Smarrito? Rubato? Il dubbio era atroce, perché quel gioiello della tecnologia le era costato parecchi danari.
Poco la consolava il pensiero che in realtà chi lo avesse rubato o rinvenuto non avrebbe poi potuto utilizzarlo, perché protetto da insuperabili sicurezze. Solo con l’impronta digitale di Adriana si sarebbe potuto sbloccare, restando in stand by fino allo scaricarsi della batteria. Quel telefonino dunque era perso per tutti, anche per chi fosse andato a rivenderlo in uno di quei paesi stranieri, neanche troppo lontani dal nostro, nei quali la polizia non va certo a cercare i telefonini o le auto rubate in Italia.
Che avrebbe potuto fare il ladro? Gabbare un ricettatore, venderglielo? Ma il ricettatore lo avrebbe voluto provare e si sarebbe accorto dell’inutilizzabilità di quell’apparecchio blindato e non avrebbe concluso l’affare.
Adriana si è rivolta ai Carabinieri, nella persona di uno di quei marescialli che girano in borghese e che a Siena molti conoscono. “Ma ti sei chiamata?” – domandava il militare dell’Arma alla signora. “No. Perché dovrei chiamarmi?” – rispondeva la donna a quel Carabiniere che conosceva da diversi anni. “Beh! Per sbloccare il telefonino e farti rispondere dal ladro, che magari vuole fare il giochetto del “cavallo di ritorno”, chiederti un riscatto per il tuo telefonino”. “E io dovrei cedere al ricatto? Soggiungeva Adriana”. “See ti chiede un riscatto, alla consegna ci andranno i Carabinieri. Ci vado io. Cosa rischi? Niente! Al limite perderesti definitivamente il telefonino che hai già perso!”.
Il maresciallo effettuava subito una chiamata al cellulare di Adriana. Nessuna risposta. ma qualche istante dopo squillava lo smartphone del militare dell’Arma. Era il ladro, anzi era la ladra che chiedeva: “Quanto mi dai per il tuo oggetto prezioso?” – “Parliamone – risepondeva il maresciallo – un po’ di soldi li posso tirar fuori”. “Cento euro!”, proponeva l’anonima interlocutrice. “Sono tanti ma il telefonino è nuovo e ne vale molti di più, va bene, affare fatto! Dove ci vediamo?” – “Al bar della Stazione” – proponeva lei.
Così alcuni minuti dopo, nel luogo dell’appuntamento, il maresciallo faceva squillare il telefonino di Adriana. La venditrice in pectore comprendeva l’antifona e, sventolando il telefonino come un trofeo, lo mostrava al carabiniere esclamando:“Eccolo!”. La tentazione era davvero forte, perché la battuta ci stava troppo bene:“Eccole!” – rispondeva l’esponente della Benemerita, sventolando le manette all’indirizzo della dona, che veniva fatta accomodare su un’auto civetta ed accompagnata alla caserma di viale Bracci.
L’avranno arrestata, penserete voi. Niente affatto, perché il colpo di scena è dietro l’angolo. Adriana, mossa a compassione per quella “povera signora” che ruba i telefonini per bisogno, l’ha perdonata e ha denunciato il furto, ne vuole querelare. Anzi, impietosita dalle parole di lei le ha pure regalato venti euro. A questo punto però i Carabinieri questa storia non la possono tenere per loro e la riferiranno semplicemente alla Magistratura senese che valuterà poi se e come procedere.