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TOSCANA

Province, via al riordino: nasce una Regione più vicina ai territori

25 Febbraio 20154 minuti di lettura
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Si riordinano le funzioni. Ma il superamento delle Province così come si intendevano diviene con questa legge anche il ridisegno di un nuovo equilibrio istituzionale: servizi che passano ai Comuni associati “con fusioni e unioni che diventano essenziali”, un ruolo forte per la Città metropolitana che può far da volano e una Regione più ramificata e vicina ai territori. Con il personale delle Province che si sposterà assieme alle funzioni. “Abbiamo fatto la nostra parte, nonostante i tagli che anche la Regione ha subito – ribadisce l’assessore alla presidenza Bugli – Più di questo la norma nazionale non ci permetteva. Se serve chiederemo al Governo altre risorse”.

La riforma è stata commentata a margine dei lavori in consiglio regionale anche dal presidente Enrico Rossi. “Ridefiniamo oggi un profilo diverso della Regione – dice – che sarà meno ente astratto, meno ‘staterello’ ed ente di programmazione ma più presente sui territori con propri uffici, pronta ad occuparsi della progettazione degli interventi utili a prevenire il rischio idrogeologico, pronta a controllare con la polizia idraulica il rispetto delle regole, pronta ancora a gestire in modo diverso la formazione e l’orientamento professionale”.

Tre parole chiave
“Nello scrivere questa legge abbiamo seguito tre parole chiave – spiega l’assessore Bugli -. Sono sussidiarietà, adeguatezza e differenziazione. Abbiamo infatti affidato ai Comuni tutto quello che si poteva, abbiamo lasciato alla Regione funzioni adeguate al suo livello e che altrove difficilmente potevano essere gestite. Siamo stati attenti anche a differenziare bene le competenze con una migliore definizione di chi fa cosa”. Una legge che risponde all’incertezza dei lavoratori, ma anche ai cittadini per il mantenimento (e il miglioramento se possibile) di quei servizi di cui le Province si occupavano e che rimangono sul territorio.

Cosa cambia
Formazione, agricoltura e difesa del suolo sono tra le competenze di cui la Regione tornerà ad occuparsi direttamente. Si occuperà anche di caccia e pesca. Avrà competenze in materia di  rifiuti, difesa del suolo, tutela della qualità dell’aria e delle acqua. Si occuperà ancora di inquinamento acustico ed energia, dell’osservatorio sociale e delle autorizzazioni come Aia, Vas, Via e Aia. Il Genio Civile sarà presente nei territori e competente per progettazione, manutenzione e polizia idraulica. Quanto alle strade regionali, progettazione e realizzazione di opere strategiche saranno regionali mentre la manutenzione rimarrà alle Province. E con le funzioni la Regione riassorbirà anche il personale che a queste era dedicato, che magari rimarrà negli uffici territoriali.

Il personale ‘migra’ con le funzioni
“Riporteremo in Regione tutto il personale che ci è consentito dalla legge nazionale – assicura e tranquillizza Bugli, rivolgendosi ai lavoratori – E conclusi gli accordi e fatti conti più precisi, guarderemo se sarà possibile allargare ulteriormente il perimetro”. Si riorganizza la Regione come ente. Ma si riorganizzerà la Regione anche come macchina. “Dovrà crescere la produttività – spiega l’assessore -, con strutture più leggere e una maggior uso delle nuove tecnologie. Questo dovrà accadere anche alle funzioni un tempo gestite dalle Province, salvaguardando naturalmente la professionalità dei dipendenti”.

Con la riforma e il riordino delle funzioni delle Province come fino ad oggi si intendevano, la Regione Toscana cambia pelle. Una riorganizzazione a parte riguarderà la Città metropolitana fiorentina, che assorbirà le deleghe altrove passate alle amministrazioni comunali e si occuperà, se i Comuni lo decideranno, anche di urbanistica e  piano strutturale, mobilità, viabilità e edilizia scolastica.

“Alla Città metropolitana – commenta l’assessore Vittorio Bugli – abbiamo riconosciuto un ruolo importante come compete ad un’ente di ordine costituzionale. Insieme ai sindaci abbiamo definito una città metropolitana che con la Regione coopererà per definire le scelte urbanistiche, quelle delle infrastrutture materiali e immateriali e che coopererà per definire il nuovo piano strategico, consapevoli che questo ente e tutta l’area potrà essere capace di attrarre risorse e far da volano allo sviluppo economico dell’intera regione”.

“Naturalmente sarà rafforzata anche la possibilità da parte dei territori di incidere sulla programmazione regionale” assicura l’assessore. Nessun centralismo dunque. Ai Comuni andranno in particolare le competenze sul turismo (salvo la raccolta di dati statistici), sullo sport e la tenuta degli albi regionali, oltre agli interventi pubblici di forestazione che erano finora delle Province. “Non dimentichiamoci poi – dice Bugli – che un nuovo ruolo importante l’avranno anche nel nuovo ente Provincia, per la gestione di funzioni importanti come la viabilità e l’edilizia scolastica provinciale”.

Servono unioni e fusioni più strutturate
Ma perché il sistema funzioni al meglio, occorrerà gestire sempre più funzioni in modo associato: questione dirimente per i prossimi anni, un’altra vera sfida. “Incentiveremo le unioni più forti e le fusioni di Comuni più strutturate” dice Bugli. Sono previsti premi crescenti per le unioni e fusioni con almeno cinquemila, diecimila e quindicimila abitanti. ” Si apre – ripete in aula – la stagione dell’indispensabilità del governo associato di funzioni: se prima era una scelta volontaria ora diventa qualcosa di impossibile da evitare”

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