IL QUADRO
Il recupero del prezzo del petrolio (dopo il drastico declino dell’ultimo mese, vedi sotto) e la buona chiusura degli indici asiatici stanno agevolando un tono positivo in Europa in apertura di settimana. Interesse per gli sviluppi domestici del fine settimana (banche venete e ballottaggio amministrative), la cui combinazione sta determinando un buona apertura per l’Italia in generale e il settore bancario in particolare.
LA DIVERGENZA TRA BANCHE CENTRALI E MERCATO
Un movimento di mercato rilevante in se e per le conseguenze che ha sul mondo dei tassi d’interesse è il declino del prezzo del petrolio. Nell’ultimo mese il calo è stato di circa il 18%, alimentando il tema di mercati che non credono alle banche centrali quando queste sostengono di essere all’interno di un processo che porta a politiche monetarie più restrittive.
La risalita dell’inflazione vista nel 2016 sembra essersi esaurita. Nell’area euro il picco raggiunto a febbraio (2%) è stato seguito da una serie di numeri inferiori alle attese che hanno portato all’1,4% di maggio. Negli USA dal picco del 2,7% (anche qui a febbraio) l’inflazione è calata al 1,9% di maggio. Lo stesso quadro emerge guardando le misure dell’inflazione core (depurata dagli elementi più volatili).
Nella mente di molti investitori la discesa dell’inflazione in atto impedirà in ultima analisi alle banche centrali di implementare i loro piani e la discesa dei rendimenti obbligazionari è la posta che gli investitori stanno mettendo sul piatto.
Dopo la salita nella seconda metà del 2016 e il range mantenuto durante il primo trimestre, i rendimenti governativi globali si sono adagiati nella parte bassa del range.
Guardando alle aspettative implicite del mercato riguardo la Fed, il mercato prezza solo 10 punti base di rialzo per la fine del 2017 mentre nel triennio 2018-2020 sono a malapena prezzati due rialzi. Questo significa che il mercato non prezza interamente neanche un rialzo dei tassi per quest’anno e vede il tasso sui Fed Funds (il tasso chiave di politica monetaria della Fed) attorno all’1,5% nel lungo periodo contro il 3% atteso dai membri del FOMC (l’organismo che decide la politica monetaria negli USA).
LA SETTIMANA
– Nell’area euro in uscita i numeri sull’inflazione di giugno che dovrebbe risentire in tutti i paesi del calo del prezzo delle materie energetiche. Per l’indice generale dell’area euro il consensus si attende una inflazione annua in ulteriore discesa (al 1,3% dal 1,4% di maggio) con una sostanziale stabilità del core (1% contro lo 0,9% di maggio).
– Anche negli USA l’inflazione sarà al centro dell’attenzione, con i numeri di maggio del PCE (Personal Consumption Expenditure). Le attese sono per un declino dell’inflazione annuale all’1,5% dal 1,7% precedente e per un core stabile all’1,5%.
– In settimana sono attesi diversi interventi di esponenti di primo piano delle banche centrali. La Yellen (Federal Reserve USA) interverrà martedì sui temi economici globali ad un simposio a Londra. Draghi interverrà al Central Banking Forum (l’appuntamento annuale organizzato dalla BCE), assieme ai leader delle banche centrali di Giappone, Canada, UK.