“Mussari, avvocato, già presidente della Fondazione Mps e presidente dell’Abi – era – perfettamente in grado di comprendere” “le ragioni per le quali Nomura gli stava chiedendo il suo assenso all’operazione, assumendo un ruolo esecutivo e determinante”. Lo scrivono i giudici nelle motivazioni della sentenza con la quale sono stati
condannati gli ex vertici di Mps al processo Alexandria.
L’aver nascosto il ‘mandate agreement’ alle Autorità di vigilanza – prosegue la motivazione della sentenza .”non può essere frutto di coincidenze, disattenzione, fraintendimenti e negligenza, ma risponde al disegno criminoso degli imputati”. I tre imputati hanno “occultato” il mandate agreement a Banca d’Italia e Consob, “ognuno per il proprio ruolo ricoperto in Mps, in concorso, in modo apprezzabile e condividendo l’obiettivo” perché i tre avevano “piena consapevolezza del contributo recato all’agire dei
correi”.
Il mandate agreement, il contratto stipulato da Banca Mps e Nomura per la ristrutturazione dell’operazione finanziaria detta Alexandria, rappresenta “un documento essenziale per comprendere la complessa architettura” in quanto “gli ispettori di Bankitalia, conoscendolo, avrebbero avuto a loro disposizione dati oggettivi”.
Le motivazioni della sentenza con con la quale il 31 ottobre scorso sono stati condannati a 3 anni e 6 mesi lo stesso Mussari, l’ex Dg Antonio Vigni e l’ex capo dell’Area finanza Gianluca Baldassarri, sono state depositate oggi.
“Nonostante l’indiscutibile competenza tecnica di Gianluca Baldassarri che lo rendeva il soggetto che più degli altri dominava e poteva plasmare l’alchimia finanziaria” per i giudici che hanno condannato i tre imputati “erano perfettamente a conoscenza dei dettagli delle operazioni della ratio economica che le legava le une alle altre”. Il riferimento è al contratto con Nomura per la ristrutturazione di Alexandria.