Sulla scia dei principali accadimenti dell’ultimo fine settimana, l’incarico al nuovo premier designato di formare un nuovo governo e l’accordo tra i paesi OPEC e non OPEC per il taglio della produzione petrolifera, la Borsa ha aperto in positivo.
onostante la virata in territorio negativo di venerdì pomeriggio, la settimana appena passata vede la miglior performance settimanale dell’indice FTSEMIB degli ultimi cinque anni (+7% contro il +11% della settimana chiusa il 2 dicembre 2011). In generale tutti gli assets italiani avevano performato meglio dei corrispondenti dell’area euro prima della giornata di venerdì, come evidente dal grafico seguente che raffigura la performance relativa del Btp, del FTSEMIB e delle banche italiane nei confronti di bund, Euro Stoxx e banche area euro rispettivamente.
Questa performance ha avuto luogo a fronte di un ambiente internazionale estremamente favorevole.
– Lo S&P500 ha esteso il suo massimo storico durante la settimana (+3,08% in settimana, +10,55% da inizio anno);
– Lo Euro Stoxx si trova ad un solo punto percentuale dal chiudere l’anno con una performance invariata;
– Similmente, grazie al rally del 17% nell’ultimo mese, il Nikkei si avvia a cancellare la performance negativa da inizio anno.
Oltre all’estrema volatilità alimentata dall’evoluzione delle vicende politiche e del settore bancario italiano, la settimana passata ha visto un meeting della BCE che verrà in tutta probabilità ricordato come l’inizio del declino delle misure non convenzionali di politica monetaria nell’area euro. E’ vero, la BCE ha esteso sino al dicembre 2017 il suo programma di acquisti (APP, Asset Purchase Program) introducendo elementi di flessibilità asimmetrica (possibilità di estendere e/o aumentare acquisti) e includendo nell’universo dei titoli acquistabili i titoli con rendimento inferiore al tasso di deposito (attualmente al -0,4%) e con scadenza inferiore ai due anni (ma superiore ad 1). Ma il tono della conferenza stampa e la reazione degli osservatori ha avuto un chiaro sapore di fine di un’era, e non solo per l’unico elemento di delusione (la diminuzione dell’ammontare degli acquisti mensili da 80 a 60 mld). Il beneficio incrementale delle politiche non convenzionali (tassi negativi e quantitative easing) è decrescente e una parte (che è ancora minoranza, ma in crescita) del Governing Council della BCE avversa apertamente queste misure.
Mentre il mercato dei cambi ha preso nota di queste implicazioni (EURUSD ha perso 2,5 figure dai livelli pre-BCE), i mercati azionari e obbligazionari hanno proseguito la loro ascesa. In particolare il settore bancario ha beneficiato, sulla nozione che prima la politica di tassi bassi/negativi finisce, meglio è per il settore. Da notare che in questo 2016, la performance media del settore bancario europeo nella settimana precedente i meeting della BCE è stata del +7,3%, ma la performance media nelle quattro settimane successive è stata negativa (-7,6%).
Questa settimana il piatto forte del calendario è costituito dal meeting del FOMC della Fed. Il consensus si attende un rialzo di 25 punti base al Fed Funds Rate. La mossa è largamente anticipata dal mercato, che la prezza con una probabilità vicina al 100%. Più interessante sarà il modo in cui il rialzo verrà presentato e le variazione alle proiezioni che i membri del FOMC fanno sul futuro sentiero dei tassi. In questo momento, vi è un perfetto allineamento tra: (a) le previsioni dei membri del FOMC (FOMC Dots Median nel grafico sottostante), (b) i tassi impliciti di mercato (OIS) e (c) il consensus degli analisti per fine 2017 (due rialzi oltre a quello previsto per questa settimana).
Sullo sfondo rimane il tema dei due posti vacanti nel FOMC che l’amministrazione Trump dovrà riempire. Queste nomine costituiscono una opportunità per l’ingresso del membro che sostituirà Y. Yellen, subito o alla scadenza del suo mandato (3 feb. 2018).