La prima rapina era stata compiuta all’allora filiale della Banca Toscana di piazza Amendola a Siena, bottino poco più di 22.000 euro. Il primo aprile 2015 un’altra rapina sempre nello stesso sito di piazza Amendola dove nel frattempo la filiale era stata sostituita da una del Monte dei Paschi. Anche in questo caso il bottino era stato ragguardevole: ben quindicimila euro. In soli quattro mesi, col semplice uso di un taglierino, l’uomo aveva messo assieme, con assoluta facilità, una cifra davvero notevole.
L’Aliquota Rilievi Tecnici del Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Siena pero’, che già si era messa in luce in altre importanti circostanze, come in occasione dell’assalto al Caveau Securpol di Pian dell’Olmino, con prelevamento di tracce biologiche e di impronte papillari, anche in questa occasione è riuscita a operare in maniera perentoria.
Un’unica impronta digitale lasciata dal pur prudente rapinatore era stata inviata al RIS di Roma. Era questo lo spunto per intraprendere un’indagine molto accurata, condotta sotto la direzione della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Siena.
Le indagini, delegate ai Carabinieri del Nucleo Investigativo dal Procuratore dottor Filippo Vitello e dal Sostituto dottor Antonino Nastasi, avevano condotto all’idea che il rapinatore venisse dal lontano, se non altro perché egli aveva agito in parte a volto scoperto, senza considerare troppo la collocazione delle telecamere di sorveglianza.
Il 19 luglio 2016, durante l’assalto alla filiale MPS di Piazza della Cisterna in San Gimignano, un rapinatore era stato bloccato da alcuni coraggiosi e, dopo una breve ma intensa colluttazione, avevano recuperato i 10.000 euro di refurtiva appena sottratti, consegnando poi il rapinatore e il denaro ai Carabinieri prontamente intervenuti.
Restituito il maltolto, i militari dell’Arma avevano prelevato le impronte digitali dell’arrestato, un uomo di ventinove anni, nativo di Lecce e le avevano inviate al RIS di Roma che, in sede di comparazione dattiloscopica, aveva individuato ben 22 punti di corrispondenza fra l’impronta del dito medio sinistro del rapinatore e quella rilevata oltre un anno prima. Per la certezza dell’oggettiva corrispondenza ne sarebbero bastati 17.
Le indagini comunque erano proseguite allo scopo di comparare i video della rapina con la figura fisica dell’arrestato e per monitorare con strumenti elettronici la storia degli spostamenti dell’uomo nei periodi delle rapine.
Tali riscontri hanno richiesto del tempo ma hanno fornito ulteriori elementi per raggiungere l’evidenza che le tre rapine fossero state opera della medesima persona. Così, il Tribunale del Riesame di Firenze, a prima conclusione del percorso giudiziario intrapreso dalla Magistratura senese, irrogava la prima misura cautelare personale, limitativa della libertà personale della ersona indagata. Dopo la condanna a due anni per la terza rapina, ed in attesa del processo per le altre due, il rapinatore non potrà allontanarsi dal territorio del Comune di Lecce e dovrà andare tutte le sere ad apporre una firma presso una Stazione Carabinieri del luogo. La misura è stata notificata ieri dai militari dell’Arma nella città pugliese.