Siamo entrati nel pieno della “Decade of Action”, i 10 anni entro i quali raggiungere i 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 dell’ONU, ma ancora nessun Paese del Mediterraneo è sulla strada giusta per il raggiungimento di adeguati livelli di sostenibilità. È quanto emerge dal Rapporto 2020 “Sustainable Development in the Mediterranean – Transformations to achieve the Sustainable Development Goals (SDGs)”.
Il report, frutto del lavoro congiunto tra il Santa Chiara Lab – Università di Siena, il Sustainable Development Solutions Network for the Mediterranean (SDSN Med) e il Sustainable Development Solutions Network (SDSN) delle Nazioni Unite, analizza il livello di avanzamento verso gli SDGs per 24 Paesi del Mediterraneo con l’obiettivo di favorire l’attuazione di strategie e azioni comuni di trasformazione che possano concretamente portare ad uno sviluppo sostenibile della regione.
“I risultati dello studio confermano le grandi sfide e le enormi opportunità che caratterizzano l’area del Mediterraneo – commenta Angelo Riccaboni, Chair del Sustainable Development Solutions Network Mediterranean (SDSN Med) e presidente del Santa Chiara Lab – Università di Siena -. Abbiamo bisogno di uno sforzo collettivo per dare attuazione ad una reale transizione verso la sostenibilità ed è ciò che ci stiamo impegnando a portare avanti in partnership con gli altri centri SDSN del Mediterraneo”.
Il Rapporto 2020 ha portato alla costituzione di 6 centri geografici, definiti “Mediterranean Hubs”, suddivisi per competenze tematiche seguendo i principi dei grandi processi trasformativi delineati dal Rapporto sullo sviluppo sostenibile del 2019 realizzato da UN SDSN.
I 6 Mediterranean Hubs si occuperanno di: educazione e disuguaglianze sociali e di genere (SDSN France); salute e benessere (SDSN Spain); energia, decarbonizzazione e produzione sostenibile (SDSN Greece); cibo, suolo, acqua e mare (SDSN Mediterranean – Italy, con sede in Italia al Santa Chiara Lab – Università di Siena); città e comunità sostenibili (SDSN Turkey); rivoluzione digitale (SDSN Cyprus).
“L’Italia, con SDSN Mediterranean e il Santa Chiara Lab dell’Università di Siena – dichiara Angelo Riccaboni – sarà il punto di riferimento per la sostenibilità del settore agrifood e la biodiversità. Il centro supporterà le imprese nell’adozione di processi di innovazione e trasformazione in grado di declinare sostenibilità e redditività del settore agrifood”.
Il Rapporto 2020 definisce un set di politiche consigliate per ciascuna delle principali sfide, una vera e propria roadmap, rivolta a governi, imprese e altri stakeholder, come cittadini, università e enti di ricerca. Con questo Rapporto il network SDSN Mediterranean si pone come attore qualificato per il supporto alle istituzioni e ai decisori politici nell’attuazione dell’Agenda 2030, dimostrando che è possibile e vantaggioso per tutti raggiungere gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile.
“Il lavoro dell’Unione per il Mediterraneo è basato sull’Agenda 2030 e gli SDGs – afferma Nasser Kamel, segretario generale di Unione per il Mediterraneo, in attesa dell’evento -. L’attuazione di questi impegni globali richiede partenariati appropriati tra tutti gli attori, come SDSN, e dati aggregati per una visione chiara, necessaria per promuovere il dialogo e azioni costruttive. Quest’anno ricorre il 25° anniversario del Processo di Barcellona, il partenariato per la cooperazione dei Paesi del Mediterraneo, e offre un’opportunità speciale per valutare lo stato della nostra regione, anche alla luce della crisi legata al COVID-19”.
Il Report 2020 verrà presentato il 12 novembre in un evento online organizzato da Sustainable Development Solutions Network for the Mediterranean Area (SDSN Med) e Santa Chiara Lab dell’Università di Siena, in diretta streaming dalle 15.15 alle 16.30 (ora italiana) sui siti http://www.sdsn-mediterranean.unisi.it/sdsn-med-report-launching-event/, https://santachiaralab.unisi.it e sul canale YouTube dell’Università di Siena.
L’evento vedrà la partecipazione dell’economista, fra i massimi esponenti al mondo dello Sviluppo Sostenibile, Jeffrey Sachs, presidente del Sustainable Development Solutions Network (SDSN), Angelo Riccaboni, presidente del network SDSN Med, Nasser Kamel, segretario generale dell’Unione per il Mediterraneo, unitamente alla presenza di importanti istituzioni ed esperti del settore, chiamati a confrontarsi sui risultati dello studio, le possibili soluzioni e le policies indicate dagli autori del report.
Le informazioni sull’evento e sulle modalità di registrazione sono disponibili al link http://www.sdsn-mediterranean.unisi.it/sdsn-med-report-launching-event/.
L’evento digitale si svolgerà in lingua inglese e sarà tramesso in live streaming sui siti SDSN Med, Santa Chiara Lab –Università di Siena e sul canale YouTube Università di Siena.
Il Rapporto “Sustainable Development in the Mediterranean. Report 2020 – Transformations to achieve the Sustainable Development Goals (SDGs)
Principali risultati
Il Report 2020 non registra progressi per l’area geografica e le singole Nazioni del Mediterraneo rispetto al 2019: i risultati degli indicatori mostrano che la regione è ancora distante dal raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile e che tutti i Paesi dovrebbero migliorare le loro prestazioni in maniera significativa. L’area mediterranea è identificata come la più vulnerabile ai cambiamenti climatici nel mondo, dopo le regioni artiche, e questo rappresenta una seria minaccia per una regione storicamente complessa da un punto di vista sociale, economico e politico. Il Report mette in luce una serie di criticità evidenti che coincidono con le principali sfide da affrontare: 34 in totale, ad ognuna delle quali corrisponde un insieme di azioni (150) che potranno essere attuate da governi e amministrazioni pubbliche, imprese e altri stakeholder.
Dall’analisi dei risultati emerge in particolare che:
– Il 12% della popolazione mediterranea è a rischio di povertà con aumento di disuguaglianze sociali e di genere;
– Il 26% (circa 95 milioni di persone) della popolazione è in condizione di obesità con un generale progressivo abbandono della Dieta Mediterranea
– Occorre promuovere l’adozione di pratiche agricole più sostenibili come prerogativa essenziale per migliorare la qualità del cibo
– La gestione dell’acqua è centrale e risulta seriamente compromessa dai cambiamenti climatici. Importante potenziare e diffondere tecniche di acquacoltura e incentivare il trattamento di acque reflue, insufficienti in molti Paesi
– È urgente che i Paesi adottino standard ambientali condivisi per tutelare la biodiversità, i bacini idrici e le aree marine costiere
– La qualità dell’aria nelle aree urbane necessita di un attento monitoraggio: il 70% della popolazione vive in città ed è esposta ad alte concentrazioni di polveri sottili
– Occorre migliorare l’accessibilità ai servizi di trasporto pubblico e la gestione dei rifiuti così come potenziare le infrastrutture digitali e garantire una più ampia accessibilità a Internet.
Di fronte allo scenario delineato dall’analisi, gli esperti indicano una roadmap per orientare un’azione condivisa verso uno sviluppo più equo e sostenibile del Mediterraneo. Di seguito, alcune aree di policy sulle quali gli esperti ritengono che sia fattibile e urgente intervenire:
– È auspicabile nel futuro supportare e promuovere gli SDGs a livello transnazionale, nazionale e locale. Il “Green Deal” europeo è un primo esempio di quadro operativo coerente condiviso dai Paesi europei, da prendere come riferimento per iniziative simili nell’area MENA e per la definizione di una strategia comune per la sostenibilità nel Mediterraneo
– I governi e le autorità pubbliche dovranno attuare nuove normative e protocolli di controllo, programmi e piani settoriali e sostenere la cooperazione pubblico-privato attraverso investimenti e incentivi economici
– I centri di ricerca possono svolgere un ruolo cruciale per indirizzare le scelte e sviluppare meccanismi per il coinvolgimento degli stakeholder, fondamentali per coinvolgere varie parti sociali e costruire un ampio consenso intorno ai processi di trasformazione necessari
– Le imprese saranno chiamate a modificare la loro mission, organizzando le attività in funzione di una maggiore sostenibilità che diventerà requisito indispensabile per i mercati. Aumentare le performance ambientali e sociali lungo le filiere produttive diventerà un
fattore competitivo che progressivamente trasformerà il mercato da un’economia lineare a un’economia circolare
– Lo sviluppo del digitale potrà assicurare un’ampia accessibilità ai servizi di base e
sostenere iniziative di business. Maggiori sistemi di tracciabilità e trasparenza sulle fonti di informazioni andrebbero a vantaggio di una maggiore equità e sicurezza per utenti e consumatori
– I Paesi ad alto reddito spesso causano forti effetti di spillover in termini socioeconomici e ambientali. L’attuazione degli SDGs da parte dei singoli Paesi non dovrebbe ostacolare quella degli altri. Le partnership internazionali assumono un’importanza centrale per il coordinamento delle azioni a livello transnazionale e per la condivisione di una roadmap comune per la sostenibilità nella regione mediterranea.