Dopo un week end che non ha prodotto sviluppi rilevanti, la settimana si apre in territorio marginalmente negativo per i maggiori indici europei, dopo la chiusura leggermente negativa dello S&P500 venerdì (-0,18%) e degli indici asiatici stamane (Nikkei -0,05%).
Le banche centrali di diversi paesi (Svizzera, Norvegia, UK) hanno tenuto i loro meeting di politica monetaria durante la settimana passata, ma l’attenzione è stata catalizzata dal Federal Open Market Committee (FOMC) della Fed che ha:
– Aumentato i tassi, innalzando il range per il target del Fed Funds Rate dallo 0,25%/0,50% allo 0,50%/0,75%1;
– Rivisto il numero di rialzi atteso in media dai membri del FOMC nel 2017 da due a tre;
– Dipinto un quadro economico in miglioramento per l’economia USA.
La reazione di mercato è stata conseguente, con un ulteriore aumento dei rendimenti obbligazionari (decennale verso il 2,6%) ed un ulteriore rally del dollaro (dollar index +1,5% nella settimana, EURUSD attorno a 1,04 da 1,06 pre-FOMC).
Il risultato del FOMC non ha intaccato il buon momento dei mercati azionari, che hanno messo a segno un’altra settimana di performance positive. Il FTSEMIB è salito del 4%, allungando a quattro la serie di settimane positive; è la terza volta nel 2016 che l’indice riesce a mettere in fila quattro settimane di rialzi consecutivi. Il mercato non è stato impressionato neanche dalla realizzazione che l’Italia potrebbe unirsi a Germania e Francia e tenere elezioni politiche quest’anno e che un altro referendum (su alcune misure contenute nel jobs act) potrebbe aggiungersi ad un calendario politico già piuttosto fitto.
La settimana che si apre segna l’inizio del periodo di bassa attività sui mercati internazionali e di rarefazione degli eventi macro e politici. Il calendario internazionale non prevede nessun appuntamento di particolare rilevanza, ma sul fronte domestico gli sviluppi sul settore bancario rappresentano un importante punto di attenzione. Il migliore augurio che ci sentiamo di fare ai nostri lettori è quello di non rivivere, al rientro dalle vacanze, l’esperienza del gennaio scorso, quando i maggiori indici azionari sono precipitati dall’inizio di gennaio alla metà di febbraio condizionando poi la performance del resto dell’anno.
Il rally che si è sviluppato sinora in dicembre sta contribuendo a portare i maggiori indici in territorio positivo da inizio anno, non male tenendo conto delle premesse e di quanti e quali shock si sono susseguiti nel corso del 2016.
L’universo obbligazionario, pur riuscendo a chiudere l’anno in territorio positivo, e con performance assolutamente rispettabili per il settore del credito (corporate e high yield) ha sofferto nella seconda metà dell’anno l’importante cambiamento di paradigma che ha avuto luogo riguardo il quadro macro e le politiche monetarie e fiscali.