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TOSCANA

Servizi per la prima infanzia, dalla Regione 10 milioni. Per più posti e rette più basse

16 Febbraio 20163 minuti di lettura
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La Regione ha deciso di stanziare circa 10 milioni – 9 milioni e 867 mila euro, per l’esattezza – che consentiranno ai Comuni di mantenere o aumentare i posti a disposizione nelle strutture da loro gestite e di abbassare le rette negli istituti privati (ma accreditati) dove nidi comunali o pubblici non ci sono o sono insufficienti, con liste di attesa più o meno lunghe.

“Si tratta di una decisione importante – ha raccontato il presidente della Toscana Enrico Rossi, parlando con i giornalisti durante il briefing dopo la giunta – una scelta che conferma l’attenzione della Toscana per i servizi all’infanzia”. Frequentare un nido non è, del resto, solo utile per la crescita e l’educazione dei bambini: aiuta anche a conciliare i tempi di vita e lavoro delle famiglie, soprattutto quando tanto il babbo quanto la mamma lavorano e non possono contare sull’appoggio di nonni in pensione che vivono vicino.

I dieci milioni sono stati prenotati sul fondo sociale europeo. Ma entro giugno le risorse saliranno a undici milioni e mezzo. La delibera con gli indirizzi, a cui seguirà nei prossimi mesi l’avviso vero e proprio rivolto alle amministrazioni comunali, è stata approvata dalla giunta regionale su proposta dall’assessore all’istruzione Cristina Grieco. Il sostegno sostituisce i progetti educativi zonali per l’infanzia e i buoni servizio per la frequenza di strutture accreditate private, che per l’anno scolastico in corso valgono complessivamente undici milioni e mezzo di euro.

Come funziona
Il meccanismo è semplice e dei contributi potranno beneficiare i Comuni, che se interessati dovranno rispondere all’avviso. Potranno utilizzare i fondi per le spese del personale o della gestione del servizio, in caso di appalto esterno. I contributi sono rivolti al consolidamento dell’offerta, ma anche anche suo ampliamento. Se un Comune non ha ha alcuna struttura gestita direttamente o indirettamente, potrà utilizzare le risorse per ‘acquistare posti-bambino” in nido o servizi per la prima infanzia, privati, accreditati. Questo consentirà di fatto di abbattere le rette: sarà l’amministrazione comunale a decidere come, per quali famiglie, per quanto e in base a quali parametri. L’unico paletto imposto dalla Regione è che lo sconto (o meglio il costo a carico dell’ente per ogni posto-bambino) non potrà superare i 400 euro al mese su rette che, mediamente, oscillano per un tempo pieno tra i 500 e i 600 euro in strutture private.

Bonus per comuni associati, isole e montagna
I comuni montani o di isole, con meno di cinquemila abitanti, riceveranno, indipendentemente dal numero di bambini fruitori, un bonus ulteriore di 10 mila euro. Altrettanti ne beneficeranno i Comuni che aderiscono ad una gestione associata. I due premi sono cumulabili.

Un po’ di numeri
I servizi educativi per l’infanzia sono 1005 in tutta la Toscana, 28.652 posti, e coprono il 34 per cento dell’utenza potenziale: praticamente un bambino su tre tra tutti quelli che vivono nella regione ed hanno l’età giusta per potersi iscrivere. L’obiettivo europeo era del 33 per cent, quindi è stato raggiunto e superato. Tra gli oltre mille servizi per l’infanzia, più della metà dei posti (15.992) sono in strutture pubbliche. Quattrocentodue sono le strutture private già accreditate, sulle cinquecentotrenta in totale. I nidi, pubblici e privati, sono 827.

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