Il contingente sarà operativo in tre settimane dal momento dell’arrivo in loco, ma i soldati “non sono ancora partiti”. Ne dà notizia l’agenzia Askanews, aggiungendo che non ci sono e non ci saranno “boots on the ground”, ha tenuto a precisare oggi il Governo, che con i ministri degli Esteri e della Difesa, Paolo Gentiloni e Roberta Pinotti, ha illustrato alle Camere i dettagli dell’operazione.
Il primo ministro libico ha avanzato la sua richiesta al premier Matteo Renzi l’8 agosto scorso. L’intervento è già stato preparato con due ricognizioni in Libia. Il governo varerà nei prossimi giorni un decreto di finanziamento della missione, che avrà un costo di circa 10 milioni di euro per l’anno in corso. “Siamo pronti ma i militari non sono già partiti. Rispetto agli obiettivi si preparano. Sono predisposti, ma nessuno è partito”, ha confermato Pinotti. Il contingente italiano sarà composto da “65 medici e infermieri, 135 militari per il supporto logistico generale, e 100 unità impiegate come force protection”. Queste ultime “agiranno su tre turni”. Nella fase iniziale della missione si tratterà di personale del 186esimo Reggimento paracadutisti Folgore di Siena.
Il Governo prevede inoltre – spiega l’agenzia di stampa – “lo schieramento di un C27-J per eventuale evacuazione strategica e lo stazionamento di una nave attualmente impegnata nel dispositivo di Mare sicuro con funzioni di supporto”. La missione, denominata Ippocrate, nella sua prima fase – già sette/dieci giorni dopo il suo inizio – consentirà interventi di primo soccorso, per “codice rosso e trasfusioni”. Un team chirurgico di supporto, composto da 6 unità, affiancherà medici libici”. La capacità finale sarà raggiunta “dopo 3 settimane, con un massimo di 50 pazienti” ricoverati. L’intera operazione umanitaria si svolgerà “in piena sinergia con l’ospedale di Misurata”.
Di certo, secondo Gentiloni e Pinotti, c’è che non si tratta di un’operazione militare, ma del proseguimento di un “impegno umanitario” già iniziato da settimane con il trasporto negli ospedali italiani dei feriti più gravi dei campi di battaglia libici. “Non andiamo con una portaerei”, è “un’operazione che deve avere una protezione militare” perché “l’ambiente non è sicuro”, ma “non ci sono boots on the ground”. Al massimo, ha precisato Gentiloni, “meds on the ground”.