IL QUADRO
– Il risultato delle elezioni italiane, le cui implicazioni si manifesteranno nei prossimi giorni, arriva dopo una settimana difficile per i mercati tra la mossa protezionistica dell’amministrazione Trump e l’esordio di Jerome Powell alla guida della Fed
– In settimana, in aggiunta all’evoluzione del quadro politico italiano, focus su meeting BCE (probabilmente interlocutorio) e dati sul mercato del lavoro USA (dopo lo shock sula volatilità causato cinque settimane fa dall’aumento dei salari orari)
IL PRIMO IMPATTO DELLE ELEZIONI DOPO UNA SETTIMANA PROBLEMATICA
Il risultato elettorale italiano, con il suo carico di incertezza e la consapevolezza che le sue implicazioni saranno chiare solo nelle prossime settimane, condiziona l’apertura di Btp e FTSEMIB. Lo spread Btp-bund, dopo un avvio volatile, in un range 132-143 punti base, si è per ora stabilizzato a circa metà di questo range; da notare che la settimana passata lo spread si era ristretto di circa 10 p.b. Più problematica l’apertura del FTSEMIB, che al momento in cui scriviamo sottoperforma decisamente l’Eurostoxx (-1% vs. +0,5%), con i titoli bancari particolarmente colpiti. In prospettiva, la traiettoria degli eventi politici sarà il fattore direzionale principale. A supporto del mercato italiano la recente resilienza alle fasi negative degli asset rischiosi, l’assenza di aste sui titoli di stato italiani questa settimana e la percezione che, per quanto riguarda i titoli di stato, in uno scenario di forte allargamento, la BCE potrebbe agire da fattore di stabilizzazione.
Per quanto riguarda la settimana passata, si è chiusa in negativo una settimana piuttosto volatile per i listini. Le Borse europee hanno risentito dei cambi di rotta di Wall Street, provocati dalle parole del presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, durante le due audizioni all’House Financial Services e al Senate Banking Committee. La prima ha visto il successore della Yellen rilasciare parole rassicuranti sull’andamento dell’economia americana, dimostratasi a suo parere in rafforzamento anche grazie alle politiche di Trump; in tale contesto il capo della Fed ha aperto alla possibilità di un eventuale quarto rialzo dei tassi nel corso dell’anno, allarmando così i mercati. Powell ha tenuto a sottolineare come la Fed terrà vivo l’impegno a mantenere la stabilità dei prezzi e la piena occupazione ma ha avvertito che per evitare un surriscaldamento dell’economia potrebbe essere necessaria un’azione più incisiva sulla politica monetaria. Durante la seconda audizione il Presidente ha invece placato i toni “da falco”, affermando come non vi siano evidenze di surriscaldamento dell’economia statunitense e che la banca centrale USA “non è interessata a deviare dai suoi piani a meno che non emergano circostanze eccezionali”. L’aggiornamento sull’inflazione rilasciato in settimana sembra confermare i toni più accomodanti di Powell sul rischio inflattivo: il deflatore dei consumi core è risultato infatti a gennaio in crescita dell’1,5% su base tendenziale, un numero in linea con le attese.
A spaventare i mercati sono state anche le dichiarazioni di Trump sull’imposizione di nuovi dazi sulle importazioni di acciaio e alluminio, con possibili aumenti dei prezzi dei beni e guerra delle tariffe. I mercati asiatici e valutari sono stati invece condizionati dalle dichiarazioni del presidente della BoJ Kuroda che apre ad una possibile fuoriuscita dalla fase ultra accomodante di politica monetaria giapponese nel 2019.
La premier britannica Theresa May nel suo discorso alla Mansion House dimostra realismo sul fronte Brexit, ribadendo come il governo britannico non possa prevaricare nei negoziati con Bruxelles, rifiutandosi di sostenere gli oneri dell’appartenenza all’Unione. In tema di libera circolazione dei cittadini europei nel Regno Unito, la Premier ribadisce che la giurisdizione della Corte Europea sul Paese finirà quando la Brexit sarà definitiva; invocata inoltre la necessità di un meccanismo indipendente d’arbitrato per dirimere future dispute commerciali, ferma l’incompatibilità con la Brexit della permanenza UK nell’unione doganale europea.
MEETING BCE: PROBABILMENTE INTERLOCUTORIO
Ancora politica monetaria tra i catalyst della prossima settimana: è in programma infatti per giovedì 8 marzo il meeting della BCE. Il mercato non si attende modifiche all’attuale orientamento di politica monetaria in tema di Forward Guidance e Asset Purchase Program (APP). Una modifica possibile, la rimozione del cosiddetto easing bias sull’APP (la dizione circa la possibilità di aumentare il QE “se necessario”) potrebbe essere posposta al prossimo meeting se gli sviluppi sul fronte elezioni italiane dovessero causare qualche tremore sui mercati. Nel frattempo gli aggiornamenti macroeconomici confermano la fiducia nell’espansione economica dell’Area Euro, soprattutto nel settore del credito: a gennaio i flussi di credito al settore privato europeo si sono infatti ulteriormente rafforzati, con incremento notevole dei prestiti nei confronti delle società non finanziarie.
LA SETTIMANA
– Oltre alla BCE, la BoJ e la Reserve Bank of Australia terranno i loro meeting di politica monetaria; indicazioni importanti potrebbero giungere anche da interventi programmati di membri votanti della Fed (Quarles, Dudley e Bostic)
– Tra i dati macro, in uscita il dato definitivo sul PIL dell’Area Euro nel quarto trimestre e, negli USA, i dati sul mercato del lavoro (cinque settimane fa i dati sui salari orari avevano dato avvio allo shock sulla volatilità) e l’indice ISM non manifatturiero di febbraio