Era stato condannato a tre anni di reclusione, oltre che a cinque anni di interdizione dai pubblici uffici, P.F., 52enne, protagonista di una relazione burrascosa con la sua ex, all’insegna della violenza fisica e verbale, che si è protratta per ben due anni, dal 2018 all’ottobre 2020.
L’uomo, in quel periodo, viveva a Siena e, dopo le indagini avviate sul suo conto dagli uomini della Squadra Mobile della Questura senese a seguito della denuncia presentata dall’allora coniuge, era stato raggiunto dalla misura cautelare dell’allontanamento dalla casa familiare e contestuale divieto di avvicinamento alla vittima.
Ormai era diventata una convivenza da incubo. L’uomo, infatti, spesso preda di scatti di ira e comportamenti aggressivi dovuti alla dipendenza da alcol e sostanze psicotrope, non lesinava nei confronti della compagna, di quattro anni più giovane, costanti minacce di morte e sofferenze, spesso dopo essere tornato a casa tardi la sera completamente ubriaco. Ed è proprio in quelle circostanze che l’uomo la sottoponeva ad umilianti rapporti sessuali, nonostante i vani tentativi della donna di sottrarsi agli stessi.
Da qualche anno, in realtà, proprio per questi motivi, i due si erano di fatto separati, anche se l’uomo tornava saltuariamente a casa per cambiarsi e fare la doccia, vivendo una vita parallela di cui lei non voleva saperne. Tuttavia, in un paio di circostanze raccontate dalla vittima, dopo una breve assenza da casa, al suo ritorno l’aveva ritrovata completamente in disordine e con tracce inequivocabili di ore passate a bere e ad assumere sostanze stupefacenti (cucchiai anneriti, accendini, bustine scartate ecc.).
La paura che le due figlie, entrambe minorenni (all’epoca dei fatti di 13 e 15 anni) potessero un giorno assistere a tale scempio, l’avevano indotta a chiudersi in casa la notte, ma nelle occasioni in cui incrociava l’uomo nell’abitazione, lui dava sfogo a tutta la sua violenza. Ed è proprio in una di queste circostanze che il 52enne aveva afferrato la moglie al collo, quasi soffocandola, e, dopo aver mollato la presa, le aveva lanciato contro il telefono cellulare colpendola alla fronte e provocandole una ferita guaribile in sei giorni, come stabilito dal Pronto soccorso del policlinico di Siena, cui la donna si era prontamente rivolta dopo l’episodio. I fatti erano stati confermati anche da alcuni testimoni, dai quali la vittima si era rifugiata per paura di essere raggiunta dall’indagato e subire ben più gravi conseguenze.
La stessa paura l’aveva anche costretta ad allontanarsi momentaneamente da Siena, per trascorrere qualche tempo al sud, con la sua famiglia di origine. Anche così, però, la sua vita non aveva avuto pace, perché le minacce di morte a lei e alla maggiore delle figlie (colpevole di non rispondergli al telefono) continuavano, così come le accuse di averlo tradito con altri uomini.
Era evidente che così non poteva più andare avanti: il giorno dopo le lesioni, nell’agosto del 2020, la donna finalmente aveva deciso di rivolgersi alla Polizia, e, come spesso accade in questi casi, trattandosi di un tipico caso di “codice rosso”, la Squadra Mobile ha preso in mano la questione e condotto le indagini, in stretta sinergia con la Procura della Repubblica di Siena.
A quasi due anni dalla misura cautelare impostagli dal magistrato inquirente, gli uomini della Squadra Mobile hanno trovato P.F. in provincia di Salerno; questa volta, però, non per fargli sapere di essere indagato, ma per condurlo nel più vicino carcere, a scontare una pena di tre anni di reclusione.