“Sono molte le particolarità di questo prezioso Masgalano, e le vedremo, ma balza subito agli occhi che si tratta di un “Masgalano di famiglia” nel senso che narra l’intreccio familiare di tre generazioni con alla base preziosi sentimenti, mai superati, di amore filiale, di dedizione, di identità e di ricordi indelebili; oltre a trattarsi di un’opera d’arte di grande impatto.
Già di per sé è straordinario il fatto che sia una fantina ad offrirlo alla Contrada più meritevole: mai successo e crediamo che non risuccederà. Ed è per ricordare, circa 60 anni fa, un fatto mai avvenuto nella storia moderna: una donna che corse il Palio. Era il 16 agosto 1957 e Rosanna Bonelli, alias Diavola/Rompicollo ebbe l’opportunità di correre quel Palio per i colori dell’Aquila. Per la verità nella storia si parla di una certa “Virginia” che nel 1581 – a soli quindici anni – avrebbe corso “alla lunga” per i colori del Drago.
Storia o leggenda? Non ci avventuriamo, ma di sicuro Rompicollo corse tre prove e il Palio, cadendo al secondo giro e – si dice – danneggiando una Contrada e per questo ricevendo qualche “carezza” da due contradaioli (proprio come accade, o accadeva, ai fantini uomini), accettando poi le scuse dei dirigenti di quella Contrada. Il tutto legato al film “La ragazza del Palio”, di Luigi Zampa, attrice protagonista Diana Dors, controfigura la nostra Rosanna. Da un improbabile palio su celluloide al Palio vero: quello corso con i nove “assassini” e con precise disposizioni della sua dirigenza. Un evento che ha lasciato una traccia importante nella nostra Festa e nella vita di Rosanna Bonelli le cui gesta sono state illustrate e tramandate tramite libri, documentari ed interviste anche di tv mondiali. Una meritata risonanza che la fantina ha voluto ricordare con questo bel gesto.
Ed ecco l’altro aspetto particolare: ha incaricato la figlia Chiara Flamini Bonelli, pittrice e scultrice che ha lavorato molto per la sua Contrada, l’Aquila, e che merita più attenzione alla sua arte, che, come dichiara lei, si colloca tra il metafisico e il surreale: questa è l’occasione giusta anche per apprezzarne le qualità e l’umiltà – anch’essa un valore.
Il Masgalano di Chiara, come si conviene in argento, è un capolavoro di segni e di richiami alla città e alle Contrade. Intanto ricorda la Piazza del Campo con i suoi “spicchi”: in questo caso 17 spazi quante sono le Contrade e il tutto si raccoglie in una spennacchiera che oltre ai simboli regolamentari ha la rappresentazione della testa di un cavallo disegnata da mamma Rosanna con la firma “Rompicollo”, come fa in molte occasioni su carta, e incisa in argento: una “autentica” indiscutibile.
In alto – a conferma di un legame familiare che qualifica il lavoro – una incisione di alcuni versi di un sonetto di Luigi Bonelli (padre di Rosanna e quindi nonno di Chiara), commediografo (autore, appunto, dell’operetta “Rompicollo” rappresentata in molti teatri anche all’estero), pittore e vignettista raffinato. Il sonetto si intitola “Acqua e vino – ovvero Il Palio” e l’artista ne ha tratto tre versi che raccontano il gioco delle bandiere: “ all’uom che scaglia nel cielo azzurro il suo vessil d’alfiere// “ciascun tramuta le sue vesti nere, col riso variopinto di una maglia medievale” // “ciascun si trova i suoi colori in petto”.
Dedicati al migliore alfiere e alla miglior comparsa tra le 17 consorelle che si aggiudicherà il premio e quindi parole quanto mai appropriate.
Ma l’intuizione veramente grandiosa è l’inserimento di 17 pezzetti di pietra serena, ciascuno con i colori smaltati delle singole Contrade: un lavoro di infinita pazienza e difficoltà, ma di altissimo significato identitario. Infatti noi senesi ci vantiamo di avere un rapporto speciale con questa pietra: per tutti una semplice arenaria; per noi pezzetti di cuore. E in questa occasione lo sono ancor più perché vi si concretizza la fusione tra Contrada e territorio in una rappresentazione in cui tutti ci ritroviamo e della quale ci vantiamo: le nostre “lastre” (piccole, in questa occasione) entrano di prepotenza nel premio. Città e Contrada, un tutt’uno inscindibile, la nostra grandezza, il nostro vanto.
Anche l’effetto cromatico del tutto è di grande valore: il grigio della pietra serena, arricchito dai colori delle 17 consorelle, si sposa benissimo con la fusione in argento che Chiara, altro particolare di grande significato, ha voluto lasciare grezzo e non lucido, così come era nel “biscotto” in terracotta quando le mani hanno lavorato la creta lasciando la loro impronta; un segno che vale quanto, se non di più, il suo logo che comunque si trova sul retro assieme al ricordo dei sessanta anni dall’evento che vide Rosanna a cavallo su Percìna.
Un’ultima annotazione: nessuno cerchi segni particolari: dall’alto, in basso, da destra a sinistra, le Contrade sono inserite secondo l’ordine di ingresso al canapo nel Palio che si ricorda, mentre le altre sette secondo l’uscita alle trifore del Comune.
Infine: tre generazioni di artisti, uniti indissolubilmente in un bacile d’argento che, a sottolineare ancor più il legame familiare, è frutto della fusione di argenteria della famiglia. Ed allora: come non ritenere straordinario ed irripetibile questo Masgalano che racchiude così tanto dei nostri più autentici valori: famiglia, città, palio, Contrada in una mirabile sintesi di grande valore artistico che ci fa dire GRAZIE alla committenza e all’artista per le emozioni che ci hanno procurato”.
Senio Sensi
Foto di Alessia Bruchi
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