IL QUADRO
– Dopo quasi due mesi di negoziazioni, le difficoltà nella formazione della nuova coalizione di governo in Germania sono deflagrate durante il fine settimana. La prospettiva di nuove elezioni politiche ha causato una temporanea debolezza stamane nell’euro-dollaro, dopo che la serie di buoni dati sul Pil del Q3 in area euro gli aveva fatto riguadagnare la metà del range (1,16-1,20) degli ultimi 4 mesi.
– La debolezza osservata sinora nel mese su alcune asset class (High Yield, Emergenti) si sta estendendo solo in misura ridotta ai mercati azionari europei e affatto allo S&P500.
– L’inflazione USA, secondo alcuni l’anello mancante per vedere una fase di debolezza marcata dell’obbligazionario, ha interrotto la serie di dati persistentemente inferiori alle aspettative, sorprendendo leggermente al rialzo in ottobre. La sorpresa non è stata però sufficiente a controbilanciare l’influenza della fase di debolezza dei mercati; l’effetto netto è stato un declino dei rendimenti obbligazionari.
L’interrogativo sulla natura dell’attuale fase di mercato, se costituisca (a) un episodio minore di riposizionamento del rischio che produce una correzione limitata ad alcuni segmenti dei mercati finanziari o (b) un inizio di qualcosa di più significativo ed esteso, rimane aperto.
Le obbligazioni High Yield (HY) e dei paesi emergenti (EM), e le valute degli emergenti hanno vissuto giornate difficili nel corso del mese. I fondi HY e EM hanno visto forti uscite di capitali (negli USA terza fuoriuscita più elevata per HY, la più elevata in 42 settimane per EM), ma queste asset class stanno solo cedendo una minima parte degli afflussi degli ultimi anni. Il declino degli HY europei in questo episodio correttivo è circa il doppio dei due precedenti episodi di quest’anno in marzo e agosto (attorno a -0,5% per entrambi), ma si mantiene ancora contenuto in termini storici.
Ponendo il primo novembre come inizio dell’attuale fase correttiva, il quadro che emerge è di una performance negativa sulle obbligazioni HY e degli emergenti che scalfisce moderatamente la performance positiva accumulata da inizio anno. Inoltre il “contagio” ai mercati azionari è stato limitato (Area Euro) o assente (USA).
Mentre i recenti tremori sembrano essere filtrati, seppur limitatamente, ai mercati azionari europei, lo S&P500 sta evidenziando in questa fase tutta la sua solidità, complice probabilmente il proseguimento del percorso della riforma fiscale e una fase di espansione, già molto lunga storicamente, che non mostra segni di cedimento. Questa resilienza è ancora più significativa se ricordiamo che l’indice ha consegnato a ottobre il suo dodicesimo mese di performance totale (dividendi inclusi) positiva, una striscia con pochi precedenti (1949-50 e 1935-36) in una serie di dati lunga 90 anni. L’ultima performance mensile negativa (-1,8%) è stata quella di ottobre 2016, prima dell’elezione di Trump (inizio novembre 2016). Se il mese in corso, che vede sinora una performance sostanzialmente invariata dovesse chiudere in positivo, questo episodio diventerebbe quindi il più lungo della storia. Tutto questo in un ambiente in cui il drawdown massimo (la massima correzione rispetto ai massimi precedenti dell’indice) è stato del 2,8% (13 aprile 2017).
LA SETTIMANA
– Il calendario della settimana si presenta leggero, con dati macro secondari negli USA. Nell’area euro in calendario i primi indicatori di fiducia di novembre per l’area e per alcuni paesi (GER. FRA), ma è facile immaginare che l’attenzione sarà tutta per l’evoluzione della situazione politica in Germania. Nella giornata odierna un primo punto della situazione dovrebbe emergere dall’incontro della Merkel con il Presidente Steinmeier. Secondo la stampa tedesca (FAZ) le opzioni sembrano essere: (a) inizio di nuove negoziazioni con i social-democratici, (b) formazione di un governo di minoranza, (c) nuove elezioni, con quest’ultima opzione la più probabile.