Lo ha stabilito il giudice del tribunale di Siena che in primo grado ha condannato la banca alla riassunzione di circa 250 dipendenti della provincia di Siena che avevano presentato ricorso.
Per il giudice la procedura di cessione di ramo d’azienda è da considerarsi nulla. Il tribunale ha accertato “l’invalidità (nullità) ed inefficacia del trasferimento di azienda oggetto di controversia – scrive il giudice Delio Cammarosano – tra la cedente Banca Monte dei Paschi di Siena e la cessionaria Fruendo del 30 dicembre 2013, ed accerta la conseguente permanente sussistenza di un rapporto di lavoro subordinato tra la/e parte/i ricorrente/i dal 1/7/2014″.
La cessione dei servizi di back office da Banca Mps a Fruendo (la jont venture creata da Bassilichi e Accenture) non può essere considerata cessione di un ramo di azienda perchè la parte trasferita era “una entità creata ad hoc in vista ed in occasione del trasferimento”. L’operazione “è una mera esternalizzazione di servizi che richiede il consenso dei lavoratori”.
I dipendenti passati dalla Banca a Fruendo, grazie anche a un accordo con i sindacati nell’ambito della ristrutturazione di Banca Mps, erano stati 1067 nelle sedi di Siena, Firenze, Padova, Mantova, Roma, Lecce e Abbiategrasso (Milano). Secondo quanto si apprende anche altri dipendenti, residenti nelle altre province, avrebbero fatto ricorso contro il passaggio a Fruendo presso i tribunali delle loro città. Il giudice del tribunale senese ha poi condannato Mps e Fruendo, “in solido tra loro”, al pagamento delle spese processuali. La Fruendo è partecipata da Bassilichi (operatore del business process outsourcing) e Accenture (azienda di consulenza direzionale, servizi tecnologici e outsourcing).