L’autore, il critico d’arte e curatore Pietro Gaglianò, la descrive così: “La storia di questo testo e la ragione del suo destino si condensano in una condizione di scarsa autostima, di dubitante interrogarsi sul futuro (e il futuro di 12 anni fa è oggi), e probabilmente di trascurabile talento narrativo. Non so cosa sarebbe successo se il romanzo fosse mai stato pubblicato; forse si sarebbe trattato di una “serie convergente”, cioè la mia vita di oggi sarebbe del tutto uguale a quella che è, o forse avrei scritto meno di arte e più fiction, e questo avrebbe prodotto cambiamenti davvero consistenti. Rispetto alla pubblicazione in sé mi sembra importante dire quanto dodici anni fa non avessi davvero il coraggio, non mi piacessi abbastanza, non quanto ora. E nel lungo percorso verso questa friabile sicurezza (che nel frattempo mi ha permesso di pubblicare molte cose) ho incontrato qualcuno che si piaceva in modo totale, e a cui piacevo io, che diceva “Che vuoi? È la vita…”. Quando Serena mi ha chiesto un’idea per Caveau ho pensato che ci volesse un progetto amato e temuto, che meritava ora di avere un po’ di luce. Mi piace anche la coincidenza che questa piccola porzione di inedito appaia nello stesso anno in cui è uscito il mio libro (finora) più importante, Memento, una riflessione politica sul rapporto tra arte e potere. Anche il romanzo aveva a che fare con questo tema, in un modo all’epoca oscuro e molto più estetizzante (molto di più di quanto ammetterei di voler fare ora): la vicenda intreccia la ricerca di un giovane studioso dei martiri del tempo dell’imperatore Diocleziano con la scoperta incantata del senso della fine delle cose umane, del bisogno della memoria, della morte e delle idee. Il tutto risplende nella visione protratta del palazzo di Diocleziano a Spalato, dove si svolge gran parte della storia. Il sentimento dei protomartiri per il valore di un’idea, laicamente interpretato, e quello dell’imperatore per la comprensione della storia si connettono alla resistenza del protagonista alla facilità delle cose del tempo presente. Morire per delle idee, insomma. O morire con delle idee. Con un grande punto interrogativo. Il brano per Caveau, sulla cui versione originale ho apportato alcune correzioni a matita, è una specie di intermezzo nella vita quotidiana tra il protagonista e la donna che ama, senza capirla senza esserne capito”.
L’idea di Pietro Gaglianò è stata preceduta da quelle di Bianco-Valente, Pablo Echaurren, Alfredo Pirri e Marina Dacci. Tutte le opere del progetto daranno vita ad una mostra e saranno raccolte in un libro edito dalla casa editrice Gli Ori. Un quaderno di idee con sempre nuove pagine da scrivere nel quale sarà svelata anche la relazione che lega i dodici ospiti di Caveau.
Pietro Gaglianò è nato nel 1975 a Vibo Valentia, vive a Firenze. Laureato in architettura, critico d’arte e curatore, approfondisce l’analisi sulla linea delle libertà individuali, delle estetiche del potere, della capacità eversiva del pensiero critico e del lavoro artistico. I suoi principali campi di indagine sono i sistemi teorici della performance art; il contesto urbano, architettonico e sociale come scena delle esperienze artistiche contemporanee; l’applicazione delle arti alle questioni dell’emergenza geopolitica. Ha curato progetti speciali e mostre in Italia e all’estero. Da anni sperimenta formati ibridi dello spazio di verifica dell’arte, in cui esperienze di laboratorio e formazione si innestano sul modello tradizionale della mostra e del convegno collaborando con enti pubblici, gallerie d’arte e associazioni private, con una specifica attenzione per il circuito non profit. La ricerca sul rapporto tra estetica del potere e linguaggio è oggetto del volume “Memento. L’ossessione del visibile” (postmedia books 2016) e di due saggi, “The Invention of Memory”, pubblicato da Agence Borderline, Luxembourg 2014, e “La versione di Bruto”, Firenze University Press, 2014. È fondatore del progetto “The Wall (archives)” archivio/mostra in progress sul concetto geopolitico di muro. È responsabile e curatore del progetto “Nuova Didattica Popolare”, per GuilmiArtProject, programma di residenze e interventi nella sfera pubblica a Guilmi (Chieti). Da settembre 2015 è parte del board del Forum dell’Arte Contemporanea. È tra i promotori della residenza di artisti per artisti Madeinfilandia. Collabora, come curatore e formatore, con Associazione Centro Creazione Cultura, il Vivaio del Malcantone Firenze, Associazione Fosca Firenze, Archiviazioni. Da cinque anni cura “scripta – l’arte a parole”, ciclo di incontri sulla letteratura della critica d’arte, alla libreria Brac di Firenze. Collabora dal 2011 con l’Università degli Studi di Firenze – Facoltà di Lettere e Filosofia e le scuole d’arte internazionali Srisa – Santa Reparata International School of Art e SACI – Studio Art Center International. È coordinatore artistico per l’Italia dei progetti della rete internazionale Roots&Routes sulla formazione non formale tra arte e antidiscriminazione.
Caveau – Vicolo del Coltellinaio – 53100 Siena
www.c-aveau.it