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Cittadini sempre più euroscettici e preoccupati. Ma sulla sicurezza si appellano all’Europa

18 Ottobre 20164 Mins Read
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universita-nome450Crolla il sostegno all’Europa nel nostro Paese, ma gli italiani – come gli altri europei – chiedono più sicurezza proprio all’Europa, e, esattamente come gli spagnoli, gli italiani chiedono più Europa sull’immigrazione. Per quanto riguarda la Brexit, il pentimento è minimo da parte di tutti, operatori economici esclusi.

Sono queste alcune delle opinioni che emergono da un rapporto a livello europeo realizzato dal Centro interdipartimentale di ricerca sul cambiamento politico dell’Università di Siena e presentato oggi a Roma, insieme all’Istituto Affari Internazionali, alla presenza, tra gli altri, di Pier Ferdinando Casini e Stefano Fassina.

C’è grande preoccupazione e paura tra i cittadini europei rispetto ai temi più attuali nel dibattito sociale e politico: sicurezza e rischio terrorismo, immigrazione, crisi economica sono gli elementi di incertezza e ambiguità che caratterizzano il panorama europeo.

Sottolineano i ricercatori, “tre aspetti dell’atteggiamento generale verso l’Unione europea – quello utilitaristico che ne valuta i benefici, quello identitario che esprime l’attaccamento verso di essa e quello progettuale che ne chiede o rifiuta un ulteriore sviluppo – mostrano combinazioni diverse tra i cittadini dei diversi stati e in misura minore tra le élites. Il caso italiano è piuttosto emblematico: lo scetticismo ormai forte sui benefici dell’Unione (tra i più alti nella UE) va di pari passo al sostegno ad un’ulteriore integrazione (di nuovo tra i più alti) e anche ad un attaccamento piuttosto largo”.

Secondo l’indagine, rivolta all’opinione pubblica e alle élite economiche di 10 Stati membri rappresentativi delle diverse aree dell’Unione, oltre che sui membri del Parlamento italiano e membri italiani del Parlamento europeo, è sempre più forte lo scetticismo verso le istituzioni europee, e sempre maggiore la preoccupazione verso le grandi crisi socio economiche che il Continente sta attraversando. E l’Italia, storicamente il Paese più europeista, non fa eccezione, anzi: negli ultimi quindici anni, la percentuale di italiani che dichiara di avere una immagine favorevole dell’Unione europea si è dimezzata, passando dal 67% nel 2000 al 32% nel 2016. Ma gli italiani continuano in parte a mantenere un sentimento identitario se il 62% risponde di sentirsi “legato” all’Europa e se sono schierati per i due terzi in favore di un rafforzamento dell’integrazione europea.

La ricerca puntualizza che “è in materia di sicurezza che si manifesta il maggior orientamento europeista. Paradossalmente proprio nel settore dove meno sviluppati sono gli strumenti europei di intervento. Dunque, là dove l’Unione Europea ha strumenti di intervento più significativi (anche se insufficienti rispetto alla portata delle crisi), l’opinione pubblica è apparsa recettiva ai messaggi anti-europei, forse anche perché i partiti che tradizionalmente hanno governato l’Europa sono stati assai carenti nel rappresentare il disagio delle popolazioni e, ancor più, nell’offrire una leadership di policy adeguata. Dove invece l’Europa è (quasi) totalmente assente (la sicurezza) – continuano i ricercatori – il demos europeo vorrebbe più unità. Partire da questo paradosso per ricostruire una immagine – ed una sostanza – delle politiche europee più rispondente alle domande dei cittadini è la sfida che le leadership europee devono affrontare nei prossimi mesi”.

Infine, tra i dati emergenti, quello sulla Brexit. Con il crollo del valore della sterlina all’indomani della decisione referendaria, pochi si attenderebbero che sia presso i cittadini dei dieci Paesi europei sia presso le loro élite economiche, il consenso alla scelta operata dal popolo britannico sia cresciuto in Europa dopo il 23 giugno: dal 30% al 36% fra i primi, dal 31% al 33% tra le seconde.
Al contrario, e forse più prevedibilmente, è presso il mondo imprenditoriale britannico che il consenso alla decisione di optare per la Brexit accusa una brusca frenata nel periodo post-referendum, diminuendo di 7 punti percentuali dal 49% al 42%. Il risvolto inatteso di questo dato risiede senza dubbio nell’elevato sostegno iniziale all’uscita dall’UE tra le élite economiche intervistate in questa indagine, che pure ne sarebbero tra i maggiori beneficiari e che spesso sono state descritte come una delle sezioni più “europeiste” della società britannica (per ragioni squisitamente utilitaristiche).

Il rapporto “La tempesta perfetta. Cittadini europei di fronte a sicurezza, immigrazione e crisi economica” è stato realizzato dal Centro Interdipartimentale di Ricerca sul Cambiamento Politico (CIRCaP) dell’Università di Siena, nell’ambito delle attività del progetto europeo, coordinato dall’Università di Siena, “Euengage”. Dati raccolti nel giugno-luglio 2016. Il documento è stato presentato dai professori dell’Università di Siena Maurizio Cotta e Pierangelo Isernia.







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