Il consigliere comunale del Partito Democratico Bruno Valentini ha presentato un’interrogazione al Consiglio comunale relativamente all’Associazione Centro Storico città di Siena.
Di seguito il testo integrale dell’interrogazione.
“Premesso che
- l’Associazione Centro Storico Città di Siena, fino a pochi giorni fa presieduta dall’attuale Assessore Comunale David Chiti, ha in corso ed ha ampiamente pubblicizzato un’attività di fornitura di servizi ai cittadini senesi, tramite uffici nei quartieri di San Miniato ed Isola d’Arbia ed in prospettiva a Taverne d’Arbia
- i suddetti servizi sono estremamente variegati: Caf, Equitalia, agenzia per il lavoro, formazione, sicurezza, assistenza per la locazione, smart card, stranieri, colf e badanti, agricoltura, credito, conciliazione civile e commerciale, attività sindacali, attività infermieristiche, ecc.
- secondo il Sito internet dell’Associazione alcuni servizi offerti sono a titolo gratuito (supporto a bisogni primari, ascolto residenti ed esercenti commerciali, superamento del disagio, inserimento sociale) e per altri è previsto un ticket, non meglio specificato
- l’Associazione si presenta come “soggetto di emanazione pubblica che ha ricevuto l’incarico ed il sostegno del Comune di Siena per intervenire sulle problematiche dei quartieri periferici”, fra l’altro nonostante che nel suo Statuto l’Associazione prevede di “operare solo nell’ambito del Centro Commerciale Naturale”, ovvero il Centro Storico
Tutto ciò premesso, si chiede al Sindaco
- se non ritenga improprio che l’Associazione Centro Storico (regolata dall’art. 36 del Codice Civile come “associazione non riconosciuta”) si definisca “società di emanazione pubblica”, inducendo nei cittadini e/o utenti un’informazione che potrebbe trarre in inganno
- se e con quali modalità il Comune ha fornito incarichi e sostegni economici, diretti ed indiretti, all’Associazione, come ad esempio la disponibilità di locali di proprietà comunale, specificando se ha messo in atto procedure di pubblicizzazione di tali opportunità “erga omnes”, così da poter valutare eventuali offerte migliorative da parte di altri soggetti
- se non ritiene anomalo che un Comune possa avvantaggiare un’associazione che pubblicizza l’offerta di una varietà di servizi così ampia e significativa, in evidente concorrenza con le attività svolte in questi settori da molti soggetti imprenditoriali
- se il Comune abbia verificato l’adeguatezza delle competenze e dei titoli necessari da parte degli addetti agli uffici aperti nei quartieri, così da poter garantire la giusta professionalità nell’erogazione di servizi così delicati, come (a titolo di esempio) il preteso sostegno alle situazioni di disagio
- se non ritenga opportuno che un’attività svolta “su incarico del Comune” (secondo quanto dichiarato dall’Associazione) non evidenzi ed espliciti i costi effettivi a carico degli utenti, descritti semplicisticamente come ticket”.