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SALUTE e BENESSERE

Codice Rosa, in Toscana quasi 15.000 casi in cinque anni

7 Marzo 20175 minuti di lettura
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I dati aggiornati sono stati presentati stamani dall’assessore al diritto alla salute Stefania Saccardi, nel corso di una conferenza stampa alla vigilia dell’8 marzo. La vicepresidente, con delega alle pari opportunità, Monica Barni, che avrebbe dovuto essere presente, ma è stata trattenuta a Poggio a Caiano per un sopralluogo al crollo del muro della Villa Medicea, ha inviato in sua rappresentanza Cristiana Alfonsi, della sua segreteria. Nell’occasione è stato fatto il punto sulle iniziative della Regione in tema di contrasto alla violenza di genere e di pari opportunità.

“Il Codice Rosa è un progetto nato in Toscana – dice Stefania Saccardi -, che ha fatto da apripista, diffondendosi poi in tante altre regioni. Dal 2014 è diventato un protocollo nazionale e sta ora riscuotendo grande attenzione anche in Europa. In ogni pronto soccorso degli ospedali toscani c’è una corsia riservata e un team multidisciplinare che si prende cura delle persone vittime di violenza e abusi. E il Codice Rosa è diventato sempre di più un percorso di tipo sociosanitario: perché una donna non venga poi abbandonata una volta uscita dal pronto soccorso, abbiamo voluto una forte integrazione tra politiche sanitarie e sociali, per assistere anche sul piano sociale e psicologico le persone vittime di violenza che si sono presentate al pronto soccorso. Da pochi mesi – aggiunge Saccardi – abbiamo poi istituito la Rete regionale Codice Rosa, che collega e coordina tutte le forze che all’interno del servizio sanitario toscano lavorano per offrire alle vittime di violenza e abusi un aiuto pronto e tempestivo, articolato e complesso”.

“Il mio assessorato – dichiara la vicepresidente Monica Barni – è impegnato da anni nella lotta agli stereotipi di genere, allo scopo di contribuire ad un cambiamento culturale complessivo che possa portare a un’effettiva parità, in termini di valorizzazione della figura femminile, di promozione di una più equa distribuzione dei carichi di cura familiari e di corrette relazioni tra i due sessi. Quindi, in definitiva, per prevenire la violenza di genere, poiché la donna non deve essere vista come soggetto più debole rispetto all’uomo, ma semplicemente come individuo, portatrice di una differenza di genere che, come ogni diversità, rappresenta una ricchezza. Per domani, 8 marzo – aggiunge Monica Barni – il movimento “Non una di meno” e le associazioni femministe di tutto il modo hanno proclamato lo sciopero internazionale delle donne, al quale idealmente aderisco”.

Il Codice Rosa in Toscana, cinque anni in aiuto delle vittime di violenza

Nel 2016, gli accessi per Codice Rosa nei pronto soccorso degli ospedali toscani sono stati in tutto 3.451, di cui 2.938 adulti, nella stragrande maggioranza donne (2.802 maltrattamenti, 111 abusi, 25 stalking) e 513 minori (439 maltrattamenti e 74 abusi). Nel 2015 gli accessi erano stati 3.049: 2.623 adulti e 426 minori. Vedi tutti i dati nei documenti allegati.

Il Codice Rosa è un progetto della Regione Toscana, sviluppato a seguito dell’esperienza positiva realizzata dalla Asl 9 di Grosseto (dove il Codice Rosa è in funzione dal 2010). E’ rivolto alle persone che accedono alle strutture di pronto soccorso per essere curate: uomini e donne, adulti e minori, vittime di maltrattamenti, abusi e discriminazioni sessuali. Il progetto regionale, che prevede il coinvolgimento interistituzionale e delle associazioni, ha preso avvio dal 2012 e si è sviluppato gradualmente fino alla completa diffusione, avvenuta nel 2014, in tutte le aziende sanitarie toscane.

Il percorso parte da una stanza dedicata all’interno del pronto soccorso, nella quale accedono tutti gli specialisti che dovranno visitare la/il paziente. Il suo punto di forza è una task force interistituzionale, una squadra formata da personale socio-sanitario (infermieri, ostetriche, medici, assistenti sociali, psicologi), magistrati, ufficiali di Polizia giudiziaria impegnati in un’attività di tutela delle fasce deboli della popolazione, quelle che possono essere maggiormente esposte a episodi di abuso e violenza: donne soprattutto, ma anche minori, anziani, persone vittime di abusi e discriminazioni sessuali. L’intervento congiunto di questa task force permette di prestare immediate cure mediche e sostegno psicologico a chi subisce violenza, nel fondamentale rispetto della riservatezza.

Le iniziative e le azioni della Regione in tema di pari opportunità e differenza di genere

Il 24 marzo prossimo sarà presentato il Rapporto Irpet sulla condizione socio-economica della donna: una fotografia sul mondo femminile e come è cambiato (in termini di scolarizzazione, occupazione, natalità, ecc.) negli ultimi dieci anni in Toscana.

Grazie alla legge regionale 16 del 2009 sulla cittadinanza di genere sono stati portati avanti programmi di educazione alla differenza di genere nelle scuole, per promuovere, attraverso l’educazione, una società sempre più paritaria.

L’anno scorso Regione Toscana ha stipulato un accordo con l’Ufficio scolastico regionale per la realizzazione di corsi di formazione destinati ai docenti e al personale scolastico.

Con l’Università, la Regione sta lavorando per lanciare alcune borse di ricerca per tesi di laurea e pubblicazioni scientifiche volte all’analisi e al superamento degli stereotipi di genere.

In collaborazione con la Commissione regionale Pari Opportunità, la Regione sta ipotizzando il coinvolgimento di Ordine dei giornalisti e Associazione stampa per realizzare iniziative di formazione e sensibilizzazione destinate a giornalisti e videomakers, in modo che siano correttamente declinati i temi di genere, e soprattutto che la violenza di genere sia raccontata nel modo appropriato, senza voyeurismi, paternalismi o, peggio, colpevolizzazioni delle vittime.

Il numero antiviolenza e stalking: 1522. La campagna di comunicazione “La violenza anche se non si vede si sente” varata dalla Regione Toscana per promuovere la conoscenza del numero gratuito antiviolenza e stalking 1522. Il numero, attivo 24 ore su 24, è stato attivato dal Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri ed è collegato alla rete dei centri antiviolenza e alle altre strutture per il contrasto alla violenza di genere presenti sul territorio.

La Regione lavora costantemente a sostegno dei Centri antiviolenza, presidi a cui le donne, vittime di violenza non solo fisica ma anche psicologica, possono rivolgersi.

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