“Mi capita spesso che mi chiedano in che cosa consiste la poesia – afferma il poeta e latiista Alessandro Fo -. Secondo me la poesia è la capacità di cogliere, anche nella pagina scritta, un segreto delle cose con un punto di vista diverso da quello normale. saperle mettere in posa scoprendone un segreto, e questo è esattamente ciò che mi sembra avvenire nelle fotografie, se le vogliamo chiamare così, nelle opere d’arte che Sasson a partire dalla fotografia costruisce.
È impossibile secondo me fermarsi davanti a un quadro di Sasson senza provare una sorta di attonito stupore per quello che queste foto vengono a rivelare, è come se le cose avessero una loro vita segreta che Sasson sa rivelare frugandole con la luce, le costringe ad esprimere il loro più intimo essere trapassandole con la luce e facendo loro proiettare quello che loro vogliono o vorrebbero segretamente esprimere penso per esempio a certe immagini di scolapasta, di bottiglie nella serie “Lesioni permanenti”, di bombole che non sono la bombola del gas a cui noi siamo abituati, ma sono una presenza ritratta in se stessa che quasi si presenta schiva nei riguardi della realtà e vuole esprimere questo suo senso di ripulsa, ecco riuscire a dare vita a uno scolapasta con delle virature meravigliose di natura chimica o alle trasparenze di una bottiglia o a una bombola, cosa c’è di più inerte di una bombola del gas, è secondo me un segreto importante di un artista.
Talvolta Sasson riesce addirittura a farci intravedere quello che può essere il punto di vista che hanno le cose sul mondo, penso per esempio ad una immagine notissima la Nike che sta nell’ingresso del Louvre che tutti noi conosciamo, Sasson ne ha offerto una particolare inquadratura che comprende un lucernario posto sopra la sua testa che fa quasi ipotizzare che la Nike in realtà sia li da sempre con le ali spiegate nel tentativo di scappare dal lucernario.
Ora queste gamme di associazioni che sono ovviamente libere e consegnate alla sensibilità del lettore delle immagini è importante però che possano essere attivate dalla genialità dello scatto, genialità cui poi si associano le altre competenze altrettanto geniali di Sasson nel trattamento dell’immagine scattata, Questa gente che va di fretta e che pertanto denuncia nel muoversi una scia di pensieri di atteggiamenti di attenzioni, le stesse cose che sono viste di fretta, in immagini intenzionalmente mosse.
Talvolta Sasson tratta le immagini con una certa algida freddezza penso al caso della serie Pierrot, dove c’è questo pupazzo molto freddo e meccanico in un azzurro di fondo, ma c’è anche la presenza di un corpo femminile nudo che conserva in quel clima di freddo tutto il suo calore la sua sensualità. Un’altra dimensione importante nella fotografia di Sasson è proprio la sensualità la capacità comunque sempre di stimolare i sensi specialmente i sensi deputati all’eros e accenderli con punti di vista nuovi.
Talvolta sono le stesse persone che nella posa nell’inquadratura rivelano un loro segreto, penso per esempio ad un bellissimo ritratto fotografico di una persona “Bruno”, semplicemente ritratto di Bruno, che obbedisce esattamente a quest’intento: fa scaturire alla luce, dall’ombra in cui è nascosto il personaggio di Bruno esattamente con la stessa magistrale sensibilità che Sasson pone nello studio delle cose.
L’arte di Daniele Sasson secondo me non è solo un capitolo di storia della fotografia ma anche un capitolo di storia della poesia perché l’atteggiamento di Sasson di fronte ai suoi soggetti è quello del poeta cioè quello di colui che riesce a farne scaturire l’essenza segreta mettendola in posa in un fotogramma che diventa profondamente significativo. Penso soprattutto a quello che Sasson riesce a fare con la vita degli oggetti umili: scolapasta, le bombole del gas, le bottiglie che stanno allineate su una mensola. Frugandole con la luce riesce a far si che vengano a generare i loro segreti vengono a parlare vengono ad esprimersi come se per tanto tempo inerti avessero finalmente trovato la chiave per dare la loro opinione sulla realtà.
E questo punto di vista delle cose sul mondo si trova anche in inquadrature che noi immagineremo più consuete la classica foto della Nike di Samotracia nell’atrio del Louvre, guardiamola con gli occhi di Sasson: vista dal basso con sopra un lucernario dal quale forse da secoli vorrebbe scappare mettendo a frutto le sue famose ali.
Un’altra dimensione importante delle fotografie o delle opere d’arte che partono dalla fotografia di Sasson è la dimensione della sensualità, i suoi corpi di donna spesso occultati in un’inquadratura un po’ mossa come per delineare un drappeggio di pudore, attorno a queste forme sempre sensuali, si carpiscono costantemente come degli stimoli ineludibili, sia che siano rappresentati di per sè, sia che siano rappresentati nel contesto di una impaginazione fredda, algida come nella serie del Pierrot in cui stanno accanto ad un burattino in un ambiente glacialmente azzurro.
Sono molte le inclinazioni di Sasson; un’altra bellissima serie è quella che è stata intitolata “Il mito della caverna”, qui le ombre che si proiettano sul muro non sono le ombre inerti di oggetti che hanno alle spalle un fuoco, sono le idee stesse delle cose. Per una volta vediamo il mito di Platone ritrasfigurato nella sua sostanza poetica, Platone era un grande poeta anche lui (poeta del pensiero) ritrasfigurato per immagini come se esistesse una fotografia metafisica che Sasson abbia avuto il grande merito di averla scoperta”
La mostra di Daniele Sasson sarà visitabile fino al 18 luglio 2015.