Mps chiude il terzo trimestre con un utile netto di 310 milioni che si confronta con il ‘rosso’ di 387,5 milioni dello stesso trimestre 2022. Si tratta del quarto trimestre consecutivo in utile per la banca di Rocca Salimbeni che nei nove mesi registra un utile di 929 milioni. Il risultato è superiore alla stima di consenso degli analisti.
Il Cda della Banca ha deciso di non pagare l’imposta sugli extra profitti e di accantonare a riserva non meno di 312,7 milioni. La banca guidata dall’amministratore delegato Luigi Lovaglio ha deciso di declassificare a rischio ‘remoto’ un petitum da 1,2 miliardi di rischi legali straordinari.
Mps nei nove mesi ha realizzato ricavi per 2.804 milioni, in aumento del 22,9% grazie alla crescita del margine di interesse, che beneficia, sul fronte degli impieghi, dello scenario favorevole dei tassi, “in un contesto di attento presidio del costo della raccolta” si legge in una nota della banca presieduta da Nicola Maione. Il positivo andamento del margine di interesse ha più che compensato la flessione delle commissioni nette (registrata soprattutto sui proventi della gestione del risparmio e sul comparto del credito, in ragione dell’evoluzione dello scenario macroeconomico) e il minor contributo degli altri ricavi della gestione finanziaria. I ricavi del terzo trimestre ammontano a 953 milioni (-2%).
Il margine di interesse nei nove mesi è risultato pari a 1.688 milioni (+62,7%). Il margine di interesse del terzo trimestre è in aumento anche rispetto al trimestre precedente (+4,6%). Le commissioni dei nove mesi ammontano a 987 milioni, in calo del 6,5 per cento. Giu’ i costi operativi, con il beneficio delle 4 mila uscite di personale a fine novembre 2022: 1.358 milioni in calo del 15,2% (-19,5% le spese per il personale). Il risultato operativo lordo del Gruppo è pari a 1.446 milioni di euro, più che raddoppiato rispetto al 30 settembre 2022 (pari a 679 milioni).
Banca Mps nella nota sul trimestre chiuso con un utile di 310 milioni commenta che il risultato dei nove mesi di un utile di 929 mln conferma “una forte crescita della redditività e la continua capacità di generare capitale in maniera sostenibile”.
L’indice di redditività (rote) è pari al 15,1%. Mps a fine settembre registra impieghi a clientela per 78 miliardi, in crescita rispetto al 30 giugno 2023 (+1,9 miliardi). I crediti deteriorati proforma del Gruppo a fine settembre ammontavano a 3,4 miliardi in termini di esposizione lorda, stabile rispetto al 30 giugno 2023 e in lieve aumento rispetto al 31 dicembre 2022 (+0,1 miliardi). La percentuale di copertura dei crediti deteriorati pro-forma del Gruppo si èattestata al 49,1% (a dicembre 2022 al 48,1%).
L’esposizione netta ammonta a 1,7 miliardi, in lieve aumento rispetto a giugno (+100 milioni). A fine settembre il Gruppo ha contabilizzato un costo del credito a clientela pari a 307 milioni in lieve incremento rispetto al trimestre precedente (+4,5%) e include gli effetti dell’aggiornamento degli scenari macroeconomici nei modelli di rischio. Il tasso di provisioning cala a 52 punti base (54 punti a giugno). La raccolta diretta cresce a 89,4 miliardi (+5,3 miliardi rispetto a giugno). Il ratio patrimoniale Cet1 includendo l’utile del trimestre sale al 16,7% e il Tcr al 20,2%.
L’incremento rispetto al 30 giugno scorso è dovuto principalmente alla organica generazione di capitale. La banca infine denuncia una solida posizione di liquidità con un’ulteriore riduzione della raccolta in Bce: a settembre sono stati rimborsati altri 3 miliardi provenienti dalle aste TLTRO III.
Il Monte dei Paschi oggi “è tra le migliori banche italiane” con una redditività sostenibile “e in grado di generare capitale trimestre su trimestre” afferma l’amministratore delegato Luigi Lovaglio nella presentazione dei risultati in utile nei nove mesi di Mps agli analisti. “La banca – afferma Lovaglio -, è in linea per arrivare a fine anno ad un utile netto di 1,1 miliardi.”
Lo stacco di una cedola nella primavera del 2025 diventa inoltre sempre più un’ipotesi credibile per gli azionisti del Monte dei Paschi. L’ipotesi si rafforza nelle parole di Luigi Lovaglio che presenta agli analisti i conti del terzo trimestre. “Siamo bene organizzati per remunerare gli azionisti e anticipare il dividendo sull’utile 2024” afferma riferendosi ancora ai numeri del piano industriale presentato nel 2022 che sono stati resi tuttavia obsoleti dall’accelerazione degli utili prodotto dal rialzo dei tassi da parte della Bce.