“La Giunta che presento ha forti caratteri di innovazione. È più leggera di quelle precedenti, ma con maggiori responsabilità individuali. È quilibrata nelle sue componenti di genere, con personalità forti. Presenta un giusto mix tra professionalità della società civile ed esperienza poltica unita a buoni risultati amministrativi. Consente di risparmiare circa il 50% sulle spese per la struttura, scendendo a circa due milioni di euro”.
Con questa presentazione, il presidente della Regione, Enrico Rossi, ha concluso l’illustrazione del programma di governo in occasione della prima seduta del nuovo Consiglio regionale. Il lavoro, ha spiegato in Aula, sarà il centro dell’azione di governo della regione.
Due situazioni di crisi nel mondo del lavoro hanno fatto da sfondo alle riflessioni del presidente, “Quella delle aziende Smith e People Care, nelle quali i lavoratori hanno approvato l’accordo raggiunto con la loro lotta e l’impegno delle istituzioni collaborazione. Quella della Sol di Piombino, dove un cavillo burocratico non ha permesso il rinnovo della cassa integrazione ed i lavoratori hanno iniziato lo sciopero della fame.
Due casi fra loro diversi, ma che testimoniano la necessità di porre al centro del programma “l’attenzione per il lavoro”, perché “le trasformazioni del lavoro e la perdita del lavoro rappresentano una minaccia per la vita democratica”. Un grande piano di interventi per la produzione e la difesa del lavoro acquista, a suo parere, un significato ampio e generale di natura politica.
Gli anni che ci lasciamo alle spalle, infatti sono stati tra i più duri per la storia della nostra Regione. “La Toscana. come l’Italia, è stata colpita da una crisi profonda, ma non è stata piegata e per questo non siamo in ginocchio – ha affermato Rossi –. Siamo in piedi, abbiamo reagito, accettato nuove sfide, abbiamo avuto coraggio e dimostrato un’energia e un dinamismo unici nel panorama nazionale”.
In questo contesto, ha ricordato i dati dell’ultimo rapporto di Banca d’Italia, secondo il quale nella nostra regione sono tornati a crescere gli acquisti di beni durevoli da parte delle famiglie, il turismo interno e gli investimenti industriali (+10% circa). Sul fronte dell’occupazione, invece, il numero di occupati è rimasto stabile grazie al ricorso agli ammortizzatori sociali, attestandosi al 63,8%. È aumentata, sopra il 10%, la disoccupazione, perché è in aumento la partecipazione al mercato del lavoro, soprattutto da parte della componente femminile. Pessimo resta il dato della disoccupazione giovanile che si attesta al 25%. L’unica classe di età che ha contribuito positivamente alla crescita dell’occupazione è stata quella tra i 55 e i 64 anni. Anche la distribuzione dei redditi delle famiglie risulta meno diseguale che nel resto del paese. Le famiglie toscane che possono essere considerate povere sono il 4%, mentre il 18% è a rischio di esclusione sociale.
“Abbiamo davanti luci e ombre ed abbiamo il dovere di dire la verità, perché non avrebbe alcun senso costruire una narrazione ottimistica – ha commentato il presidente –. Quel che è importante sottolineare è che ciò che troppo frettolosamente alcuni davano per morto è stato invece capace di una straordinaria vitalità. La manifattura, che i nostri avversari politici amanti della ‘rendita improduttiva’ e favorevoli ad una Toscana che si offre a buon mercato agli interessi immobiliari e speculativi, è riuscita a competere nel mondo globalizzato”.
Il nostro export è, infatti, aumentato dal 2010 di oltre il 23%: i ‘carboni ardenti’ dei nostri distretti industriali si sono riaccesi e sono riusciti a tenere meglio che in altre regioni, grazie anche al pareggio nel cambio tra euro e dollaro e la riduzione dei costi dell’energia.
Secondo Rossi, senza investimenti il quadro economico è però destinato alla staticità. L’Italia ha, infatti, perso dal 2008 ad oggi 600 miliardi di investimenti e la Toscana 45. “Conosciamo gli impegni del governo per rinegoziare il nostro debito pubblico in cambio di riforme da troppo tempo rinviate – ha osservato il presidente – Siamo però molto lontani da quanto necessario per tornare ai livelli pre-crisi, per cui servirebbero 40 miliardi di investimenti ogni anno. Per la Toscana 3 miliardi annuali”.
In questo contesto assumono particolare rilievo gli interventi sui territori più deboli. “L’Italia ha il dovere di ripartire dal Mezzogiorno così come la Toscana dalla sua fascia costiera, da Massa a Livorno. Concentrando tutti gli sforzi possibili di creatività – ha sottolineato Enrico Rossi – Solo così potremmo spezzare l’’ssedio della sfiducia e tornare a essere una delle regioni più dinamiche al mondo”. Un impegno che, a suo parere, può essere condiviso con il Consiglio, dando vita ad una commissione specifica.
“Abbiamo il dovere di trovare parole nuove, oserei dire una grammatica per la crisi; una mappa mentale per orientare il futuro – ha aggiunto sintetizzando il suo pensiero – Lavoro certamente dovrà essere la parola in cima, ed accanto a essa solidarietà e investimenti”. “In più occasioni ho parlato di necessità di uno ‘sviluppo squilibrato’ – ha aggiunto – “un concetto di matrice “marginalista” che ci consente però di individuare i punti vivi del nostro sistema e di alimentarli per alimentarlo nel suo insieme”.
Rossi ha infine sottolineato la necessità di “cambiare l’Europa”, nel senso della proposta presentata dall’Italia per il completamento ed il rafforzamento dell’Unione economica e monetaria, grazie alla cooperazione finanziaria, ad una politica fiscale unica ed un fondo comune per la lotta alla disoccupazione.
Il presidente della Giunta si è infine dichiarato pienamente d’accordo con la proposta del presidente del Consiglio Eugenio Giani sulla fascia di rappresentanza per ogni consigliere, con il tricolore ed il Pegaso, simbolo della Regione uscita dalla resistenza.