Giuseppe Pallini torna alla scrittura in versi. 120 sonetti in un libro che racconta Siena nel momento che la contraddistingue: il Palio. Versi raccolti negli anni, dove si nota l’attaccamento di un uomo, non più giovane, alle tradizioni della sua città, ma che non risparmia critiche e disappunto con un fare sempre ironico e tagliente che è proprio di quella forma di poesia popolare che è il sonetto. Si racconta dei momenti di vita contradaiola, delle cene, delle vittorie come delle sconfitte, con un occhio sempre attento ai fatti di cronaca.
Il Palio d’una volta? Era diverso.
Lo so, è sempre Palio, sempre bello,
appassionante, ma per qualche verso
ora è cambiato, via, non è più quello.
Presempio le contrade che hanno perso
e si so’ ripurgate senz’appello,
mentre si canta nel rione avverso,
lo pagano anche loro un bel balzello.
C’è tante spese, c’è il veterinaio,
c’è ‘l fantino ch’è sempre ben trattato
anche se ha combinato qualche guaio.
Una volta gli davan du’ manate
e magari un se l’era meritato,
oggi un ti ci provare, so’ vietate.
Se lo tocchi finisci in tribunale
e pure a la contrada gli va male.
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