I militari dell’Arma hanno ormai maturato una notevole pratica nel settore e la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Siena autorizza facilmente le ricerche a mezzo dei gestori telefonici. Quando l’apparato elettronico si trova ancora nei paesi dell’Europa occidentale, col tempo, in qualche modo lo si può rintracciare. Una buona parte dei telefonini rubati viene comunque riciclata sul territorio nazionale e questo facilita le ricerche. Diversa è la situazione quando il telefonino è andato a parare nell’Europa dell’est o altrove. A quel punto – spiegano i Carabinieri – ci si può mettere una pietra sopra.
Una volta rintracciato l’apparecchio, è necessario andare a vedere chi materialmente ne ha la disponibilità, perché non basta associare in astratto un cellulare ad un’utenza telefonica per avere delle certezze sull’identità del ricettatore. I Carabinieri si avvalgono delle quasi 4800 stazioni disseminate sul territorio nazionale: il possessore dell’oggetto ricercato riceve una visita a sorpresa, gli viene chiesto di mostrare il telefonino in uso e, in tempi piuttosto ridotti scatta la denuncia per ricettazione.
Acquistare telefonini “d’occasione” o a prezzi stracciati non costituisce una prassi particolarmente astuta. Regalarli poi, si risolve in una cattiveria nei confronti di chi li riceve, che dovrà giustificarsi in Tribunale per aver detenuto un oggetto rubato o smarrito e comunque altrui.
La pena prevista per la ricettazione è piuttosto consistente, sino ai sei anni di reclusione. Ritenere di poter fare bella figura con poco, donando uno smartphone acquistato a prezzi molto competitivi da sconosciuti generosi, rappresenta una pensata che potrà quindi avere effetti devastanti.
D’altra parte, pensare che un telefonino di ultima generazione possa essere acquistato lecitamente ad un quarto del prezzo di mercato non è ragionevole nè ipotizzabile. Chi lo acquista non può che aver fatto il furbo.