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TOSCANA

Operazione ”Argento vivo”. Gigantesca frode fiscale all’IVA nel commercio di argento e palladio

11 Febbraio 20152 minuti di lettura
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in esecuzione di decreti di fermo, perquisizione e sequestro emanati dalla Procura della Repubblica di Arezzo nei confronti di 28 persone indagate per i reati di associazione a delinquere finalizzata alla truffa ai danni dello Stato, all’emissione ed all’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti. 45 le perquisizioni, che interessano prevalentemente la provincia di Arezzo, nonchè Bari, Roma, Perugia e Benevento.

Gli artefici principali della frode erano due soggetti aretini, noti nel distretto orafo locale, che, pur non avendo alcun ruolo formale nelle società coinvolte, erano in grado di controllarne l’operatività, dirigendo i “prestanome” in maniera quasi militare arrivando al punto di dirgli come vestirsi o cosa dire durante gli atti gestionali. Gli stessi, grazie ai proventi degli illeciti, potevano mantenere un alto tenore di vita pur risultando privi di qualsiasi reddito dichiarato da molti anni. Le due organizzazioni hanno acquistato per anni ingenti quantitativi di argento puro (in grani) in ambito nazionale, senza corrispondere l’IVA ai fornitori (applicando il meccanismo del “reverse charge”).

A questo punto l’argento puro veniva trasformato in semilavorato (fuso in verghe) senza alcuna effettiva finalità commerciale ma solo con l’obiettivo di assoggettare ad IVA le successive vendite attraverso società c.d. “cartiere” che non versavano ne IVA e ne II.DD. Il metallo veniva poi definitivamente ceduto al cliente finale che lo faceva nuovamente affinare per ricollocarlo sul mercato.

Il sistema fraudolento consentiva ai membri delle associazioni criminali di intascare l’IVA generata dalle operazioni commerciali strumentalmente realizzate, nonché al cliente finale di acquistare i metalli preziosi ad un prezzo sensibilmente inferiore a quello che avrebbe potuto spuntare se si fosse rivolto direttamente alle aziende che fornivano i beni e che davano inizio al “circuito” economico artificioso e “messo in piedi” al solo scopo di poter frodare l’erario.

L’Autorità Giudiziaria di Arezzo ha inoltre ordinato il sequestro preventivo delle disponibilità finanziarie detenute dai principali indagati fino all’importo di 3.200.000 euro, corrispondente ad un valore equivalente al profitto del reato sinora già determinato in capo agli indagati, a fronte di una stima di IVA evasa nel solo 2014 pari a 8 milioni di euro. Le attività proseguiranno con l’esame del materiale sequestrato nel corso dell’operazione odierna, finalizzato, in particolare, a ricostruire l’ammontare dell’intero danno alla collettività.

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