IL QUADRO
Durante un mese di agosto relativamente tranquillo, l’unica finestra di volatilità si è registrata nella prima metà della settimana passata, sul riemergere del rischio geopolitico nell’area asiatica e sulle conseguenze dell’uragano Harvey in Texas. Il movimento di avversione al rischio che ne è seguito è stato però rapidamente riassorbito. Di conseguenza il bilancio del mese restituisce indici azionari solo marginalmente in ribasso, rendimenti obbligazionari governativi USA e Germania in ribasso e un euro-dollaro che si stabilizza attorno a 1,19, dopo aver superato brevemente quota 1,20. La settimana sui mercati si apre però con la riproposizione del tema geopolitico, dopo il sesto test nucleare della Corea del Nord. I mercati asiatici hanno chiuso in ribasso (Nikkei -0,93%) e gli indici europei aprono in territorio negativo.
Nelle scorse settimane il flusso di dati macro si è mantenuto robusto, con il Pil del secondo trimestre in linea o superiore alle aspettative in tutte le maggiori aree. Allo stesso tempo, con i dati dei due terzi del trimestre (luglio-agosto) disponibili, gli indicatori ciclici del Q3 puntano ad una continuazione di una crescita vicina al potenziale. In questo tipo di ambiente, a chi esprime preoccupazioni su un possibile rallentamento rimane quasi esclusivamente l’argomento dell’eccezionale durata dell’attuale fase espansiva dell’economia USA. L’ultima recessione USA è iniziata nel dicembre 2007 ed è finita nel giugno 2009, data ufficiale dell’inizio della fase espansiva in corso. Da allora sono passati circa 100 mesi, che fanno dell’attuale fase la terza più lunga dall’inizio del secolo scorso.
In prospettiva, il mese di settembre si apre con alcuni temi al centro dell’attenzione degli investitori:
– Il difficile passaggio dell’amministrazione USA, che ha a disposizione solo 12 giorni lavorativi per passare in Congresso la legislazione che eviti una chiusura delle attività del governo e il superamento del debt ceiling, il limite all’indebitamento del governo federale USA.
– Le elezioni politiche in Germania (24 settembre), dove la CDU/CSU della Merkel gode al momento di un netto vantaggio nei sondaggi (circa 15 punti percentuali) sulla SPD. L’unico faccia a faccia Merkel-Schulz si è svolto durante il fine settimana e si è risolto a favore della prima, cementando le aspettative di una netta vittoria. Da registrare che recentemente è emersa la riluttanza della SPD di proseguire sulla strada della grande coalizione.
– I meeting delle banche centrali dell’area euro (7) e USA (20).
Il meeting della BCE di giovedì è l’evento cruciale della settimana e rappresenta una tappa di avvicinamento importante all’appuntamento con la comunicazione delle modalità di uscita dal programma di acquisti (il cosiddetto tapering). Il programma prevede attualmente che la ECB acquisti ogni mese circa 60 mld di titoli (governativi e corporate che soddisfano certi requisiti) in certe proporzioni; i limiti operativi hanno generato problemi di scarsità di titoli da acquistare e il programma così come era stato ideato deve essere interrotto o profondamente modificato. Sono tre gli elementi su cui il mercato concentrerà l’attenzione giovedì:
– La tempistica del tapering – Draghi ha fissato per l’autunno la comunicazione delle modalità di uscita dal programma di acquisti e il mercato si attende novità nel meeting del 26 ottobre che avranno la forma di una diminuzione dell’ammontare di acquisti (a 35-40 mld/mese) almeno per tutta la prima metà del 2018. Venerdì scorso fonti di stampa indicavano che i dettagli completi potrebbero non essere pronti prima di dicembre.
– Le nuove previsioni trimestrali – La BCE sarà confortata da un quadro ciclico robusto e da un’inflazione di agosto che è risultata leggermente superiore alle attese. Le nuove previsioni dovranno considerare il movimento di apprezzamento dell’euro, che potrebbe provocare qualche marginale modifica alle proiezioni per l’inflazione nel 2018-19.
– Eventuali commenti sull’apprezzamento dell’euro – L’attuale fase ciclica positiva nell’area euro è guidata dalla domanda interna e l’apprezzamento dell’euro non è visto come uno sviluppo in grado di deragliare la riresa. Tuttavia, fonti di stampa in chiusura della settimana passata hanno suggerito che questo elemento spinge per un tapering più morbido e prolungato.
Nessuna curiosità o attesa sul fronte dei tassi; nelle attese del mercato il discorso qui è ibernato per quasi tutto il 2018, con un accenno di probabilità prezzata per un rialzo del tasso sui depositi (attualmente al -0,4%) solo per fine 2018/inizio 2019. L’apprezzamento dell’euro da inizio anno e l’inflazione moderata hanno avuto un ruolo decisivo nel riportare le aspettative sui livelli prevalenti a inizio anno.