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TOSCANA

Regione Toscana, licenziata la legge per il contenimento degli ungulati

27 Gennaio 20164 minuti di lettura
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cinghiale-strada450“Questa non è una legge per la caccia. L’attività venatoria è solo uno strumento che insieme al controllo e al rilevamento scientifico con il supporto di Ispra, ha lo scopo di affrontare un’emergenza per come si presenta”. Il presidente della commissione Sviluppo economico e rurale, Gianni Anselmi (Pd), interviene al termine della seduta che ha licenziato la proposta di legge per il contenimento degli ungulati in Toscana. In risposta alle numerose sollecitazioni che il testo ha prodotto tanto in sede di dibattito interno alla commissione che di posizioni prese da artisti, intellettuali e mondo associazionistico, il presidente chiarisce la ratio del testo uscito dalla commissione.

“La legge affronta nel merito questioni che riguardano la vita di questa regione. La qualità degli equilibri ambientali, l’economia rurale e la sicurezza delle persone sono, lo dicono i dati, messe a rischio da una proliferazione incontrollata. Non è scopo di questa commissione e di questa legge – continua Anselmi – raccontare le molteplici cause di questo fenomeno ipertrofico così evidente. Questo fa parte della legittima discussione politica e del dibattito scientifico”.

Se l’impianto della legge proposta dalla Giunta “non è stravolto”, il lavoro fatto in commissione è stato “serio e approfondito”. “Abbiamo prodotto un atto equilibrato che come tale si presta a tutte le strumentalizzazioni del caso, soprattutto quando l’approccio ha un’enfasi estremista” rileva ancora il presidente. Il “forte approccio di governo, propriamente toscano”, analizza la “complessità del territorio, la sua identità e anche il modo di viverci e di lavorarci delle persone e di coloro che vogliono fruire degli spazi aperti serenamente”. “Lo scopo – aggiunge ancora Anselmi – è ristabilire un equilibrio ambientale. L’ecosistema è alterato dalla proliferazione di questi animali spesso alloctoni rispetto al territorio”. La sintesi raggiunta in commissione anche attraverso una serie di emendamenti approvati che hanno migliorato il testo da un punto di vista della qualità legislativa” è, a detta di Anselmi, “evoluta”. “Vogliamo impadronirci di un problema che, se lasciato allo scorrere delle cose, rischia di aggravarsi ulteriormente”.

La legge avrà una durata di tre anni e grazie ad un emendamento del Pd approvato in commissione, prevede un “tagliando” annuale per valutarne gli esiti. L’aumento degli ungulati è un fenomeno sostanzialmente inconfutabile che necessita di una normativa precisa.

La proposta della Toscana, nei limiti della legge 157/1992, e definita in accordo con l’istituto superiore per la protezione e ricerca ambientale (Ispra), consente una gestione speciale: proporzionare la presenza degli ungulati alle diverse caratteristiche del territorio regionale, per garantire sia la conservazione delle specie autoctone nelle aree ad esse riservate, sia la conservazione delle attività antropiche e dei valori ambientali tipici del paesaggio rurale regionale, nelle altre aree. Sono quindi individuate aree vocate e non vocate, si realizzano forme di gestione venatoria e di controllo e si creano percorsi di filiera per valorizzare il consumo in sicurezza delle carni di ungulati. Nel testo si prevede inoltre, entro novanta giorni dall’entrata in vigore, l’approvazione, da parte dell’Esecutivo, di uno stralcio al piano faunistico venatorio per la revisione degli attuali confini delle aree non vocate per ciascuna specie. Aree nelle quali sono comprese le zone di ripopolamento e cattura, le aree coltivate soggette a danni documentati o potenzialmente danneggiabili, terreni potenzialmente coltivabili da rimettere a coltura, le frazioni boscate e cespugliate tra loro intercluse. Il prelievo selettivo sarà autorizzato per i soggetti individuati in legge mentre la densità venatoria ottimale sarà stabilita nei piani di gestione annuali degli Atc (ambiti territoriali di caccia) approvati dalla giunta.

In sede di dibattito e di votazione, le diverse posizioni politiche hanno registrato un dato comune: la ricerca di un equilibrio. Se da un lato Roberto Salvini (Lega) ha spinto per una legge di “contenimento nelle zone vocate e l’eradicazione in quelle non vocate”, Gabriele Bianchi (M5s) ha chiesto di “non lavorare solo sull’emergenza ma ripartire dalla presenza sul territorio. Il mero abbattimento non è una soluzione”. “Restare alla sostanza del problema, senza strumentalizzazioni e propagande” è stato invece l’approccio di Simone Bezzini (Pd).

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