In Toscana si registrano “circa 150 segnalazioni l’anno di aggressioni a danno di operatori sanitari, di cui il 20/25 per cento sono di natura fisica e il resto di tipo verbale”. È quanto ha dichiarato l’assessore alla Sanità Stefania Saccardi rispondendo all’interrogazione del vice presidente della commissione in Consiglio regionale Paolo Bambagioni (Pd).
Sollecitata a riferire sullo stato di attuazione delle misure messe in campo dalla Regione per prevenire, rilevare e contrastare atti di violenza contro operatori del servizio sanitario, Saccardi ha riferito che “tutte le Aziende hanno istituito un apposito sistema di segnalazione aggressioni”, anche attraverso la costituzione di “gruppi di lavoro multidisciplinari per l’analisi dei casi e l’individuazione di misure specifiche necessarie ad implementare un percorso di supporto psicologico in favore delle vittime”.
Nel recepire le delibere della Giunta toscana, le Asl si stanno muovendo per implementare un corpo di vigilanza “adeguato, con presenza fissa almeno nei pronto soccorso e alcune aziende hanno già raggiunto un livello di copertura definito dall’assessore opportuno”. Tra le altre misure di contrasto, sono state citate videocamere di sorveglianza alle vie di accesso alle strutture, parcheggi e “alcuni reparti ritenuti a rischio aggressioni elevato”.
Riguardo poi all’osservatorio regionale di prevenzione e contrasto, costituito formalmente con delibera (1176/2018), Saccardi ha informato che si è riunito lo scorso 6 febbraio e ha approvato il proprio disciplinare di funzionamento per il raggiungimento di obiettivi quali azioni omogenee di prevenzione e protezione e la “progettazione di attività formative aggiuntive a quelle che aziende ed enti stanno già attuando”.
Soddisfatto della risposta si è dichiarato Bambagioni, che ha elogiato i “contenuti espressi dall’assessore”. “Si percepisce – ha rilevato – che c’è attenzione e volontà di azione. È stato redatto un cronoprogramma e sarebbe utile, in un’ottica di prevenzione e contrasto, accelerare sul fronte della videosorveglianza in quei luoghi ritenuti più a rischio”.