra non c’è niente da salvare. La città e la cittadinanza hanno subito nuovamente le stesse logiche affaristiche a vantaggio di pochi. Un sistema clientelare che va avanti da anni e che si è dimostrato fallimentare sotto ogni punto di vista. Inoltre, la Giunta ha avuto un atteggiamento di chiusura totale verso la cittadinanza e verso i dipendenti comunali come mai era accaduto. Un atteggiamento arrogante, supponente e offensivo che non può essere tollerato in alcun modo perché le istituzioni dovrebbero al servizio di tutte le cittadine e di tutti i cittadini. Il ricorso reiterato alle esternalizzazioni e alle privatizzazioni che lascia in eredità una serie di problemi che occorrerà risolvere quanto prima”.
Qual è il quartiere simbolo a cui guardare come simbolo della sua azione amministrativa?
“Non esiste un quartiere simbolo perché per Siena Popolare tutti i quartieri hanno la stessa rilevanza e tutte le cittadine e i cittadini meritano attenzioni e servizi. Nel nostro programma sono più volte menzionate le periferie, ovvero le zone che hanno bisogno di una progettazione policentrica per la loro riqualificazione. C’è bisogno che alcuni quartieri della città passino dall’essere dei semplici ‘dormitori’ a delle aree urbane in cui è possibile socializzare, creare, fare attività culturali e ricreative.
Vogliamo tornare ad occuparci dei giovani e degli anziani che più soffrono per un isolamento dovuto a infrastrutture e servizi scadenti. Vogliamo istituire centri civici che siano sedi di servizi comunali e di processi di partecipazione e cittadinanza attiva come le consulte di quartiere, offerti in forma decentrata per aumentare la coesione sociale, promuovere la dimensione collaborativa dei cittadini e ridurre i conflitti. Tali centri fungeranno anche da spazi aggregativi e culturali, a disposizione delle associazioni, degli artisti e di tutti gli operatori culturali del territorio”.
Nel 2023 in che modo lo storico legame di Siena con Banca Mps, alla luce del mutato scenario, può evolvere in un rapporto maturo?
“Più che con la Banca direi con la Fondazione. È però giunto il momento di capire che la Banca non è e non sarà più quella che è stata prima visto l’intervento dello Stato per salvare la situazione debitoria. La cittadinanza deve andare oltre al legame con la Banca anche come opportunità lavorativa oltre che come risorsa economica. E forse la rottura di certi legami, paradossalmente, potrebbe essere da stimolo per cercare una nuova economia che sia sostenibile eticamente, socialmente ed ambientalmente.
Ad ogni modo per noi la Banca e la Fondazione possono ancora giocare un ruolo importante per il territorio, a patto che restino sotto il controllo pubblico. Una banca pubblica è necessaria ad un paese che vuole avere un controllo democratico dell’economia. Affinché possa essere uno strumento efficace in termini di sviluppo per il nostro territorio, MPS deve distinguersi per una politica del credito a vantaggio delle famiglie e delle piccole e medie imprese, andando a finanziare iniziative a supporto dell’occupazione e della crescita e non le attività speculative. La Fondazione deve tornare gradualmente ad avere un peso nella gestione della Banca e a riportare quindi la città e la provincia ad avere un ruolo nel loro istituto di credito”.
Tra l’eccellenza di alcuni settori e l’impatto sulla quotidianità dei cittadini, quali sono le sfide più importanti della sanità senese e quali sono le proposte in campo?
“La salute è un bene primario sempre più sotto attacco a causa di tagli alla spesa pubblica e l’imposizione di un modello misto pubblico-privato sempre più sbilanciato in favore del privato. Anche nel nostro territorio, le strutture di assistenza di lungo termine pubbliche stanno scomparendo o sono in grandi difficoltà, sostituite da Rsa private. Per noi non è più tollerabile che universalità, uguaglianza ed equità, i princìpi fondamentali del SSN, siano stati traditi e si assista invece a infinite liste di attesa, aumento della spesa privata, diseguaglianze di accesso alle prestazioni sanitarie, inaccessibilità alle innovazioni, migrazione sanitaria, rinuncia alle cure, riduzione dell’aspettativa di vita.
L’erogazione dell’assistenza sanitaria oggi risulta molto frammentata, dicotomizzata tra ospedale e territorio e scarsamente integrata con quella sociosanitaria, generando sprechi e inefficienze, ridotta qualità dei servizi e disagi per i pazienti. Ecco perché bisogna programmare l’offerta di servizi sanitari in relazione ai bisogni di salute e renderla disponibile tramite reti integrate, che condividono percorsi assistenziali, tecnologie e risorse umane. Occorre che a Siena si sviluppi con maggiore efficacia la valorizzazione dell’assistenza territoriale tramite l’istituzione di strutture intermedie che riescano a ricongiungere l’aspetto sanitario con il contesto sociale e i bisogni extra sanitari del cittadino in una logica di interfaccia con la persona/famiglia e non solo con il sintomo o la malattia.
Un obiettivo del nostro programma è la creazione di Case della salute comunali, che si configurino come centri di assistenza intermedi tra casa e ospedale, che offrano servizi di diagnostica di base, servizi infermieristici e assistenza sociale. Si risparmierebbe così la costruzione di nuove RSA ed il ricovero si farebbe solo nei casi estremi. Gli anziani rimarrebbero nel loro ambiente e i costi sarebbero molto più bassi per i singoli e per la collettività”.
L’Università è una risorsa non misurabile in termini di sapere, ma di capitale umano e demografico. Da questo punto di vista che rapporto immagina con la città?
“Il Comune deve assolutamente istituire tavoli di confronto con l’Università di Siena e con l’Università per Stranieri. Un rapporto di collaborazione strutturale, che non è mai stato cercato da parte del Comune, è necessario per poter riversare sulla città tutto il patrimonio immateriale che la formazione e la ricerca producono. Una proposta sui cui lavoreremmo immediatamente una volta eletti, è quella di creare, tramite una partnership tra Comune di Siena, Università di Siena ed altri enti territoriali come Consorzio Agrario, Coldiretti e Confagricoltura, un corso di laurea triennale in Scienze e Tecnologie agrarie e un corso di laurea magistrale in Viticoltura, Enologia e Mercati vitivinicoli. Inoltre, il Comune potrebbe farsi promotore del dislocamento a Siena di un centro di filiera del Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria (CREA) che si occupi di olivicoltura, viticoltura ed enologia.
Per aiutare le Università ad essere attrattive occorre che il Comune si occupi anche di servizi di cui dovranno usufruire studenti e personale docente. Infrastrutture e piano della mobilità sostenibile. Occorre inoltre occuparsi di residenze universitarie e mettere in atto politiche abitative che contrastino il caro affitti. Rendere la città ricca di eventi culturali e musicali. Il Comune deve però ascoltare le Università e il DSU per capire meglio quali sono le esigenze e le emergenze da risolvere e programmare le soluzioni a breve e lungo termine”.
Quali sono le sue idee perché il Biotecnopolo sia un volano attorno a cui pensare la città del futuro?
“Il Comune di Siena deve agire maggiormente in sinergia con l’Università di Siena e deve puntare ad aumentare il proprio peso decisionale all’interno di enti come il nuovo Biotecnopolo che non deve diventare un nuovo poltronificio subordinato alle trame della politica ma un effettivo volano per la ricerca e quindi per l’occupazione. Siamo convinti che per creare più posti di lavoro di qualità, cioè non precari, si debba puntare il più possibile ad una filiera della ricerca e della produzione quanto più possibile in mano pubblica. Si incentiverebbero così le persone, soprattutto i giovani, a restare a Siena e contribuire alla crescita della città”.
Siena conta su un patrimonio culturale unico al mondo. Quali sono i progetti per valorizzarlo, come elemento identitario ma anche motore di sviluppo?
“La considerazione con cui la Giunta comunale in scadenza ha affrontato le questioni legate alle politiche culturali della città ci sembra plasticamente rappresentata dal ruolo che si è voluto far svolgere all’assessorato pertinente e dalla superficialità con cui si è considerato quell’ incarico in questi cinque anni. A nostro avviso la ‘cultura’ è stata vista per troppi anni come subordinata ad un modello di sviluppo turistico che ha già provocato trasformazioni profonde nel tessuto cittadino, così come già accaduto in altre città d’arte italiane, basti pensare all’enorme discussione in corso a Firenze su degrado e ‘overtourism’. Forse dovremo prima o poi cominciare ad occuparsene anche a Siena.
Affidare infatti al puro gioco del mercato il turismo di massa significa snaturare il centro storico, spopolarlo dei suoi residenti, privilegiando progressivamente la locazione breve, più redditizia nell’ immediato. Significa trasformare il commercio in una teoria ininterrotta di locali, ristoranti, bar, b&b, strutture ricettive varie, dove l’offerta è sempre più omologata verso il basso, incapace di creare occupazione buona e qualificata, anzi ampliando l’area del precariato e della stagionalità. A seguito di questa tendenza anche la proposta culturale sembra rivolgersi troppo spesso ad una programmazione poco convinta, scontata, per niente innovativa, limitandosi a spendere poco cercando di ottenere il massimo, salvo poi lamentarsi dei pernottamenti in diminuzione e dei musei poco frequentati.
Noi vogliamo un’amministrazione pubblica in grado di mettere in rete gli atenei e le atre istituzioni culturali della città, innescando un circuito virtuoso che promuova occupazione qualificata e stabile e un’offerta per la cittadinanza e per i turisti, di alto livello. Per valorizzare l’immenso patrimonio culturale della nostra città, è necessaria una programmazione seria che preveda una calendarizzazione annuale di eventi unici ed attraenti. Per questo è necessario che all’interno dell’organico del Comune ci siano figure competenti e dedicate a questo scopo.
Vogliamo inoltre far rientrare il Comune di Siena all’interno della Fondazione dei Musei Senesi, promuovere la creazione e il recupero di spazi sia nelle periferie che nel centro storico (come, ad esempio, il padiglione Conolly), per creare poli culturali diffusi. Crediamo sia importante anche la creazione di una rete di percorsi storico-artistici e paesaggistici anche al di fuori delle mura, recuperando ville e parchi di proprietà pubblica fruibili dalla cittadinanza e quindi anche dai turisti, all’interno dei quali organizzare eventi e contest che sappiano intercettare anche le nuove correnti artistiche e culturali”.
Il turismo è una ricchezza strutturale della città. Quali misure ha pensato nell’ottica della destagionalizzazione e per uscire dalle consuetudini del “mordi e fuggi”?
“Il turismo è una risorsa fondamentale per la città e il territorio ma deve essere reso sostenibile tramite una pianificazione adeguata. Noi crediamo che valorizzare la Fortezza Medicea come area in grado di raccogliere la produzione dei contenuti culturali diffusi sul territorio nel corso dell’autunno/inverno, offrendo quei luoghi per una rassegna primaverile/estiva che metta in scena il lavoro delle compagnie e dei vari artisti, sia una passo importante verso la destagionalizzazione e la creazione di un sistema di spettacoli, esposizioni, dibattiti, mostre e contest artistici di caratura nazionale in grado di attrarre pubblico in ogni momento dell’anno.
Per questo vanno creati nuovi spazi espositivi e programmati eventi che permettano di differenziare Siena rispetto all’offerta di altre città, distribuiti temporalmente nel corso dell’anno. Devono essere eventi che puntino a recuperare e rielaborare tradizioni enogastronomiche, socioculturali ed artistiche della nostra città, puntando sul coinvolgimento dei numerosi enti prestigiosi che la città può vantare e le numerose associazioni.
L’offerta, inoltre, deve essere integrata in sinergia con i comuni limitrofi, sia dal punto ricettivo che organizzativo – rete di eventi condivisa, riconnessione e implementazione del sistema museale e creazione di una rete di spazi espositivi coerente ed utilizzabile soprattutto da artigiani e artisti locali – che punti ad un turismo sostenibile, di qualità e ad un aumento dei pernottamenti medi. Il trasporto pubblico con i comuni limitrofi – Castelnuovo Berardenga, Monteriggioni, Sovicille, Monteroni d’Arbia – andrebbe rimodulato considerando il territorio come una mini-area metropolitana interconnessa. Questo favorirebbe maggiore dinamicità e implementerebbe i servizi orientati non solo nei confronti dei turisti ma anche dei lavoratori”.
Parlando di infrastrutture, quali sono le maggiori urgenze per far uscire Siena dal suo storico isolamento e quali sono le proposte sul tema della viabilità cittadina?
“L’uso eccessivo di un numero troppo elevato di automobili è un problema rilevante anche in una città di ridotte dimensioni come Siena: la mobilità urbana è spesso congestionata, inquinante e rumorosa. Rendere più sostenibile la mobilità urbana nel breve termine è possibile, ma occorre puntare con decisione a ridurre il numero delle auto private in città, aumentando un’offerta di mobilità multimodale, alternativa all’auto: da quella ciclo-pedonale al trasporto pubblico locale – la cui rete va aggiornata in quanto risalente ai primi anni ’90 del secolo scorso – alle varie forme di sharing mobility.
Siena ha bisogno di collegamenti migliori, sia da un punto di vista qualitativo che quantitativo, anche con il territorio circostante. In quest’ottica è fondamentale il raddoppio della linea Siena-Firenze, così come il potenziamento delle linee collegano Siena con Chiusi (e quindi con Roma) e Grosseto, facendo del capoluogo fatto un centro di collegamento tra aree attualmente poco connesse da un punto di vista infrastrutturale.
L’amministrazione comunale senese potrebbe un attore importante in questo fondamentale e necessario processo di integrazione e collegamento del nostro territorio con quello che ci circonda. E’ quindi fondamentale agire in un’ottica di programmazione integrata riprogettando il complesso dei servizi di trasporto urbani, extraurbani e delle infrastrutture ferroviarie. In un’ottica simile si potrebbe prevedere la costituzione di due punti ai due poli della città, che potrebbero essere individuati in Badesse e Taverne d’Arbia da intendersi come punti di collegamento e snodo fondamentali nella mobilità urbana ed extraurbana, consentendo così una migliore gestione del traffico turistico e pendolare. Queste frazioni sono già dotate di stazioni ferroviarie e potrebbero essere addirittura immaginate come due capolinea di una “metropolitana di superficie”, che con gli adeguati potenziamenti delle linee che passando per Siena le collegano, consentirebbero di spostarsi rapidamente da un capo all’altro della città con i mezzi pubblici”.
Qual è, e perché, la sua scelta per la localizzazione della stazione Medio-Etruria dell’Alta Velocità?
“Oggettivamente Chiusi o Bettolle potrebbero essere delle localizzazioni ideali visti i collegamenti già in essere e per il coinvolgimento di altre province che sarebbero favorite dal passaggio della linea ferroviaria ad alta velocità. Però parlare della stazione per l’Alta Velocità come una priorità per una città che non ha attualmente le infrastrutture per raggiungerla in tempi e modi sostenibili, è abbastanza fuori luogo”.
Cos’ha in mente perché l’economia senese, che ha sempre vissuto di altro, possa diventare attrattiva anche dal punto di vista imprenditoriale per attività economiche che portino risorse e occupazione sul territorio?
“Si parla di sviluppo economico sostenibile quando i parametri di riferimento non sono solo quantitativi, ma anche qualitativi e quando non si ha come orizzonte temporale solo il breve termine ma anche il medio e lungo termine. A differenza della teoria della crescita, che si riferisce all’incremento del Pil pro capite, un modello di sviluppo economico sostenibile si basa sulla conservazione delle risorse o sulla loro rinnovabilità su un tipo di crescita sociale ed economica che duri nel tempo, purché si tenga conto dell’interdipendenza tra attività economiche e ambiente naturale.
In una città di servizi come Siena, che nelle mani delle scorse e dell’attuale amministrazione sta trasformando la propria conformazione urbana a uso e consumo del turismo e del grande commercio, è necessario ricostruire un territorio a misura di chi ci abita, in tutta la sua estensione, dal centro storico alle più remote periferie, che non condensi quindi gran parte delle proprie risorse all’interno delle mura, trasformando il centro storico in una vetrina ad uso e consumo dei suoi ricchi proprietari e dei turisti, mentre i quartieri periferici sono abbandonati a loro stessi.
Siena ha tre grandi risorse su cui basare uno sviluppo integrato e sostenibile: un patrimonio inestimabile dal punto di vista culturale, artistico e paesaggistico, le due università e numerosi altri enti pubblici per lo studio e la ricerca e un territorio provinciale ricco di produzioni agroalimentari di grande qualità. Queste risorse vanno implementate e valorizzate in modo sostenibile.
Parallelamente si devono mettere in atto delle misure per promuovere il piccolo commercio. Vogliamo effettuare una revisione del regolamento urbanistico per impedire ulteriori destinazioni d’uso per la grande distribuzione e incentivazione, tramite reperimento di fondi regionali, nazionali ed europei, degli esercizi commerciali al dettaglio – non solo nel centro storico – e di laboratori e punti vendita di artigianato e produzione enogastronomica locale e di qualità. Siamo inoltre favorevoli all’introduzione di vantaggi fiscali per i proprietari che affittano a canone concordato ed altre agevolazioni per diminuire il numero di fondi sfitti e incentivare i negozi di vicinato”.
Un segno dell’equilibrio perso è l’incapacità della città di sostenere lo sport di vertice, distante oggi dai livelli precedenti all’era Monte dei Paschi. Quali idee per un rilancio?
“Il rilancio dello sport non è un problema che riguarda solo Siena ma tutto il Paese. A livello di strutture sportive e cultura sportive siamo indietro anni luce da realtà europee. Non parlo di risultati sportivi perché li ritengo solo un aspetto marginale di un problema molto più vasto e che tocca vari ambiti. A livello di strutture sportive la città di Siena ha dimostrato negli anni una mancanza di progettazione che ha fatto sì che ad oggi non ci siano spazi adeguati a soddisfare le esigenze e che dal punto di vista energetico hanno dei costi di mantenimento spropositati. Senza strutture idonee è impensabile che Siena possa essere attrattiva per proprietà in grado di investire denaro nel rilancio puramente sportivo delle società.
Nel programma di Siena Popolare prevediamo la riqualificazione dell’area sportiva dell’Acquacalda che presenta notevoli criticità per un errata progettazione iniziale degli spazi. Intendiamo aumentare lo spazio a disposizione della piscina, sia quella coperta che quella scoperta, creare una club house per il rugby, realizzare un velodromo parzialmente coperto e con tribune che sia in grado di ospitare eventi di richiamo internazionale, aumentare lo spazio a disposizione del campo di calcio con la creazione di un campo di calcio a otto limitrofo. Abbiamo individuato inoltre nell’area degli ex mulini Muratori a Taverne la possibilità di realizzare una nuova piscina comunale che intercetti le esigenze di utenti della zona sud di Siena”.
Va di pari passo la decadenza sempre più evidente di stadio e palasport, impianti sportivi che fanno capo all’amministrazione comunale. Quali progetti per la loro messa in sicurezza e un ammodernamento che li trasformi da peso a risorsa?
“La questione stadio e palasport è un vero e proprio peso economico per l’amministrazione e risultano del tutto inadeguati ad ospitare eventi di rilievo nazionale ed internazionale. Ci sono tanti progetti di rivalorizzazione, di ampliamento, perfino di demolizione con ricostruzione. Ci vuole però una visione a lungo termine di cosa si vuole realizzare, dotare di idonee infrastrutture le zone di accesso alle strutture in questione e quelle di sosta nelle vicinanze delle strutture stesse. A tale proposito credo che lo spostamento dello stadio sia necessario per la rivalorizzazione del centro storico e della città tutta. Sarebbe interessante approfondire il progetto di Gonçalo Byrne sul Parco Urbano di Siena, approfondito da Cusmano, per la riqualificazione dell’area dove sorge attualmente lo stadio Artemio Franchi”.
Come immagina che debba essere un rapporto virtuoso tra l’amministrazione e la “macchina” del Palio?
“A mio avviso i rapporti sono molto più semplici di quello che si può pensare. Per esempio, non ci deve essere assolutamente commistione fra politica e il mondo delle Contrade. Il Comune organizza e le Contrade partecipano. Certo è che l’amministrazione può senza dubbio provare a migliorare la ‘macchina’ organizzativa. Aumentare gli appuntamenti garantirebbe una migliore preparazioni per cavalli e fantini.
Dovrebbero anche essere messi dei premi per le corse per far sì che i fantini si preparino di più, per verificare le condizioni fisiche dei cavalli e per ‘ricompensare’ i proprietari dei cavalli che ogni anno esborsano una quantità consistente di denaro. Devono quindi essere organizzate più corse a Monteroni, Monticiano e Pian delle Fornaci migliorando al tempo stesso la qualità delle piste. E’ un percorso complesso e che richiede fondi difficili da reperire ma al tempo stesso è una necessità e vale la pena investire del tempo per trovare una soluzione”.
Alessandro Bisogni, in vista di un eventuale, probabile secondo turno, con quale delle altre sette candidature si sente assolutamente incompatibile?
“Per ovvie ragioni siamo incompatibili con le forze di centrodestra che hanno governato negli ultimi cinque anni e che rappresentano inoltre l’attuale governo che sta mettendo in campo delle politiche contro la costituzione e contro i diritti sociali e civili, molto pericolose. Sappiamo bene di cosa è capace la destra e vogliamo fare in modo di contrastare anche in ambito locale la loro visione politica.
Siamo altresì incompatibili con questo centrosinistra che tanti danni ha causato alla città in maniera diretta e tanti altri ne ha causati a livello nazionale attuando politiche antipopolari volte al peggioramento delle condizioni lavorative e alla riduzione di servizi pubblici essenziali come sanità e istruzione. In generale, chi privilegia le logiche clientelari e affaristiche a scapito della democrazia partecipativa e della tutela dei beni comuni, è incompatibile con Siena Popolare”.
Giuseppe Nigro
Elezioni Siena, le interviste ai candidati a sindaco
- Alessandro Bisogni 6 maggio (Siena Popolare)
- Elena Boldrini 7 maggio (Movimento 5 Stelle)
- Roberto Bozzi 8 maggio (Siena in Azione – Roberto Bozzi Sindaco)
- Massimo Castagnini 10 maggio (Castagnini Sindaco, Lista De Mossi, Destinazione Terzo Polo, SiAmo Siena)
- Nicoletta Fabio 12 maggio (Fratelli d’Italia, Nicoletta Fabio Sindaco, Forza Italia-Udc-Nuovo Psi, Movimento Civico Senese e Lega Salvini Premier)
- Anna Ferretti 9 maggio (Iep!, Partito Democratico, Con Anna Ferretti Sindaca)
- Emanuele Montomoli 11 maggio (Emanuele Montomoli Sindaco)
- Fabio Pacciani 11 maggio (Sena Civitas, Per Siena, Sì Patto dei Cittadini, Civici in Comune, Siena Sostenibile, In Campo, Riscrivere Siena)