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ABBADIA SAN SALVATORE

Gruppo Consiliare Abbadia in Comune: proposte operative per la ”fase 2”

12 Aprile 20207 Mins Read
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Così inizia un intervento del Gruppo consiliare di Abbadia in Comune.

“I settori colpiti sono indubbiamente tutti: dal lavoro dipendente a quello autonomo. Ma è indubbio che commercio, artigianato e turismo obbligatoriamente costretti all’inattività da mesi, in persistenza di costi fissi e con una domanda in diminuzione certa, rischiano più di altri, almeno in prima istanza.
Occorre quindi adoperarsi da subito, ciascuno per quanto può e per come può. La funzione del Comune in questo frangente è essenziale, innanzi tutto per il ruolo di coordinamento delle possibili risposte.

In un nostro post social di qualche giorno fa abbiamo fatto notare che “nessuno basta a se stesso” e perciò rilanciato la necessità di far lavorare la Consulta delle attività produttive dove, per regolamento, siedono tutte le rappresentanze politiche, sindacali e associative e, in aggiunta, possono essere consultate professionalità utili in questo frangente. Indubbiamente spetta poi a chi ha la responsabilità del governo fare le scelte. Gli incontri diretti con gli operatori sono utili e doverosi, se non altro per esprimere la solidarietà e la vicinanza, ma la sede dell’interlocuzione non può che avere confini istituzionali. E in questo periodo servono la ragionevolezza e l’umiltà di coinvolgere chiunque sia in grado di dare un consiglio, portare un’idea.

Ecco perché chiediamo con ogni urgenza la convocazione della Consulta, nelle forme che l’emergenza rende possibile.

Proprio per contribuire ad affrontare la Fase 2, facciamo quattro proposte operative che riteniamo debbano costituire il contributo locale al piano che le autorità statali e regionali stanno mettendo in campo.

QUATTRO MOSSE PER AVVIARE LA FASE 2
1. L’aiuto che il Comune può mettere in campo, ragionevolmente e considerate le proprie competenze, in favore del sistema economico, delle imprese (di qualsiasi tipo) e delle famiglie affinché si possa recuperare un ciclo virtuoso, non può essere altro che la diminuzione del carico fiscale e tributario. Come argomentiamo più avanti, pensiamo al taglio annuo di 1,5 milioni di tasse.
I tributi sui cui il Comune ha ampia discrezionalità e che pesano sulle aziende e sulle famiglie sono essenzialmente tre:
– IMU sugli immobili,
– l’addizionale IRPEF,
– la TaRi, che prevede la copertura integrale del costo del servizio.
Sulle aziende in particolare grava una porzione dell’IMU, quella sugli immobili di categoria D (“produttivi”), oggi allo 0,76% (è consentito abbassarla dello 0,3%). Sulle famiglie, incidono anche altri due tributi o, meglio, compartecipazioni alla spesa, mensa e scuolabus.
Per quanto riguarda la TaRi, vista la normativa che la regola, occorre iniziare un percorso di rinegoziazione delle tariffe e arrivare all’abbassamento per alcune categorie, ad esempio le imprese, con particolare riguardo a quelle che hanno superfici enormi; perché dovrebbero pagare lo smaltimento di rifiuti non prodotti nel periodo di inattività forzata? E perché non agevolare quelle imprese che smaltiscono i rifiuti speciali a proprio carico?
Complessivamente IMU, IRPEF e compartecipazioni valgono oltre 2 milioni annui. L’attuale capacità di indebitamento del Comune ci permetterebbe di abbatterli tutti. Noi ipotizziamo la riduzione di 1,5 milioni ricorrendo parallelamente alla ristrutturazione delle previsioni di bilancio e al credito, come spieghiamo al punto successivo. I meccanismi della riduzione possono essere vari, dalla detrazione fino all’abolizione.
Per esempio, per l’abbattimento dell’addizionale IRPEF (che vale circa 368mila euro annui) pensiamo all’introduzione di una parziale soppressione incentivante che favorisca la struttura commerciale di Abbadia: sull’esempio delle detrazioni per le spese mediche nella denuncia dei rediti, si potrebbe detrarre fino a concorrenza di quanto dovuto (attualmente 0,6% del reddito) una percentuale, ad esempio tra il 20 e il 25%, delle spese effettuate nei negozi e nelle attività in genere del Comune (escludendo le spese sanitarie che già godono della detrazione nazionale) previa presentazione degli scontrini fiscali. Si attiverebbe così un volano economico di oltre 1,5 milioni, appannaggio esclusivo per le aziende di Abbadia.
Per le compartecipazioni relative ai servizi scolastici (mensa e scuolabus), complessivamente 190mila euro, pensiamo all’abolizione.
Ovviamente gli abbattimenti dovrebbero avere dei criteri “solidali” e di equità; per esempio non dovrebbero essere riconosciuti a chi ha continuato a percepire un reddito che gli consente di compartecipare alla spesa di un servizio e si dovrebbe dare la precedenza a chi vive di contratti stagionali o a tempo determinato.

2. Introducendo la questione del ricorso al credito, occorre in prima battuta che il Consiglio assuma l’impegno e lo persegua per via politica e tramite l’ANCI, affinché in questa fase sia concessa la possibilità ai Comuni di indebitamento per la spesa corrente, non solo com’è ad oggi per i soli investimenti, per finanziare, per esempio, i servizi sociali e scolastici.
Ma da subito possiamo intervenire in autonomia attraverso la ristrutturazione radicale del piano triennale delle opere pubbliche e conseguentemente delle previsioni di bilancio: occorre un unico nuovo piano di investimenti in favore del territorio e dell’immagine del paese e quindi finanziabile con il ricorso al credito.
L’incidenza degli interessi passivi sulle entrate correnti ha un limite previsto dall’art. 204 del TUEL e dal 2015 non deve superare il 10%. Attualmente il Comune di Abbadia (DUP 2020-22) ha una percentuale bassissima, intorno all’1% per ciascuna annualità fino al 2022, in progressiva diminuzione. Significa che il Comune avrebbe la possibilità di indebitarsi fino al limite di 550mila euro/annui di interessi passivi, ovvero potrebbe contrarre mutui per circa 5 milioni, ipotizzando un tasso decennale intorno al 2%. Si tratta di un’opportunità non sfruttata da questa Amministrazione e se questo può avere una sua ratio in tempi normali, sicuramente non lo ha in periodi d’emergenza.
Ovviamente questa possibilità esiste a fronte di entrate correnti invariate. Le entrate correnti, in termini di bilancio, sono le entrate tributarie (titolo 1), i trasferimenti correnti (titolo 2) e le entrate extra tributarie (titolo 3). Queste tre poste assommano ad oggi a circa 5,5 milioni e concorrono a finanziare la spesa corrente del Comune.
Ecco un’ipotesi che fornisce un’idea delle grandezze in gioco, che ha come presupposti il varo del nuovo programma di investimenti di cui abbiamo detto e tiene conto dell’abbassamento tributario ipotizzato al punto precedente.
Come detto, ipotizziamo che si abbattano 1,5 milioni/annui di tasse, perciò le entrate correnti passerebbero da 5,5 a 4 milioni, il limite del 10% passerebbe a 400mila euro/annui. Ipotizzando di destinare 170mila euro annui per la restituzione di un mutuo ordinario decennale a un tasso fisso del 2% (ma si troverà sicuramente di meglio, vista la situazione emergenziale), si riavrebbe la disponibilità degli 1,5 milioni decurtati.
I 30mila euro di interessi passivi dovuti il primo anno sarebbero solo lo 0,75% delle entrate correnti, non compromettendo il limite previsto dalla legge che, tenendo conto anche degli interessi pregressi arriverebbe al 2%, ben lontano dal limite del 10%.
È chiaro che le entrate correnti subirebbero una decurtazione, seppur in favore del tessuto commerciale e produttivo di Abbadia, ma vista l’ottima capacità di indebitamento del Comune, nulla vieta di ricorrere, se necessario, ancora al credito anche in annualità successive.
E, sia detto en passant, queste considerazioni evidenziano come il Comune sia perfettamente in grado di procedere “in proprio” per le progettazioni della scuola, piuttosto che accettare sponsorizzazioni che fanno discutere. Ma questa è un’altra storia.

3. Ci sono poi da attivare, per quanto possibile, gli strumenti inseriti nella normativa statale d’emergenza per gli Enti Locali, relativi al 2020:
– l’utilizzo degli avanzi per spese correnti di urgenza, cioè la possibilità per gli enti locali di utilizzare la quota libera dell’avanzo di amministrazione per il finanziamento di spese correnti connesse con l’emergenza in corso;
– la sospensione del pagamento delle quote capitale dei prestiti erogati agli enti locali dalla Cassa Depositi e Prestiti e dal sistema bancario (recente accordo ABI-ANCI).
Per ambedue queste vie è presumibile attendersi un’ulteriore disponibilità di oltre 350mila euro, visto che solo l’avanzo d’amministrazione disponibile accertato nel 2019 ammonta a circa 270mila euro.

4. Infine, il “Cura Italia” (in via di conversione in legge) instituendo meccanismi agevolati di accesso al credito per le diverse tipologie d’impresa, ha introdotto una garanzia sul prestito richiesto gestita dalla SACE pari al 100% per prestiti fino a 25mila euro e pari al 90% se oltre i 25mila euro. In quest’ultimo caso si potrebbe lavorare per offrire la restante garanzia del 10% e, visto che non si tratta di una competenza precipua dei Comuni, lo si potrebbe fare tramite l’accordo con consorzi già esistenti (per esempio il CAAF).”


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