La quarta puntata del nostro speciale sulle 17 contrade ci guida alla scoperta della Nobile Contrada del Bruco. Il cammino insieme al Rettore Fabio Pacciani inizia a metà di Via del Comune, da un portone adiacente all’oratorio e a pochi passi dall’ingresso della società l’Alba.
LA STRUTTURA Salendo delle scale arriviamo nella sala in cui vengono effettuate le riunioni della Sedia e da qui comincia la nostra chiacchierata con il Rettore: “Gli organi direttivi della nostra contrada – racconta Pacciani – sono la Sedia, il Consiglio di Seggio, il Consiglio Grande e Generale e l’Assemblea. La Sedia è formata da 13 persone e comprende, tra gli altri, il rettore, il vicario, 3 provicari, il presidente della società l’Alba, il capitano e figure come economo e cancelliere. Il Consiglio di Seggio, invece, è composto da circa 100 persone, compresi i maggiorenti, mentre il Consiglio Grande e Generale, che non ha potere decisionale, è formato da circa 300 contradaioli che pagano una quota di protettorato più alta. Tutte le cariche direttive restano in vigore 2 anni, per me si tratta del terzo mandato da rettore, con il 2012 vado in scadenza ed attualmente c’è una commissione che sta lavorando al rinnovo delle cariche. Per quanto riguarda il capitano, invece, è il Consiglio di Seggio che individua un nome e lo porta in assemblea. Se dall’assemblea esce un altro nome, allora viene eletta una commissione apposita che ha il compito di individuare il capitano”.
IL POPOLO “Il popolo del Bruco – dice Pacciani – ha una grande tradizione popolare. E’ un popolo umile e in passato anche povero per la tipologia del rione. Le caratteristiche maggiori sono la spontaneità, la generosità, ma direi anche la bontà. In passato era visto come un popolo rissoso e prepotente, ma anche buono, vicino ai propri dirigenti e con uno spiccato senso di appartenenza. La povertà, infatti, univa e ai giorni nostri si è trasformata in aggregazione. Attualmente i protettori del Bruco si aggirano intorno ai 2800/2900 e grazie alla gestione degli ultimi anni, al protettorato e ai 14 appartamenti di proprietà che diamo in affitto ai contradaioli (in Via del Comune e in Vicolo degli Orbachi), il nostro patrimonio è cresciuto e puntiamo a crescere ancora. L’assegnazione degli appartamenti ai piccoli nuclei famigliari mi ha dato una grandissima soddisfazione personale e vedere i bambini uscire dai portoni e scendere in una strada libera da macchine come è Via del Comune, è una sensazione veramente piacevole”. Parlando di tradizioni e aggregazione non si può non citare il Bao Bello Chef, una delle feste di contrada maggiormente conosciuta a Siena: “Da alcuni anni – commenta Fabio Pacciani – del Bao Bello se ne occupa la contrada, con un’apposita commissione eletta all’inizio del biennio. Questo perché la società ha già molto da fare e non era giusto gravarla anche dell’organizzazione di un evento così importante sotto tutti i punti di vista. Si tratta di una festa dai grandi ritmi, con una preparazione intensa che inizia almeno 10 giorni prima, la cui organizzazione non è semplice perché potrebbe rischiare di scadere in una festa solamente a sfondo gastronomico. Per questo abbiamo associato alle serate, eventi culturali particolari e stiamo molto attenti ai comportamenti, agli orari, al rapporto qualità-prezzo e alla somministrazione di alcolici. E’ un momento importante per la nostra contrada, ricordo alcuni anni fa, negli anni ’70, quando alcuni ragazzi di Ravacciano che frequentavano poco il Bruco, iniziarono a venire in contrada proprio grazie al Bao Bello”.
IL MUSEO E L’ORATORIO Finito il racconto della struttura direttiva e la descrizione del popolo, iniziamo il viaggio all’interno del museo e dell’oratorio, partendo proprio dalla sala in cui ci troviamo (sala nobile dedicata a incontri con i maggiorenti e nella quale vengono ricevute le contrade a palio vinto), dedicata a Roy Moskowitz. Si trattava di un americano benestante, professore di Arte, arrivato a Siena negli anni ’60, che alloggiava all’Albergo Moderno e che assistendo alla benedizione del cavallo del Bruco divenne poi un grande contradaiolo. Trasferitosi a Siena per lunghi periodi, alla sua morte ha lasciato una sostanziosa eredità alla contrada, che alla sua memoria ha voluto intitolare una borsa di studio annuale, per suo volere dedicata “a Silvia”. Arriviamo nella sala adiacente, molto cara ai brucaioli perché dedicata a Barbicone, dove alloggiano le monture rinnovate nel 2012 e alcune teche con oggetti di valore. Scendiamo delle scale, dove in alto troviamo il palio strappato al Drago nel 1945, che ci portano su un terrazzino che sovrasta dall’alto il museo. Qui vediamo un ex voto dedicato alla Madonna, portato a Bologna per una mostra negli anni 80: “Si tratta di un museo recente – racconta il rettore – e per questo forse uno dei più belli per la sua conformazione. E’ stato restaurato nel 2006, ha degli spazi piuttosto stretti, ma il nostro vanto è che ce lo siamo fatto tutto da soli. Troviamo una bella commistione tra legno e acciaio che lo rendono affascinante. Scendendo le scale, arriviamo nella sala più grande dove sono custoditi i palii, qui si svolgono le assemblee ordinarie, mentre quelle più affollate e sentite le facciamo nella terrazza coperta della società, che è proprio qui accanto, uscendo dalla parte laterale del museo” Risaliamo e ci rechiamo nell’oratorio del Bruco, costruito nel 1680 e dedicato al Santissimo Nome di Gesù: “Si tratta di una chiesa piccola, con una grande tela raffigurante la Vergine, realizzata da Luca di Tomè e con alcuni affreschi del 600. La benedizione del cavallo la effettuiamo all’interno dell’oratorio, ma con un numero ristretto di persone. Partecipa, infatti, solamente la comparsa, la dirigenza e poche altre persone”.
IL TERRITORIO Usciamo dall’oratorio e il nostro viaggio si sposta nel territorio del Bruco. Passando dalle stanze della contrada, direttamente collegate con quelle della società l’Alba, aperta anche di pomeriggio e frequentata nelle ore del giorno da diversi contradaioli, soprattutto quelli un po’ più anziani, usciamo nuovamente in una Via del Comune libera da macchine e veramente bella alla vista, grazie anche all’opera attenta del custode della contrada, il signor Enzo, che è un autentico fac-totum nel Bruco. Insieme a lui e al priore visitiamo la stanza dell’economato, dove ci sono le monture del giro, i tamburi e le bandiere: “Il nostro territorio – prosegue Fabio Pacciani – è piuttosto difficile da usare, considerato il pendio e il fatto che non abbiamo piazze ad esclusione della piazzetta di Ovile, diventata ormai un parcheggio e di una piccolissima parte di Piazza San Francesco. Per questo la società e i giardini sono delle ricchezze per il Bruco. Prima del 1980 questi ultimi erano più piccoli, poi abbiamo acquistato una parte di vallata che arriva fino a sotto S.Francesco. Per noi si tratta di uno spazio molto importante, dove effettuiamo tutte le cene, compresa quella della prova generale. Direi che non rimpiangiamo le pietre, perché questo spazio per noi è diventato vitale ed è qui che si svolge la vita del rione”. Una contrada che fino a qualche anno fa, proprio per ragioni territoriali, viveva un’inimicizia molto sentita, e poi cessata, con la Giraffa: “Non è una cosa comune – dice Pacciani – l’interruzione di una rivalità. Noi e la Giraffa ci siamo riusciti, non senza fatica, ma con estrema soddisfazione reciproca. E’ un fatto che è accaduto a metà anni ’90, nel Bruco rimane il ricordo della rivalità, ma più volte abbiamo ribadito la fine della stessa. I rapporti adesso sono sereni e spero che nel medio lungo periodo lo siano ancora di più, visto che comunque non c’erano assolutamente dei buoni motivi per mantenere in vita questa inimicizia. Non tutti i contradaioli hanno accettato questa cosa, ma le dirigenze, invece, hanno sempre mantenuto gli accordi presi e devo dire che è un grande traguardo”. Continuiamo a risalire Via del Comune e sulla parte sinistra troviamo una cosa divenuta ormai più unica che rara, una cantina adibita a falegnameria da parte di un pensionato che effettua dei piccoli lavoretti. Si tratta di un signore che non è brucaiolo, ma che frequenta anche la società l’Alba e che in caso di bisogno si rende disponibile per piccoli lavori con il legno per la contrada. Arriviamo poi davanti alla fontanina del Bruco, per la quale esiste già un progetto di restauro per una nuova illuminazione, e concludiamo il nostro percorso nel vicolo degli Orbachi, dove si trova la stalla. “Qui c’è la nostra stalla – conclude Pacciani – e di fronte troviamo i giardini di proprietà comunale, per i quali abbiamo in ponte un progetto molto importante per renderli usufruibili alla cittadinanza tutta. Io personalmente ritengo molto importante lo sfruttamento degli spazi verdi all’interno delle mura”.
Lunedì prossimo, nella quinta puntata del nostro speciale, andremo a conoscere le bellezze della Contrada della Torre insieme al priore di Salicotto Luca Bruni.
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Immagini © Giuseppe Pirastru
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