IL QUADRO
– Direzione dei mercati ancora dettata dalle evoluzioni della politica commerciale USA
– Focus su indicatori di fiducia e inflazione in area euro e sul meeting del Consiglio UE in chiusura di settimana
I mercati azionari continuano a essere guidati dalle evoluzioni della politica commerciale USA. La settimana appena passata ha visto tutti i maggiori indici chiudere negativamente con una apertura simile nella giornata odierna. Gli ultimi sviluppi riportati ieri dalla stampa USA narrano di un piano per impedire alle società cinesi di investire in società del settore tech negli USA e per impedire in generale il trasferimento di tecnologia dagli USA alla Cina.
Nell’area euro sono in uscita i numeri preliminari dell’inflazione di giugno e vari indicatori di fiducia che getteranno luce sullo stato del ciclo economico. La scorsa settimana i primi segnali (indici PMI di giugno) sono stati misti, con un PMI del settore manifatturiero che è calato per il sesto mese consecutivo ed un PMI del settore dei servizi che è salito, permettendo al PMI composito di interrompere una discesa che durava da quattro mesi.
Nonostante la risalita di giugno l’indice composito per il secondo trimestre (54,7, contro un 57 nel Q1 e il massimo storico di 57,2 nell’ultimo trimestre del 2017) evidenzia che il rallentamento del Pil visto nel primo trimestre non è stato seguito da un rimbalzo dell’attività economica. Il Pil dell’area euro ha segnato un incremento dello 0,4% nel primo trimestre, inferiore allo 0,7% visto in tutti i trimestri del 2017, e si avvia a crescere in misura simile nel secondo trimestre. L’evoluzione ciclica nella seconda metà dell’anno sarà di particolare interesse dopo l’atteggiamento estremamente cauto mostrato dalla BCE nell’ultimo meeting del 14 giugno, con il passaggio a un impegno a lasciare i tassi ufficiali invariati sino ad almeno l’estate del 2019. La percezione è che questa cautela sia motivata dalla volontà di accomodare il rallentamento in atto e valutarne l’entità.
Al momento vi sono due scenari che appaiono come i più probabili:
– Lo scenario che costituisce il consensus corrente vede una crescita in rallentamento verso un rispettabile 2% nella seconda metà dell’anno rispetto all’eccezionale 2,6% del 2017. La fase di rialzo dei tassi avrebbe comunque inizio a settembre 2019, con un’evoluzione dei tassi ufficiali e dell’euribor 3m in linea con il consensus.
– In uno scenario alternativo, il rallentamento si rivela più profondo e porta la crescita attorno al potenziale (1-1,5%). In questo scenario la fase di rialzo dei tassi verrebbe abortita con tassi ufficiali che rimarrebbero ibernati sugli attuali livelli e l’euribor a 3m attorno al livello a cui è inchiodato dall’inizio del 2017 (-0,33).
In chiusura di settimana (giovedì-venerdì) è in programma un importante meeting del Consiglio dell’UE che ha in agenda tutti i grandi temi, dall’immigrazione (su cui si è concentrato il meeting dei primi ministri di ieri) al budget UE, dalla risposta alla politica commerciale USA alla Brexit, inclusi alcuni di particolare interesse per il mercato:
– La trasformazione dell’ESM in una istituzione stile FMI che intervenga nella prevenzione delle crisi e si unisca alla Commissione e alla BCE in caso di programmi di bail-out
– Il completamento dell’unione bancaria, con uno schema di garanzia dei depositi che rimane l’anello mancante
– Il completamento del mercato unico dei capitali.
Significativi passi avanti sono improbabili su ciascuno dei temi e in tutta probabilità l’obiettivo sarà quello di uscire dal meeting con una serie di rinvii e rimandi che allontani lo spettro del fallimento totale.