Così un intervento di Donato Chiezzi, portavoce del Comitato per la nascita del Comune delle Crete Senesi.
“Il progetto parte dal basso, da persone di età ed estrazione sociale, economica e culturale assolutamente differenti. Persone che perseguono un sogno: il rinascimento dei propri paesi, nuovi investimenti, maggiori occasioni di lavoro qualificato, sviluppo di un intero territorio.
La legge prevede che il progetto passi per un referendum, per arrivarci occorre raccogliere, in ogni Comune, 1.250 firme in pochi mesi. Per questo viene costituito un comitato composto da donne e uomini liberi che sognano un futuro migliore; il risultato viene raggiunto sull’onda dell’entusiasmo di pochi che riesce a coinvolgere molti.
Nonostante anatemi e scomuniche rivolte ai cittadini di uno dei due Comuni, dove alcuni soggetti hanno fatto di tutto per dissuadere le persone a firmare per richiedere il referendum, i nostri riescono a raggiungere l’obiettivo e portano le firme in Regione.
Adesso i quasi tremila cittadini che hanno firmato per chiedere di potersi esprimere democraticamente, aspettano che sia fissata la data del referendum. Tremila persone che, senza strepiti, senza urla, senza offese stanno aspettando una data per poter iniziare a progettare il futuro del proprio territorio. Intanto è nato un comitato per il no alla fusione (anche se ancora non sappiamo se e quando andremo a votare).
È uscito con un volantino pieno di anatemi che inneggiano alla conservazione e lanciano messaggi preoccupanti per il nostro futuro.
Ora, tutte le opinioni sono lecite, anche le più oscurantiste, e ben vengano questi signori a spiegarci le loro ragioni, che siamo disponibili ad ascoltare, ma affermare che le firme siano state estorte con false informazioni ci sembra oggettivamente troppo.
L’affermazione sconfina nell’offesa, non solo nei confronti di chi ha raccolto le firme ma dei cittadini che hanno deposto la propria sottoscrizione, considerati da questi signori, poco intelligenti per capire cosa stessero firmando.
Ci vuole rispetto per le persone e per le opinioni altrui, ci vuole rispetto per il procedimento democratico.
Cercheremo di non cadere nelle loro provocazioni, convinti che l’unica strada percorribile sia quella della partecipazione democratica e quindi del referendum.
Appena verremo a conoscenza della data di indizione, cercheremo di spiegare i pro che sono a nostro avviso di gran lunga maggiori dei contro alla fusione che fin qui abbiamo ascoltato, e poi lasceremo la parola ai cittadini che potranno esprimersi con un no o con un si: restare così o provare a cambiare.
Il nostro futuro è nelle nostre mani, e non rinunceremo a esprimere la nostra volontà; non rinunceremo alla Democrazia”.