IL QUADRO
– I mercati hanno passato indenni la super week, con una Fed che percorre velocemente il sentiero della restrizione monetaria e una BCE molto più cauta
– In una settimana apparentemente più tranquilla, spiccano il percorso della legislazione sulla Brexit in parlamento, il tradizionale meeting dei banchieri centrali a Sintra e il meeting dell’OPEC
Quella che alcuni hanno definito la super week, una settimana affollata di eventi rilevanti per i mercati finanziari, si è conclusa senza particolari danni, con rialzi moderati per i maggiori indici azionari, ad eccezione degli emergenti (-1,9% in settimana, -3,9% da inizio anno), e ribassi per i rendimenti obbligazionari. Mentre il meeting della Fed ha prodotto un risultato leggermente più aggressivo delle aspettative, consegnando il rialzo dei tassi atteso e anticipando due ulteriori rialzi nel 2018 e tre 3 rialzi nel 2019, la sorpresa è arrivata dalla BCE, con una mossa che costituisce una innovazione materiale nell’impianto di politica monetaria e suggerisce una normalizzazione della politica monetaria più graduale di quanto il mercato anticipasse.
Degni di nota i movimenti nello spazio valute, con l’euro estremamente debole (-1,9% giovedì, il declino più marcato dal referendum sulla Brexit) e il complesso delle valute emergenti che continua a soffrire. Il focus in settimana è stato sul peso argentino (-5,7% vs. USD nella settimana), dopo le dimissioni del governatore della banca centrale.
Per quanto riguarda l’Italia, la settimana, che si è aperta con il più grosso rialzo per l’indice delle banche degli ultimi 13 mesi, ha visto un deciso rimbalzo del FTSEMIB (3,9% vs. 1,4% per lo euro stoxx). Degno di nota il fatto che l’indice obbligazionario governativo italiano (+3,5% in settimana) ha messo a segno un rimbalzo simile a quello del FTSEMIB, grazie al calo di circa 50 pb del rendimento del Btp decennale e di addirittura 100 pb del rendimento a due anni. Lo spread è ritornato in area 220 pb, sulla parte bassa del range recente, definito dai massimi (290 pb) del 29 maggio e i minimi (212 pb) del 4 giugno.
Ad una settimana affollata di eventi, ne segue una relativamente povera. In calendario gli indici PMI in area euro e il meeting della Bank of England, per il quale un nulla di fatto è atteso. Sempre nel Regno Unito, il passaggio parlamentare della legge che governa il meccanismo della Brexit potrebbe riservare qualche sorpresa a causa del forte dissenso esistente anche all’interno del partito conservatore. La tradizionale conferenza dei banchieri centrali organizzata dalla BCE a Sintra attrarrà una buona dose di attenzione. La settimana si chiude venerdì con il meeting dell’OPEC a Vienna, dove potrebbe essere deciso un aumento della produzione.
BCE: UNA INNOVAZIONE MATERIALE CHE CONDUCE A UNA NORMALIZZAZIONE GRADUALE
Come adombrato la settimana scorsa, la probabilità che la BCE utilizzasse il meeting di giugno per apportare modifiche al programma di acquisto di titoli (APP) era abbastanza elevata. In sintesi: L’APP continuerà sino a dicembre con acquisti di 15 mld/mese nell’ultimo trimestre dell’anno; la BCE però non si è bruciata i ponti alle spalle dal momento che questo è condizionato ad un flusso di dati macro che confermi lo scenario di medio termine sull’inflazione.
La BCE è però andata oltre, modificando le linee guida sui tassi, che la banca centrale si attende rimanere invariati almeno sino all’estate del prossimo anno. Questa modifica è significativa dal momento che rimpiazza la formula precedente (tassi invariati ben oltre la fine degli acquisti di titoli), innovandola sotto due aspetti: (a) rimuovendo il legame con l’APP e (b) introducendo per la prima volta una guida temporale incondizionata. La conseguenza prevedibile è quella di ibernare la struttura dei tassi a breve per i prossimi 12-15 mesi (l’esatto timing dipende da come uno definisce esattamente l’espressione “through the summer”) al livello attuale. Il risultato immediato è stato il calo della probabilità associata ad un rialzo dei tassi a giugno 2019 da circa il 75% al 30% e un forte rally dei bonds.
E’ evidente che dopo questo innovazione, l’asticella per anticipare il primo rialzo dei tassi è piuttosto alta, introducendo un elemento di forte asimmetricità nella politica della BCE. E’ altrettanto chiaro che le previsioni macro riviste in occasione di questo meeting descrivono un’economia dell’area euro che non richiede urgenti interventi di restrizione monetaria. Il Pil 2018 è stato rivisto al ribasso (dal 2,4% al 2,1%) e l’inflazione core rimane al 1,1%, ben sotto il target, nonostante una revisione al rialzo dell’inflazione generale (1,7% verso il 1,4% previsto a marzo).