Marina Terragni, giornalista ed esponente di punta del femminismo radicale storico, l’On Stefano Fassina di Liberi e Uguali, Giusy D’Amico, presidente dell’associazione “Non si tocca la famiglia”, con la moderazione del giornalista del Foglio Giulio Meotti, hanno lanciato “con ferma pacatezza un vero e proprio grido di allarme per avvertire tutta la società che non si possono confondere le lotte per l’affermazione dei diritti con il sovvertimento del dato naturale e antropologico, con la rescissione del legame ancestrale tra madre e figlio, con la confusione e la fluidità di genere imposta attraverso il bavaglio e lo spauracchio della gogna sociale”, spiega l’Osservatorio di Bioetica di Siena che ha organizzato l’incontro.
“Perché di questo si è parlato – prosegue l’Osservatorio -: del fatto che sempre più persone (prevalentemente donne) stanno soffrendo attacchi pesantissimi e vedono la loro vita sconvolta solo per aver detto che si nasce maschi o femmine, che siamo tutti figli di un maschio e di una femmina e che non si può cancellare il sesso genetico con una autocertificazione; che l’abuso di farmaci ormonali e interventi chirurgici devastanti e irreversibili sul corpo di ragazzi e bambini deve cessare; che le famiglie devono vedersi garantito il diritto di verificare i contenuti extracurricolari proposti nelle scuole che spesso nascondono veri e propri programmi di indottrinamento. Un grido di allarme ma anche di dolore di fronte alla triste prospettiva di assistere a vite distrutte per sempre a causa della propaganda del cosiddetto “self-id” (ovvero l’autocertificazione del proprio genere).
Si è trattato di un incontro di altissimo spessore culturale in cui sono stati toccati concetti profondi, come ad esempio il ragionamento svolto dall’On. Fassina circa la mercificazione e la totale disponibilità del corpo come ultima frontiera del capitalismo. Una frontiera che paradossalmente stiamo oltrepassando in nome dei diritti ma che rischia di ridurci a meri consumatori, schiavi dei nostri stessi desideri. Un giudizio critico contro una ideologia, non contro le persone.
Nessun “discorso di odio” quindi, come in maniera sconcertante e banale diverse sigle della sinistra, del femminismo e della galassia LGBT senese, hanno definito l’incontro di ieri (vai all’articolo), ma l’esposizione civile su temi fondamentali per tutti, come si può facilmente appurare seguendo la registrazione dell’evento qui: https://youtu.be/JBJM8nxUUl8
Ringraziamo quindi i relatori, il pubblico e il Comune di Siena che, in maniera del tutto laica e democratica, ha concesso il patrocinio all’iniziativa, nonostante la presenza tra i relatori di figure lontane della matrice politica dell’Amministrazione. Un bell’esempio di apertura e di tolleranza.
Teniamo infine a precisare che nonostante gli attacchi immotivati subiti, l’Osservatorio di Bioetica e i relatori di ieri, restano aperti al dialogo e al confronto sui temi che abbiamo denunciato. A testimonianza di ciò Marina Terragni ha già preso contatti in tal senso con Giulia Mazzarelli, portavoce delle donne democratiche della provincia di Siena.”