Un bene comune che, se ben gestito, può fungere da volano per il rilancio dell’economia regionale e può generare inclusione sociale e aggregazione. Una politica di sinistra per il patrimonio culturale è una politica capace di far leva sul patrimonio per costruire un futuro più giusto per tutti”. Sono le parole del candidato alla Presidenza della Regione Toscana per la Lista Sì Toscana a Sinistra, Tommaso Fattori, che ieri ha tenuto una conferenza stampa sul tema davanti alla Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze insieme ai candidati fiorentini della Lista.
“Siamo in un momento complicato in cui la cultura viene privatizzata con tagli al sistema delle biblioteche o dei musei. Lo dimostra – ha aggiunto Fattori – anche quanto accade al Maggio musicale, alla biblioteca nazionale a Firenze, o a Pisa dove le grandi chiese sono chiuse al pubblico o l’azzeramento dei finanziamenti all’Accademia della Crusca. Il governo regionale della Toscana non ha il potere di invertire la rotta della politica nazionale: ma può e deve dimostrare che un altro modo di governare la cultura è possibile – ha affermato Fattori – È necessario impegnarsi perché siano sempre più accessibili i 666 musei, le aree archeologiche e i complessi monumentali aperti al pubblico in Toscana”.
A sostenere la candidatura di Tommaso anche Curzio Maltese, giornalista e parlamentare europeo – Altra Europa con Tsipras – Gruppo Gue: “Tommaso è una delle persone migliori che io conosca da quando mi occupo di politica. Persona molto preparata, onesta e appassionata. Ce ne fossero di politici italiani come lui. In Italia abbiamo teoricamente un governo con un ministro, Franceschini, che dice che la cultura è il petrolio dopo di ché si fanno tagli dappertutto. Prima si diceva che con la cultura non si mangiava e si tagliava tutto ugualmente. Ora si dicono belle parole e poi, come oggi, ci troviamo davanti alla Biblioteca nazionale di Firenze che l’Europa ci invidia ma anche questo patrimonio rischia di chiudere”.
“È urgente superare la forte dialettica tra i grandi musei (Uffizi, Accademia, Torre di Pisa, Duomo di Siena, ecc.) assaltati dai turisti e pressoché inaccessibili alle cittadine e ai cittadini anche solo per motivi di sovraffollamento e i musei “minori” (scavi archeologici, edifici antichi, pievi di campagna), che costituiscono un inestimabile patrimonio storico-artistico. È perciò necessario stanziare fondi a sostegno di questi musei “minori” e diffusi sul territorio garantendo loro la possibilità di continuare a sviluppare proposte culturali – ha concluso Fattori – Insieme alle centinaia di biblioteche civiche, agli archivi, ai teatri di provincia, questo immenso patrimonio non solo rappresenta un presidio di cultura diffusa in tutta la Toscana, ma può anche divenire un baluardo contro l’impoverimento sociale ed economico delle comunità”.
I nostri Sì per la cultura in Toscana:
Sì alla formazione di cooperative di lavoratori della conoscenza (per esempio giovani storici dell’arte e archeologi) cui affidare musei e siti monumentali, in convenzione con le Soprintendenze e le università toscane.
Sì a modelli di parchi misti sul modello di quello della Val di Cornia, puntando all’autosostentamento economico.
Sì a progetti di formazione che rendano quotidiani i rapporti tra scuole, patrimonio, paesaggio.
Sì a finanziare progetti di start up giovanili che lavorino sul nesso conoscenza-cittadinanza.
Sì a rimettere le biblioteche al centro della vita dei centri storici, cofinanziando estensioni degli orari e aperture notturne.
Sì a finanziare eventi e mostre solo se si tengono in contesti da recuperare sul piano economico, sociale, culturale.
Sì ad aiutare la prosecuzione e la stabilizzazione di esperienza di gestione culturale ispirata al modello dei beni comuni: come, per esempio, quella Teatro Rossi di Pisa.
Sì al recupero di monumenti abbandonati, favorendone una gestione dal basso.
Sì a rinsaldare il nesso tra paesaggio e patrimonio storico e artistico investendo sul recupero di complessi storici legati alla produzione agricola, rimettendoli in grado di funzionare secondo un modello equo e sostenibile.