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TOSCANA

Regione Toscana, modificato lo statuto

9 Febbraio 20227 Mins Read
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consiglioregionale aula650Due sospensioni hanno caratterizzato il dibattito, piuttosto acceso, in Aula sulla seconda lettura della proposta di legge di modifica statutaria, che prevede l’allargamento dell’Ufficio di presidenza del Consiglio regionale a sette membri e la creazione della figura del sottosegretario alla presidenza della Regione. Alla fine l’Aula approva la riforma con 24 voti a favore di Pd, Forza Italia e Movimento 5 stelle. Contrari Fratelli d’Italia, Italia Viva e la consigliera Elisa Tozzi (Gruppo Misto – Toscana Domani). Non partecipano al voto il presidente della commissione Affari istituzionali Giacomo Bugliani (Pd) e la Lega.

Proprio il presidente Bugliani ha ricordato l’iter che, dopo la prima lettura, richiede il passaggio al Consiglio regionale in seconda lettura senza facoltà di emendamento e poi, l’approvazione a maggioranza assoluta dei componenti del consiglio con 21 voti favorevoli. “Questa riforma statutaria – ha detto – ha avuto un percorso particolare ed oggi è riproposta in un testo diverso da quello originario. Si stabilisce – ha precisato – che nell’Assemblea di 40 consiglieri sia istituito un Ufficio di presidenza di sette membri con un presidente, due vicepresidenti e quattro consiglieri membri con funzioni di segretario dei quali due con funzione di segretario questore”.

Il secondo aspetto toccato dalla riforma, l’unico coincidente con il testo originario, secondo Bugliani, “prevede l’istituzione del sottosegretario alla presidenza della Regione, scelto tra i consiglieri regionali, con facoltà di partecipazione alle sedute della Giunta senza però diritto di voto; la sua funzione è quella di ausilio del presidente della Regione, soprattutto per i rapporti tra Consiglio e Giunta e gli può essere delegato il compimento di atti specifici”.

Bugliani ha ricordato che in commissione è sorto un problema sulla validità della votazione perché l’atto è stato licenziato con quattro voti favorevoli su otto (un consigliere assente e tre avevano dichiarato la non partecipazione al voto), richiamando una delibera dell’Ufficio di presidenza secondo la quale la non partecipazione al voto in commissione deve considerarsi astensione. Il parere del segretario generale, letto in aula dal presidente Antonio Mazzeo, ha confermato la validità di quella interpretazione.

“Abbiamo convenuto che occorresse un intervento organico per avviare il percorso di riforma del nostro statuto e del nostro regolamento – è intervenuta Elisa Tozzi (Gruppo misto – Toscana domani) – e per fare le riforme occorre un senso forte delle istituzioni e del ruolo che si ricopre. La decisione di non partecipare al voto è perché ci si ritrova a discutere un testo blindato che è stato sottratto alla prima commissione”. Tozzi ha aggiunto: “Posso comprendere che si voglia inserire una figura di raccordo tra esecutivo e legislativo, ma invece che alla figura del sottosegretario sarebbe stato meglio pensare ai consiglieri delegati” e la “soluzione del nono assessore forse sarebbe stata la soluzione più limpida ai problemi organizzativi della Giunta. Invece si è innestata una guerra dei poteri”. E rispetto all’allargamento dell’Ufficio di presidenza: “Un organismo interno non rappresentativo che si amplia a sette a cosa ci serve? Si fa solo per ‘accordicchi bipartisan’. Avremo nuovi costi, stimati per almeno circa 200-300mila euro, basta guardare il testo della norma”.

Stefano Scaramelli (Italia viva) ha dichiarato il voto contrario perché “occorreva trovare un punto di sinergia, è mancata la discussione in commissione per trovare una sintesi forse anche per effetto di un’accelerata per l’iscrizione in aula di un atto iscritto dalla maggioranza. Il passaggio in prima commissione è avvenuto con una minoranza di un quorum – ha aggiunto – e si sono considerate le non partecipazioni al voto come astensioni, valevoli per il numero legale”. “Abbiamo posto una questione di sostanza; a nostro avviso, le figure di sottosegretario dovevano essere slegate dalle funzioni dei consiglieri regionali, incompatibili con il ruolo di consigliere, e al presidente la facoltà di individuare quelle persone”.

“Fin dall’inizio Fratelli d’Italia ha visto di buon occhio questa riforma dello statuto – è intervenuto il capogruppo Francesco Torselli – Ritengo che i punti che garantivano il Consiglio regionale fossero validi e interessanti. L’allargamento dell’Ufficio di presidenza a sette membri è un elemento di garanzia per le minoranze in Consiglio”. Ma Torselli ha annunciato voto contrario alla riforma, perché “quella proposta, ora modificata, prevedeva una riforma più ampia dello statuto su cui potesse esserci una convergenza totale”.

Elisa Montemagni, capogruppo della Lega, è intervenuta per condividere la posizione espressa da Torselli sull’ampliamento dell’Ufficio di presidenza e le perplessità sul testo definitivo della norma. Proprio per questa ragione ha concluso il suo intervento annunciando la non partecipazione al voto.

“Non abbiamo rilevato motivazioni che ci consentano di cambiare idea rispetto al voto che abbiamo espresso a ottobre”, ha affermato il capogruppo del Pd Vincenzo Ceccarelli. “Secondo noi la proposta è una soluzione che senza un aumento dei costi, e se c’è un aumento sono costi della democrazia, può far funzionare meglio il lavoro della Regione. Questo cambio di posizione – ha aggiunto Ceccarelli – è da imputare al fatto che il centrodestra non ha smaltito quanto successo a Roma in occasione dell’elezione del presidente della Repubblica. Prendiamo atto che il centrodestra non esiste più, è spappolato, e questo si riverbera anche a Firenze”.

Marco Stella (Forza Italia) ha sottolineato che “non sono intervenute modifiche nel frattempo, è lo stesso testo votato a ottobre. Non è cambiato il testo, ma il contesto, ma per noi non conta. Io tengo alla coerenza e quando prendo un impegno lo porto fino in fondo”, ha aggiunto. “La proposta mi ha convinto, sul sottosegretario ci siamo sempre trovati d’accordo. Credo che l’elemento dirimente per la modifica dello Statuto sia la politica, non solo la commissione”. Per questo ha annunciato il voto favorevole di Forza Italia, ribadendo però “la fiducia nelle altre forze del centrodestra. Stiamo lavorando bene insieme, ci siamo presentati uniti con un programma e così andiamo avanti”.

Il presidente della commissione Affari istituzionali ha motivato la sua decisione di non partecipare al voto. “Una decisione dissenziente rispetto al gruppo a cui appartengo e che mi costa fatica – ha detto Bugliani –, ma che ho preso perché mi ritengo una persona coerente, un uomo libero e che ha rispetto dell’intelligenza altrui”. Il non voto, ha spiegato, è dovuto a motivi di metodo e di merito. Per quanto riguarda il metodo, Bugliani ha ricordato che la proposta è stata il primo atto approvato in Giunta, che poi è arrivato in Consiglio e in commissione “e si è arenato”. Dopo “molti mesi di giacenza condivisa sono stato sollecitato a portare in commissione un testo completamente diverso”, ha ricordato. “Non l’ho fatto e ne vado fiero, in Aula è arrivata una riforma dello Statuto che snatura la volontà del presidente della Giunta. Ho poi consentito ai colleghi di commissione di esprimersi su quella che per me era una prima lettura, non una seconda, visto il testo completamente diverso, e rilevo che oggi il Consiglio regionale si esprime su una riforma che non è quella voluta da Giani”. Quanto al merito, Bugliani ha sostenuto “di rispettare l’intelligenza degli altri, in primis dei cittadini. Alla proposta originaria, che prevedeva un adeguamento alla legge nazionale, ci si è opposti con l’argomentazione che aumentavano i costi della politica. È un’argomentazione legittima e che merita rispetto, ma che doveva valere a questo punto, e a maggior ragione, per la proposta attuale. Perché, checché se ne dica, questa riforma prevede un aumento di costi”, ha concluso.


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