I tre uomini, secondo quanto si apprende da fonti vicine alle indagini – riporta l’agenzia Ansa – , sono un funzionario del Comune di Siena e due imprenditori di Monteroni d’Arbia; quest’ultimi avrebbero anche legami parentali con il boss Bernardo Provenzano.
Tra agosto e settembre, dopo alcune perquisizioni domiciliari e nei luoghi di lavoro, a danno dei tre sono stati effettuati sequestri preventivi per equivalente e per un ammontare complessivo di oltre 240mila euro. Durante la perquisizione nell’ufficio del funzionario del Comune di Siena sarebbe stato rinvenuto una sorta di libro contabile dettagliato con appuntate date e cifre dei prestiti.
Tra i beni sequestrati anche orologi Rolex e macchine di lusso. Contro i provvedimenti di sequestro i legali degli indagati hanno fatto ricorso al tribunale del Riesame che, nei giorni scorsi, ha invece confermato la misura preventiva. La Procura di Siena, a seguito delle indagini condotte con l’ausilio del Nucleo Tributario della Gdf, contesta ai tre l’usura su prestiti per complessivi 700mila euro circa.
La somma, secondo l’accusa – prosegue la nota Ansa -, sarebbe stata prestata in più volte dal 2009 al 2016 ad un’avvocata in difficoltà economiche. Le indagini sarebbero partite proprio dalle vicende giudiziarie del legale che, radiato dall’ordine e condannato in primo grado di giudizio con l’accusa di truffa dopo aver falsificato sentenze ai danni dei clienti, avrebbe testimoniato di aver commesso il reato perché necessitava di denaro da restituire ai tre presunti usurai. Le indagini della Procura di Siena proseguono per accertare l’esistenza di altre vittime.