Ispirato a “La leggenda del grande inquisitore” contenuta nel romanzo I fratelli Karamazov, dell’autore russo, e scritto in residenza in una chiesa non adibita al culto (San Simeone a Rocca d’Orcia), lo spettacolo è una confessione intima e diretta dell’artigiano teatrale agli spettatori.
Francesco Chiantese a cinque anni dal debutto di Andrej, l’assenza di sé torna in scena con un suo testo originale volutamente effimero e che non sarà mai completato; si rinnoverà ad ogni recita stratificandosi. Inglobando riscritture, reazioni, elementi che provengono dal quotidiano.
Uno spettacolo senza fronzoli, quasi spoglio, un grado zero del teatro in cui la parola è al centro; un unicum nella produzione del regista ed autore napoletano che da tantissimi anni vive in val d’Orcia.
“In un momento in cui la parola è costantemente deformata, dilatata e svuotata di senso mi è parso spontaneo occuparmene, tornare ad utilizzarla quasi come elemento prioritario nella costruzione del rapporto con il pubblico; così come l’eccesso di tecnologia che ci ha fatto comodo durante questi anni molto particolari mi ha fatto sentire ancora di più la necessità di abbattere ogni mediazione tra me ed il pubblico. In un certo senso, quindi, dopo tantissimi anni torno a sedermi guardando gli spettatori negli occhi ed a far fluire la parola tra me e loro. Ho scelto di farlo con un testo complesso in cui le parole, in buona parte, vengono usate in maniera precisa, scelta, limata. – racconta Francesco Chiantese – ed Il grande inquisitore mi è parso lo spunto più interessante da seguire, con quella sua capacità di soffermarsi solo sull’essenziale della vita. Mi permette di parlare a Dio guardando il mio pubblico, che è in qualche modo la mia realtà, perché credo che la divinità sia astrazione necessaria per parlare all’essere umano di sé stesso. Quindi in qualche modo mi siedo di fronte agli spettatori e guardo loro per guardare a me; uno specchio, quindi, che però è allo stesso tempo relazione”.
Lo spettacolo (21.45) verrà preceduto dall’apertura del punto ristoro per i soci (con pietanze che raccontano il viaggio tra Napoli e la Val d’Orcia dell’autore con la rivisitazione di due piatti tipici delle due aree) e seguito da un set live di Jacopo Cenni, giovanissimo autore della colonna sonora dello spettacolo.
Una formula, quella che associa lo spettacolo alla cena ed altri microeventi, che sta decretando il successo della Corte dei Miracoli come spazio teatrale e di incontro tra artisti e pubblico.
La locandina de L’inquisitore è realizzata dalla giovane artista senese Sara Bogi.
L’inquisitore
Sulla solitudine del potere come possibilità; secondo studio.
Uno studio di Francesco Chiantese
prodotto da Accademia Minima
con Francesco Chiantese
Musiche originali di Jacopo Cenni intrecciate in scena da Francesco Chiantese
La locandina è una realizzazione di Sara Bensi per lo spettacolo.
Scritto in residenza creativa presso la Chiesa di San Simeone a Rocca d’Orcia, presso l’ex Manicomio di San Salvi a Firenze (Chille de la balanza) e presso la Corte dei Miracoli di Siena.
Allestimento scenico di Accademia Minima
si ringrazia per il dialogo fondamentale l’attore Matteo Pecorini ed i membri di Accademia Minima.
Prenotazioni per cenare al punto ristoro e per lo spettacolo: prenotazionieventi@lacortedeimiracoli.org
Informazioni ed accrediti: posta@accademiaminima.it – 3396338565
ingresso riservato ai soci. Possibilità di tesserarsi sul posto.