Insieme all’autore Aldo Alessandro Mola, l’antropologo Vinicio Serino e il presidente della Biblioteca Raffaele Ascheri.
Tra l’incudine della scomunica decretata dalla Chiesa cattolica sin dal 1738 e il martello dei partiti politici ieri come oggi decisi a bandirli dalla società, i trentamila massoni italiani costituiscono un ordine iniziatico ammantato da un curioso paradosso: custodisce dei “misteri” ma non è affatto un’associazione segreta. Introdotta in Italia dall’estero, dal Settecento la Massoneria è stata volano di ricerca scientifica e progresso civile e nel corso della sua storia si è battuta per la libertà di coscienza, l’istruzione obbligatoria, le norme giuridiche, l’emancipazione femminile e l’elettività delle cariche pubbliche. Contaminata nel tempo da deviazioni, bersaglio di pregiudizi sprezzanti e in assenza di una legge che ne tuteli il nome, la massoneria va almeno conosciuta attraverso la via maestra: i suoi tre secoli di storia.
Con questa nuova sintesi, che ne spiega le radici antiche fino ai giorni nostri, sulla base di numerosi documenti inediti e di una aggiornata prospettiva storiografica Mola, il più noto e riconosciuto storico della massoneria in Italia, getta luce su vicende controverse del nostro passato. Per esempio il rapporto tra la massoneria, il fascismo e i suoi gerarchi: Giuseppe Bottai, il “fascista critico”, Italo Balbo, quadrumviro della Marcia su Roma, Edmondo Rossoni, capo dei sindacaTI fascisti, e il celebre Curzio Malaparte. O, ancora, le influenze dell’esoterismo all’interno delle obbedienze e il disastroso fratricidio massonico: un fiume carsico nel corpo gracile della massoneria in Italia, rimasta ai margini dello Stato e circondata da un’opinione pubblica sospettosa e ostile.
Aldo Alessandro Mola, storico e saggista, dal 1967 ha pubblicato opere sul Partito d’azione, sul Risorgimento, sull’unificazione nazionale e i suoi protagonisti (Mazzini, Garibaldi, i re d’Italia). Per Bompiani ha pubblicato “Storia della monarchia in Italia” (2002) e le biografie di Silvio Pellico (2004) e di Giosuè Carducci (2006). Il suo “Giovanni Giolitti” (2003) è nei Classici della Storia Mondadori. Contitolare della cattedra Théodore Verhaegen dell’Università Libera di Bruxelles, nel 1980 è stato insignito della Medaglia d’oro di benemerito della cultura.