“Il Consiglio comunale oggi ha approvato uno schema di statuto per la costituzione di una Fondazione di partecipazione per il Santa Maria della Scala. L’attuale confronto si inserisce nel lungo cammino di dibattiti culturali e ipotesi progettuali tesi a individuare le funzione e gli obbiettivi di questo luogo strategico dell’identità di Siena. L’ultimo indirizzo del Consiglio comunale risale al 2014 e seguiva un efficace percorso di approfondimento e partecipazione della Commissione Cultura di allora”. Così un intervento del gruppo consiliare del Partito Democratico di Siena.
“Al di là delle differenti posizioni sostenute e di inevitabili sfumature, l’elaborazione culturale e politica ha confermato la necessità di fare del Santa Maria della Scala un Centro culturale polivalente – formulazione di Cesare Brandi – che organicamente unisca funzioni tra loro complementari: museo di sé, museo della storia della città a partire dal museo archeologico, collaborazione con la Pinacoteca, da poco diventata Museo autonomo nazionale; spazi per esposizioni di arte contemporanea, sede di ricerca e laboratori, di studio, formazione, scambi e incontro di livello internazionale. Ma anche dotato di servizi e attività per cittadini e visitatori. Quindi, un centro con elementi “permanenti”, quali la collaborazione con la Pinacoteca Nazionale e il museo di sé, unitamente a elementi mobili o transitori. Essenziale anche il Museo per Bambini: nucleo base per far crescere la domanda di cultura. È snodo di un percorso, che può entrare a far parte del progetto della Francigena, libero da format turistici precostituiti. Si tratta di prospettare, anche coinvolgendo le due università, uno spazio di profilo alto, dotato di autonomia operativa e autorevolezza scientifica, capace di produrre cultura e collegato ad una rete museale e imprenditoriale radicata nel territorio senese e in ambito regionale. Uno spazio che sia anche punto di riferimento per eventi culturali e mediatici aperti ai linguaggi della contemporaneità e accogliente per la cittadinanza.
Ancora oggi, però, mentre procedono i progetti di recupero, non si riesce ancora ad uscire dall’emergenza, e si continua a concepire il SMS come un contenitore dove tutto è possibile, una vetrina per mostre ed iniziative che contrastino nell’immediato le debolezze causate dai tanti ritardi, un campo dove si confrontano varie soluzioni di gestione. Non si riesce ancora a dare il giusto peso al valore anticiclico che l’operazione Santa Maria potrebbe davvero rappresentare. Così, con la previsione del Santa Maria come fondazione di partecipazione si fa un passo in avanti, nel solco tracciato anche dalle precedenti amministrazioni, ma non basta.
Non è sufficiente conferire al SMS una forma di gestione che sulla carta dia autonomia e autorevolezza all’intero complesso. Se la parte pubblica, il Comune principalmente quale indiscusso proprietario deve assumere un ruolo centrale nel definire la strategia globale e gli obiettivi da perseguire, su cui scommettere, gli altri soggetti partecipanti devono avere voce in capitolo in una logica di dignitosa e condivisa collaborazione. Inoltre, va tenuto conto del contributo dei revisori allo schema di Statuto, che raccomanda controlli e attenzione alle problematiche economico finanziarie che potrebbero impattare sul Comune.
Occorre però verificare quanto sia congrua la scelta di fare nel SMS una fondazione del terzo settore (ETS). La veste giuridica deve corrispondere ai fini. La collocazione della fondazione nel terzo settore, pur essendo interessante per il regime fiscale privilegiato che potrebbe incentivare il sostegno di privati alle sue attività, risulta critica per il limite di cui all’art. 4, comma secondo, del Codice del terzo settore, che non considera tali “gli enti sottoposti a direzione e coordinamento o controllati dalle amministrazioni pubbliche”. Il Comune, socio fondatore e proprietario del Santa Maria, infatti, non può certo abdicare ad un ruolo attivo nell’indirizzo del nuovo ente, ma al contempo deve essere aperto verso i sostenitori per evitare una sterile chiusura in ambito localistico. Con il rischio che si abbia in pratica un organismo di servizio del Comune, simile ad un’ “istituzione comunale”. Le altre fondazioni, comparabili con la nostra, hanno una struttura che fa capo al MiBACT: sono cioè fondazioni culturali.
Non dobbiamo farci trovare impreparati, ma non possiamo non avere i requisiti che devono essere propri di un complesso museale e culturale, e di figure come quella del direttore, richiesta per fregiarsi della qualifica di museo e ottenere i relativi sostegni. Il comitato scientifico dovrà essere composto da esperti da reclutare in campo nazionale ed internazionale a garanzia reputazionale della missione da svolgere.
È possibile avere tra gli enti fondatori, da subito, insieme al Comune , ad esempio. lo stesso MiBACT e la Regione Toscana? Il rapporto con la Pinacoteca Nazionale rimane il cuore della questione, perché, anche in un rapporto di collaborazione e di integrazione, data adesso anche l’evoluzione in museo autonomo nazionale, darebbe comunque una fisionomia forte, la più evidente e prestigiosa, la sola che può evitare il pericolo di fare del SMS un confuso insieme. Qui faccio riferimento all’obiettivo vero, anche se non immediato, del trasferimento.
Il SMS deve essere un luogo vivo e vissuto, dove si produce cultura, si attivano laboratori, si creano nuovi rapporti interdisciplinari che facciano avanzare la frontiera della conoscenza e abbiano una ricaduta su ricercatori e visitatori, su turisti e cittadini.
Il nostro voto contrario a questo Statuto, quindi, vuole essere uno stimolo ad un evoluzione positiva del Santa Maria della Scala, perché si esca dall’indeterminatezza. Ricordiamo infine che osservare e stimolare è uno dei compiti dell’opposizione”.