destinata prevalentemente alla clientela retail, nell’ambito dell’operazione di rafforzamento patrimoniale di Mps. L’operazione di mercato del Monte appare ormai giunta al capolinea: secondo fonti a conoscenza del dossier non ci sono anchor investors disponibili.
Nella giornata di ieri, a quanto risultava da fonti finanziarie, le adesioni avevano toccato i 300-350 milioni, portando così a 500 milioni di euro il totale raccolto dall’avvio dell’operazione. Le attese erano per un quota aggiuntiva di circa 300 milioni. Nel complesso, dunque, dalla conversione dei bond subordinati in mano pubblico retail la banca potrebbe ottenere circa 800 milioni-un miliardo: la cifra, insieme al miliardo già raccolto presso gli istituzionali, porterebbe a 1,8 miliardi, massimo 2 miliardi, la fetta di aumento al sicuro.
Il dato del liability management excercise è in linea con le attese della banca, che avevano messo in conto una conversione di circa il 40% sui 4,5 miliardi a disposizione nell’ambito della conversione. Ma non è sufficiente a far sì che l’aumento con capitali privati proceda sulle proprie gambe. L’uscita di scena del fondo del Qatar, a valle del risultato referendario e delle conseguenti dimissioni del premier, ha fatto venire meno l’investitore pivot che avrebbe dovuto mettere sul piatto fino a un miliardo. E senza Doha, anche altri investitori di peso – come Paulson o Soros – hanno gettato la spugna. Ieri fonti finanziarie vicine alle banche d’affari mettevano in luce come non ci «fosse interesse del mercato» attorno all’operazione.
Scambi sempre intensi intanto su Mps a Piazza Affari, dove il titolo cede l’8% a 17,04 euro. Con oltre 2,9 milioni di pezzi è passato di mano il 10% del capitale in una seduta particolarmente tesa per l’Istituto, congelato più volte per eccesso di ribasso, fino a raggiungere il minimo storico di 15 euro per azione.