Fare un test genomico gratuito alle pazienti affette da tumore al seno, per stabilire in quali casi sia possibile fare a meno della chemioterapia. Un’azione che può evitare cure pesanti e che sconvolgono la vita della donna, ma che ha anche alla fine un vantaggio economico, visto che un test costa molto meno di un ciclo di chemioterapia. E’ quanto hanno chiesto questa mattina le rappresentanti dell’Associazione Toscana Donna (un’organizzazione di secondo livello, che coordina le varie attività delle associazioni toscane che si occupano di tumore al seno), ascoltate in commissione Sanità presieduta da Stefano Scaramelli (Iv). A parlare a nome di tutte Giuseppa Musumeci, la quale ha spiegato come il test può indicare in quali casi (donne giovani, con patologie a progressione lenta ecc.) la chemioterapia può essere evitata. “Proponiamo uno scambio vantaggioso per la sanità toscana – ha detto – perché il test costa dai 2 ai 3 mila euro, un ciclo di chemioterapia dai 7 agli 8 mila euro. In molti casi, si calcola il 70% , la chemio, che è una cura devastante, può essere risparmiata”. Musumeci ha spiegato che in Toscana c’è una situazione a macchia di leopardo e una disparità di trattamento, con zone in cui il test è a disposizione e prescritto dai reparti e in altre in cui non c’è. Inoltre, ha spiegato ancora la rappresentante, “la Lombardia ha deciso di fornire il test dal luglio 2019 gratuitamente a chi risiede nella regione ma anche a chi viene da altre regioni, e in questo caso chiede il rimborso alla Asl di provenienza. Quindi vorremmo evitare fenomeni di migrazione di massa verso la sanità del nord”.
Il presidente Scaramelli, alla fine dell’audizione, ha garantito che la Commissione si farà carico della richiesta e presenterà, entro la prossima seduta, una proposta di risoluzione alla Giunta. “Lavoreremo in maniera bipartisan a un atto che impegni la Giunta a introdurre gratuitamente il test genomico in tutta la Toscana, omogeneizzando l’offerta di cura – ha detto Scaramelli -. E’ un modo per evitare cure invalidanti e anche per impedire fenomeni di turismo sanitario e di concorrenza da parte di altre Regioni”.