Siamo giunti all’ottava puntata del nostro speciale sulle contrade e questa settimana andremo a scoprire la Contrada della Lupa, guidati dal priore di Vallerozzi Andrea Viviani.
STRUTTURA – Il viaggio comincia davanti all’oratorio della Lupa. Da una porta di fianco alla chiesa entriamo in un corridoio che ci porta alla stanza del seggio e qui comincia la nostra chiacchierata: “Il seggio della Lupa – ci racconta Viviani – è composto da 11 persone, il priore, 2 vicari, 2 cancellieri, 2 cassieri, 2 economi e 2 bilancieri, a cui vanno aggiunti il capitano e il presidente della società Romolo e Remo. Il seggio ha una funzione operativa, mentre la deputazione di seggio, è l’organo consultivo, formato da circa 30 persone. Ci sono poi le varie commissioni, finanze, protettorato, piccoli ecc. Tutte le cariche sono elettive e dopo la modifica dello statuto del 1979, restano in vigore 3 anni. Il mandato del capitano, invece, dura 2 anni e per i rinnovi vengono nominate 2 commissioni distinte. Quella per il rinnovo del seggio, infatti, è stata nominata da poco ed è nel pieno del suo lavoro. Personalmente sono al secondo mandato consecutivo, ma in totale è il terzo perché ho già ricoperto la carica di priore dal 1998 al 2000”.
IL POPOLO – La Lupa è una contrada a cui manca la vittoria da oltre 20 anni, ma non per questo parliamo di un popolo abbattuto e poco partecipe alla vita di contrada: “Definirei il popolo della nostra contrada appassionato e entusiasta – commenta il priore – nonostante abbia motivo per non esserlo. Contiamo circa 1700/1800 protettori e negli ultimi anni siamo cresciuti molto come numero ed è aumentata anche la partecipazione, un fatto significativo vista l’astinenza dalla vittoria. Abbiamo le commissioni piccoli e novizi che fanno un grande lavoro e accompagnano i nostri ragazzi fino all’età di 18 anni, quando possono iniziare a votare in assemblea. La crescita riguarda soprattutto i giovani e questo è un elemento importante, che fa piacere, ma che può dare anche delle preoccupazioni perché i giovani vanno guidati e va insegnato loro il modo di comportarsi secondo i valori della contrada. La partecipazione alla vita di contrada è buona, vengono spesso organizzate varie manifestazioni, sia per i giovani che per i meno giovani. C’è anche un aspetto operativo molto importante perché abbiamo uno splendido gruppo economale che lavora e coinvolge tutti, creando di volta in volta cose nuove. Per esempio facciamo i tamburi da soli, abbiamo le sarte e le bandieraie che creano, ricamano e pensano alla manutenzione delle monture, un archivio molto fornito ed una commissione molto attiva che pensa al giornalino”. Un popolo attivo, che vive da vicino anche la difficile rivalità con l’Istrice, visti i numeri dell’avversaria: “Viviamo la rivalità come deve essere vissuta – dice Viviani – ovvero solo ed esclusivamente sul campo, cercando di fare il meglio per la Lupa e sperando che non sia altrettanto per la nostra avversaria. Questo è importantissimo, perché al di fuori da Piazza, la rivalità non ci deve essere e insieme all’Istrice, ultimamente abbiamo condiviso un percorso per riuscire a mettere entrambi dei paletti”.
MUSEO E ORATORIO – Finita la prima parte della chiacchierata ci spostiamo nella sala adiacente, dove troviamo il giubbetto del palio del 1952, le monture del giro e di piazza, sia le attuali che quelle più vecchie e tutti i tamburi. E’ proprio qui che fino agli anni 70 si vestiva la comparsa. Proseguiamo poi all’interno dell’oratorio, che può essere definito come il primo punto del viaggio all’interno dei locali della contrada, che ci porterà a risalire fino alla società nuova: “Il nostro oratorio – prosegue Viviani – ha festeggiato il quinto centenario proprio quest’anno, visto che risale al 1512 e abbiamo fatto una cerimonia e una pubblicazione per celebrare l’avvenimento. Si tratta di una delle poche chiese di contrada in cui viene celebrata la Messa domenicale. La benedizione del cavallo la effettuiamo all’interno, anche se cominciamo a starci un po’ stetti, per la precisione in un altare laterale dove troviamo la tavola del Pollai raffigurante la Madonna, sistemata al posto dell’icona precedente che è stata trafugata circa 40 anni fa. In chiesa possiamo ammirare anche le bandiere rifatte sui bozzetti dell’800 e del 900 e molti affreschi e tele restaurate di recente grazie ai contributi ricevuti dalla Banca Monte dei Paschi negli ultimi 15 anni. Dall’oratorio ci spostiamo nella adiacente sacrestia, una cappella del 600 dove troviamo opere di Rutilio Manetti. C’è tutto il ciclo degli affreschi di San Rocco, tra i quali il funerale, ambientato in Piemonte, ma dove possiamo notare sullo sfondo la chiesa di San Martino, a pochi metri da Piazza del Campo. E’ proprio in questa sala in cui si cambia la comparsa e si svolgono le assemblee, anche se per quelle più affollate qualche volta dobbiamo spostarci nei locali della società”. Da una scala interna scendiamo poi nella cripta della chiesa, ovvero la sala delle vittorie, recuperata negli anni 60 grazie all’architetto Barsacchi. Scendendo troviamo la colonna originaria situata davanti alla chiesa della contrada e il palio del 1867, corso alla presenza di Garibaldi e sul quale esiste un aneddoto riguardante il fantino vittorioso Bachicche che, come si usava fare a quel tempo, il giorno dopo andò a chiedere la questua proprio a Garibaldi che invece di dargli dei soldi, gli consegnò una sua foto autografata: “Qui prima c’era la casa del custode – prosegue il priore Andrea Viviani – successivamente demolita e in cui sono stati fatti dei lavori di conservazione circa 25 anni fa. Da qui passiamo alla “sala Beneforti” dove sono conservati tutti i palii vinti da lui. Troviamo anche il leone dal quale usciva l’acqua all’interno di Fontenova. Passiamo poi alla sala dove troviamo le monture dei vecchi duci e tutti i masgalani vinti dalla Lupa (ben 8 ndr). Da una porta laterale si arriva alla segreteria e all’archivio, mentre continuando il percorso, tutto collegato, arriviamo nelle stanze della vecchia società, dove si trovava il “Club 72” e dove adesso trova posto l’economato. Proseguendo arriviamo al tunnel che ci porta fino all’attuale società, realizzato grazie al progetto di Barsacchi e dell’interior design Mario Catoni. Dal tunnel arriviamo nel salone dove spesso effettuiamo le cene e le feste per i più giovani e risalendo arriviamo nel piazzale davanti al bar della nuova società”.
TERRITORIO – Terminato il viaggio all’interno dei locali della contrada, usciamo dal piazzale antistante la nuova società, dove a lato troviamo le cucine e davanti a noi un arco, recuperato da poco, che si apre sullo spazio verde collegato con Fontenova: “Questo è il nostro baricentro della quotidianità – racconta Viviani – mentre prima possiamo dire che era Vallerozzi. Il piazzale della società è molto grande ed anche il pratino delle fonti è spesso utilizzato. Si tratta di uno spazio chiuso e per questo più sicuro, utile e piacevole, dove molti bambini vengono a giocare e devo dire che ce ne sono molti più di prima. L’acquisizione dei locali ci ha fatto fare un bel salto di qualità, la società resta aperta anche tutti i pomeriggi grazie agli sforzi del consiglio e proprio per questo motivo la frequenza è aumentata. Tutti hanno piacere a venire nella Lupa, dai ragazzi, fino ai più anziani. Oltre alla società utilizziamo molto anche lo spazio davanti alle fonti, da alcuni anni liberato dalle macchine. Li si allenano gli alfieri e i tamburini, effettuiamo la cena della prova generale e tutte le cene e le manifestazioni della festa titolare. Inoltre, un luogo a noi caro è il tabernacolo, che si trova accanto alla chiesa. E’ stato inaugurato nel 2010, realizzato da Olla e offerto dalla famiglia di un lupaiolo defunto una decina di anni fa, Federico Nannini”. Il nostro viaggio prosegue poi davanti alla fontanina, realizzata nel 1962 da Montagnani e si conclude in Via Vallerozzi, da dove eravamo partiti, accanto alla chiesa, dove un cancello ci separa dalla stalla della contrada e dove di fronte a noi troviamo l’abitazione della custode e una palazzina di proprietà della Lupa con 3 appartamenti affittati a lupaioli tramite uno specifico bando.
Nell’appuntamento della prossima settimana, prima di fermarci per le festività natalizie, andremo a scoprire la Contrada del Drago, insieme al priore di Camporegio Laura Bonelli.
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Immagini © Giuseppe Pirastru
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