La sezione di Polizia stradale di Rimini ha stretto il cerchio attorno a un giro di patenti valide, in cambio di patenti false, che venivano ottenute con un meccanismo molto semplice: sfruttando il “tallone d’Achille” del sistema informatico della Motorizzazione civile. In sostanza, dato che la banca dati europea delle patenti non è ancora a regime, dodici persone di nazionalità bulgara (per il momento quelle accertate) utilizzavano false patenti del loro paese di origine e, attraverso il sistema del riconoscimento, si facevano rilasciare il tagliando italiano da apporre sul loro documento. L’operazione è possibile perché in virtù di accordi tra Stati europei, non serve la conversione ma semplicemente il “riconoscimento” del documento di guida da poter utilizzare in territorio straniero. Per completare il tutto, una volta ottenuto il tagliandino dalla Motorizzazione, i bulgari denunciavano lo smarrimento della patente per poi ottenerne una autentica italiana.
Gli autori del macchinoso raggiro al momento indagati sono dodici, tra i quali tre donne, mentre le patenti sequestrate sono 24, tra Rimini, Cesena, Forlì, Ravenna e Siena. L’operazione è stata ribattezzata proprio ‘Bulgaria’. La polizia sta inoltre effettuando dei controlli su due agenzie di pratiche auto riminesi alle quali i bulgari si rivolgevano dopo la denuncia di smarrimento delle loro patenti. I documenti di guida che riuscivano a ottenere erano soprattutto quelle per condurre mezzi pesanti e pullman per il trasporto persone. Dagli accertamenti della Stradale è emerso che spesso, una volta in possesso delle patenti italiane, i bulgari tornavano nel loro Paese dove si facevano rilasciare il Cqc (Certificato di qualificazione del conducente) valido in tutti i paesi membri dell’Unione europea.
Le indagini sono ancora in corso per risalire alla “mente” (forse anche più persone) che ha architettato il sistema. Gli autisti, che acquistavano le patenti per poter lavorare, spendevano dai 500-600 euro per le patenti B ai 1.000-1.500 euro per
le patenti dei mezzi pesanti. Due avevano trovato lavoro in aziende del territorio come conducenti di camion senza aver mai conseguito la patente necessaria. L’indagine è iniziata attraverso un normale controllo incrociato con la Motorizzazione: a insospettire gli agenti sono state le numerose denunce di smarrimento di patenti bulgare.