Sapete… parliamo di quell’ente sacrificato sull’altare di un populismo condotto in larga parte da chi non sapeva nulla sul ruolo delle Provincie e soprattutto non sapeva che le Provincie non erano e non sono tutte uguali, perché i territori di competenza non sono tutti uguali”. Così l’inizio di un intervento dell’associazione Confronti.
“Fusioni, incorporazioni, macroprovince, enti di secondo livello, no anzi cancellazione. Prima il taglio dei trasferimenti poi la legge di riforma che di fatto le trasforma in enti di secondo livello governate da eletti rappresentanti dei comuni. Uno spettacolo sconcertante: deleghe che migrano verso le regioni insieme a larga parte del personale, i territori che si allungano e si allontanano dai capoluoghi. Basta dare uno sguardo alle strade con senso unico alternato o chiuse e comunque disseminate di cartelli di pericolo generico perché non ci sono risorse per intervenire. Un arretramento infrastrutturale che peserà e non poco sul nostro territorio. Poi il referendum costituzionale naufragato così come le riforme delle Provincie che rimane “lì” come un relitto incagliato, in avaria dopo una tempesta che poteva essere evitata.
Eccole quindi le province che “non vogliono lasciare la scena” occupate da chi non è in grado di fare nulla per salvarle o ridargli quella dignità che meriterebbero insieme al loro personale. Eccole le iene che si contendono gli ultimi brandelli di “podere”.
In questo contesto le elezione del nuovo presidente della provincia di Siena a fine Ottobre diventa una ulteriore sfacciata beffa. Infatti gli aventi diritto al voto passivo si contano sulle dita di una mano mentre gli altri quasi trenta Comuni non posso esercitare questo diritto e questi sono i Comuni che vanno al voto nella prossima primavera.
Si intende così la rappresentatività di una democrazia “diretta”?! Però questo non sembra “tangere” alcuno, anzi sembra non fregare niente a nessuno. Noi con timidezza, senza orgoglio ma con caparbia convinzione pensiamo che sarebbe meglio una riflessione complessiva su questo argomento. Studiare cioè una riforma che ponga fine a questa eutanasia schizofrenica.
Questo ci fa proporre il rinvio della elezione del presidente della Provincia per evitare che un passaggio istituzionale e funzionale vitale diventi una farsa “ridicola”. Chiediamo chiarezza per la verità! Il Partito Democratico è capace di farlo?! Lo vuole fare?! Una scelta siffatta riscatterebbe questo partito da errori ed insuccessi riportandolo a governare scelte importanti per la comunità anziché “incanaglirsi” nel masticare regolamenti e statuti che neppure il Pprofessor Sabatini dell’Accademia della Crusca è in grado di decifrare”.