Localismo che nasce dall’attaccamento al paesaggio in cui si è nati e che genitori e nonni hanno contribuito a costruire e plasmare, e universalismo perché l’icona toscana è archetipo stesso dell’umanesimo. Per questo un Piano paesaggistico come quello toscano era prevedibile che suscitasse quell’eccesso di reazioni che si sono verificate. Il piano è uno strumento che vuole regolare il rapporto tra uomo e natura in Toscana, così come si è sviluppato nei decenni, mirando a tutelare la bellezza di questa costruzione dentro le trasformazioni necessarie per la vita economica e sociale dei suoi abitanti. Il paesaggio è l’ambito dentro cui lavoriamo e produciamo bellezza. Il piano paesaggistico detta le regole per tutelare la bellezza legata al lavoro e alla produzione, nella consapevolezza che senza il lavoro anche il paesaggio viene meno.
“Il piano del paesaggio rappresenta l’atto centrale della legislatura che ci stiamo lasciando alle spalle, un atto che avrà ricadute di grandissimo significato sul futuro che intendiamo costruire per la Toscana”. Con queste parole il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi ha salutato l'”accordo di copianificazione” firmato oggi assieme al ministro Dario Franceschini, passaggio conclusivo del lungo iter del piano, primo in Italia assieme a quello adottato dalla Puglia.
“Arginare, questa è la parola chiave che nelle scorse settimane abbiamo impiegato per illustrare lo spirito di questo piano – ha sottolineato Rossi – Arginare, ovvero porre un argine al consumo di territorio. Con questo piano non blocchiamo tutto, ma facciamo una scelta di equilibrio tra tutela e attività umana, nella consapevolezza che è proprio nel rispetto del suo paesaggio, unico al mondo, che la Toscana potrà costruire nuove importanti opportunità di sviluppo”.
Non a caso la firma del piano è avvenuta alla stazione di Siena e ha preceduto la partenza del “treno storico” diretto in Valdorcia, nell’ambito dell’iniziativa “Viaggio nel tempo” promossa dalla Fondazione Fs e dallo stesso ministero.
“Un’iniziativa – ha sottolineato il presidente della Regione Toscana – che manifesta le enormi potenzialità del turismo slow in una regione come la nostra. Insomma, tutelando bellezza e identità, salvaguardando un paesaggio che è ancora quello rappresentato da pittori come Duccio di Buoninsegna, in realtà noi poniamo le condizioni per un nuovo modello di sviluppo competitivo”.
A questo proposito Rossi ha ricordato anche i dati relativi alla via Francigena: l’investimento per la sistemazione del tratto toscano ha portato già nel primo anno a un raddoppio di coloro che hanno scelto questo itinerario, con una fortissima presenza di viaggiatori stranieri.
“Una scommessa che possiamo certamente fare anche sulle cosiddette linee deboli ferroviarie, su cui si può investire in un’ottica di promozione di un turismo rispettoso e attento alla nostra identità – ha concluso il presidente della regione – Propongo a Ferrovie e ministero di lavorare insieme su questo terreno, puntando sul rilancio di quelle linee, magari attraverso bandi per operatori privati, non senza il supporto pubblico”.
Agricoltura
Con il Piano incentiviamo lo sviluppo dell’agricoltura, rendendo recuperabili più di 200.000 ettari che un tempo erano agricoli e che sono stati negli anni abbandonati e infestati dal bosco che avanza. Per recuperare questi terreni è basterà fare domanda al Comune, allegando foto o descrizioni catastali per ripristinare le colture originarie.
Dopo discussioni, polemiche, modifiche al testo questo è il compito che viene riconosciuto al paesaggio rispetto all’agricoltura: “favorire nelle trasformazioni legate alle esigenze economiche e sociali dell’attività agricola il mantenimento degli assetti agrari tradizionali”. Vogliamo un’agricoltura competitiva. Il seminativo arborato della mezzadria non c’è più, è andato perso. Le colline dolci, i terrazzamenti ben fatti si sono trasformati con la fatica delle persone. In molte schede di ambito è stato dunque filtrato questo messaggio di mantenimento o meglio ricostruzione della maglia agraria tradizionale, dei corridoi verdi, delle reti ecologiche. Bellezza, della varietà, della diversità. Il rischio se no è quello dell’omologazione, di avere paesaggi simili alla Langhe piemontesi o alle colline del Veneto.
Cave
Le cave hanno plasmato e completato il paesaggio apuano, conferendogli unicità. Questo viene pienamente riconosciuto, ma oggi sarebbe miope non vedere che nuove tecnologie e nuove esigenze di mercato hanno un impatto amplificato, che, se non regolato, rischia di intaccare una identità millenaria.
Vip, “Valutazione di impatto paesaggistico” che riguarderà le varianti cosiddette sostanziali: nuove cave e nuovi fronti di cava. Le varianti sostanziali saranno sottoposte alla valutazione della Commissione paesaggistica regionale (che avrà a disposizione 60 giorni di tempo per rispondere).
Pab, “Piani attuativi di bacino”, è la seconda novità. Dovranno essere presentati dai privati oppure dai Comuni, per regolare i rapporti tra cave e la frammentazione delle attività di estrazione.
Vip e Pab riguardano tutte le cave del territorio regionale.
Sopra i 1.200 metri non è possibile aprire nuove cave. Andando così verso l’esaurimento delle concessioni.
Il 90% della cave toscane si trova nel territorio apuano, di cui vogliamo tutelare lo skyline, il 95% delle cave sta sotto i 1.200 metri di altezza.
Sopra i 1.200 metri sono 18 le cave attive e altrettante sono le cave dismesse. Quelle attive potranno essere coltivate fino a esaurimento dell’autorizzazione presentando però un progetto di “Piano di recupero paesaggistico” da attuare entro 6 anni. Viene data la possibilità di riparare le ferite inferte alle vette e ai crinali. In pratica le vette non potranno più essere scapitozzate.
Unica eccezione al di sopra del 1.200 metri sono le cave riconosciute come essenziali per la vita di comunità locali, come Minucciano e Levigliani.
Grande attenzione al lavoro, che è leggibile anche nella nuova legge sulle cave. Peraltro entro due anni dovrà essere lavorato sul posto il 50% del marmo estratto, producendo nuova occupazione. I lavoratori non hanno niente da temere, l’occupazione potrà aumentare e il marmo estratto avrà più valore.
Costa e litorali
Tutela massima. Sugli arenili, sulla sabbia e su dune fisse e mobili si potranno installare solo strutture mobili, purché con attenzione agli elementi cromatici materiali e altezze tipiche della costa.
Prolungamento da 90 a 180 la permanenza delle strutture rimovibili, in modo da adeguarci alla richiesta di prolungamento della stagione estiva.
Al di fuori delle sabbie e dune, dove c’è l’esistente, sono consentiti interventi di ristrutturazione, riqualificazioni e cambi di destinazione di uso come previsti dagli strumenti urbanistici vigenti, con ampliamenti fino al 10% se finalizzati al miglioramento dell’offerta turistica.
In generale
Il Piano ribadisce i concetti della legge 65 sul consumo di suolo e della legge 21 che vieta l’edificazione in tutte le aree a rischio idraulico. La parola chiava è “arginare” il consumo di suolo, tracciare un margine intorno all’abitato e a ciò che è abitato e segnare, come dice la 65, il perimetro intorno all’urbanizzato.
Da qui discendono consigli, indirizzi, orientamenti e direttive: termine quest’ultimo che riprendiamo dalla terminologia dell’Unione europea per fissare un obiettivo e indicare i percorsi raggiungerlo.
Vogliamo proteggere il territorio dalle aggressioni speculative in una terra ambita e che fa gola a troppi. Con questo piano vogliamo costruire un tetto sul paesaggio toscano che lasci filtrare luce e acqua ma fermi le aggressioni speculative compreso l’attività illegali e criminali.
Il nostro obiettivo è la qualità.
Chiediamo di evitare urbanizzazioni diffuse e conurbazioni senza soluzioni di continuità lungo le strade. Chiediamo anche di tutelare la morfologia dei luoghi, la vista dei centri storici e di non costruire sui crinali.
Nel piano abbiamo inserito questa frase: “Assicurare che eventuali nuove espansioni e nuovi carichi insediativi siano coerenti con tipologie edilizie, colori e altezze e opportunamente inseriti nel contesto paesaggistico senza alterarne la qualità morfologica e percettiva”.
Non vogliamo mummificare la Toscana, ma vogliamo tutelarne la bellezza dentro le trasformazioni. In questo senso non c’è l’uomo da una parte e la natura dall’altra.
L’approvazione di questo piano è una vittoria della politica, che afferma l’interesse generale su quelli particolari e persegue l’equilibrio tra tutela e sviluppo. Non dimentichiamoci che la Toscana è conosciuta e amata in tutto il mondo e ha bisogno della massima cura. Il 20 marzo il governo Obama, dopo 4 anni di lavoro, ha emanato un regolamento sul fracking non per vietarlo ma per arginarne gli effetti distruttivi, rispetto alla tutela del territorio e dell’ambiente, anche gli Usa sono disposti a rivedere il principio dell’indipendenza energetica.