Contestualmente è stato disposto ed eseguito un sequestro preventivo di 700.000 euro.
Le indagini dell’operazione ”Gold”, coordinate dai sostituti procuratori Serena Menicucci e Niccolò Ludovici, della Procura della Repubblica di Siena, hanno consentito di individuare flussi di denaro verso piccoli imprenditori, commercianti e privati residenti nelle province di Siena e Arezzo, ad opera dei tre indagati, i quali applicavano ai prestiti concessi interessi usurari, calcolati – attraverso consulenze tecniche disposte dalla Procura – fra il 25 ed il 912% dello stesso prestito. Specifici accertamenti condotti dalla Tenenza della Fiamme Gialle di Montepulciano hanno portato ad individuare una ditta riconducibile a uno degli indagati.
Contestualmente, sono state effettuate verifiche ad aziende operanti nella valdichiana senese, i cui titolari erano i principali soggetti usurati. A seguito dell’attività ispettiva, è stato scoperto un considerevole flusso di fatture per operazioni – rivelatesi inesistenti – emesse dagli usurai nei confronti degli usurati al solo fine di celare la natura dei pagamenti tra le parti mascherando con l’evasione fiscale un giro di usura che in quelle zone andava avanti sin dal 2004.
L’emissione delle fatture serviva da un lato a giustificare gli importi che periodicamente transitavano sui conti correnti degli indagati e allo stesso tempo a fare in modo che gli usurati potessero motivare l’effettuazione di bonifici o l’emissione di assegni attraverso la ricezione di tali fatture. Gli usurati poi, dichiarando fiscalmente i costi fittizi ed usufruendo di un illegittimo risparmio di imposte (ai fini dell’imposta sui redditi, nonché dell’IVA), riuscivano a rientrare di parte degli importi dati in prestito e richiesti con tassi usurari. Le vittime erano state talvolta anche intimidite e minacciate ai fini del pagamento dei prestiti concessi.
È stato calcolato un giro d’affari tra il 2004 ed il 2019 pari a 1.700.000 euro dei quali circa 700.000 di interessi. E’ stato inoltre accertato che gli usurai che, nel tempo, hanno utilizzato almeno cinque società loro riconducibili, non hanno mai versato nulla all’Erario.
Durante tutta la durata delle indagini, i militari dell’Arma hanno monitorato numerose utenze telefoniche, mentre i Finanzieri hanno esaminato 71 conti correnti con un’analisi dei flussi finanziari sviluppata dal 2008 al 2019.
Le indagini erano iniziate a novembre 2017 con l’arresto di due persone per “detenzione abusiva di due pistole con matricola abrasa” e “detenzione finalizzata allo spaccio di sostanze stupefacenti”. In quella circostanza erano stati sequestrati, oltre alle armi, anche 1,3 kg di oro fuso, 21 monete d’oro, gioielli tra i quali un anello da 20.000 euro e denaro contante per circa 45.000 euro. I Carabinieri avevano compreso da subito che l’origine di tali beni non poteva che essere delittuosa, anche per il modo con il quale tali beni erano stati occultati, ad esempio anche all’interno del cassone della tapparella di una finestra. In una successiva perquisizione risalente al novembre 2018 erano stati sequestrati inoltre numerosi assegni, piccole lastre in oro per 200 grammi, 5.000 euro in contanti e monili vari.
Recentemente, in sede di esecuzione della misura reale disposta dal GIP, era stato sequestrato anche un “ComprOro” con sede in Sinalunga, riconducibile al sodalizio criminale, da poco operante sul territorio, verosimilmente con la finalità di far proseguire a nuove persone l’affare illecito. Erano stati anche sequestrati denaro, buoni fruttiferi, monili d’oro, gioielli e oro.
Le indagini hanno inoltre portato al blocco di 22 posizioni aperte presso gli istituti di credito (conti correnti e postepay) al fine di impedire la prosecuzione delle condotte illecite.
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