IL QUADRO
Nell’audizione avvenuta in settimana Janet Yellen, presidente della Federal Reserve, ha illustrato davanti al Congresso Usa le intenzioni della Banca Centrale statunitense nel prossimo futuro: l’impegno della Fed sarà indirizzato ad impostare un graduale rialzo dei tassi, tale da non interrompere o contrastare in alcun modo la crescita in atto nel Paese. Con un’espansione economica sostenuta dalla spesa delle famiglie e dagli investimenti delle imprese, sarà possibile determinare un sentiero di rialzo dei tassi negli anni successivi, in modo da accompagnare la crescita ad un incremento dell’inflazione verso il target del 2%. Quanto al bilancio della Fed, Yellen ha confermato che la Commissione si aspetta di iniziare a ridurlo a partire da quest’anno. Dalla presentazione del Beige Book, inoltre, è emerso che l’economia continua a espandersi e il mercato del lavoro sta migliorando ancora, ma le pressioni sui prezzi restano modeste: la crescita dei salari continua ad essere deludente, infatti, da novembre 2010, il tasso di disoccupazione è crollato dal 9.8% al 4.4%, ma il tasso di variazione delle paghe orarie è salito solo dall’1.8% al 2.5%, ed è sceso negli ultimi quattro mesi, trovandosi al livello più basso da febbraio 2016.
La Bank of Canada ha effettuato la prima stretta sui tassi (per la prima volta dal 2010) con il costo del denaro aumentato allo 0.75% dallo 0.5% precedente. Tale mossa giustificata dagli ultimi dati macro del paese, che hanno mostrato nei primi tre mesi del 2017 un’economia in accelerazione, e ben oltre le aspettative. Si tratta della prima banca centrale a seguire le orme della Federal Reserve nell’ambito del G7. E’ probabile che, a tale mossa, possa fare seguito un ulteriore rialzo dei tassi nel meeting di ottobre.
In questi giorni il rappresentante lettone del Board della Bce ha ventilato l’idea che i programmi di acquisto di bond potrebbero durare ancora un paio di anni, dichiarazioni che vanno decisamente controcorrente rispetto all’opinione che si era fatta il mercato, secondo cui presto si sarebbe avviato un percorso di normalizzazione dei tassi e delle politiche monetarie straordinariamente accomodanti. Ma è probabile che nella riunione di settembre il Board annuncerà i tempi della riduzione e dismissione del piano straordinario di Quantitative Easing. Il mercato si aspettava, infatti, che il percorso di riduzione del programma di acquisto di bond da 2.300 miliardi di euro potesse cominciare già l’anno prossimo.
In Italia i dati sull’inflazione di giugno mostrano una riduzione per il secondo mese consecutivo. Le cifre segnano su base annua un 1.2% contro 1.4% del mese precedente. Rallenta la crescita dei prezzi dei beni su base annua (+0,9% da +1.6% di maggio), mentre accelera, seppur di poco, il tasso di crescita dei prezzi dei servizi (+1.5% dal +1.4%). Pertanto, a giugno il differenziale inflazionistico tra servizi e beni torna positivo. Nel bollettino economico della Banca d’Italia, pubblicazione periodica della banca centrale uscito in settimana, vengono proposte previsioni estremamente positive per la crescita economica della nostra economia per quest’anno; un rialzo notevole rispetto ai livelli di gennaio in cui si prospettava un incremento di 1% nel 2017. In base agli ultimi dati rilasciati dall’ISTAT di inizio giugno, con le revisioni dell’ultimo trimestre 2016 ed il primo del 2017, la crescita annuale risultante del PIL per il 2017 sarebbe del 1.4%, del 1.3% nel 2018 e dell’1.2% nel 2019. Tali previsioni sono però vincolate a determinate condizioni di fondo che devono mantenersi immutate nei prossimi mesi: fondamentale sarà la continuazione della politica accomodante della BCE, con un passaggio verso il rallentamento degli acquisti di titoli molto graduale e che, soprattutto, non intervengano altri fattori internazionali ad impattare negativamente sui mercati e sulle varie politiche economiche e commerciali globali.
Il passo moderato della Fed ha stemperato l’ipotesi che si adotti un percorso aggressivo di aumento di tassi ed i mercati hanno espresso di gradire tale evidenza, facendo segnare nuovi record agli indici americani. Ma i mercati azionari globali sono in attesa dei risultati della reporting season sugli utili trimestrali: martedì ha iniziato bene Pepsi, seguita dai big del settore bancario nella giornata di venerdì; JpMorgan, Wells Fargo e Citigroup hanno segnato consistenti crescite nei profitti, e il mercato si attende che possano essere confermati in questa settimana i buoni risultati anche delle altre multinazionali americane.
Il forte movimento al rialzo dei tassi della scorsa settimana si è concluso grazie alle parole pronunciate dalla Yellen che ha rasserenato i mercati obbligazionari. Il timore di aggressivi incrementi dei tassi nei prossimi meeting della Fed aveva creato forte volatilità sulle curve dei rendimenti, ma nella settimana, si è assistito ad un loro riassestamento rispetto al movimento mostrato prima dell’audizione della presidente della banca centrale americana. La curva italiana, la più reattiva al rialzo nella scorsa settimana, presenta la maggiore correzione, nonostante le aste dei 3, 5, 7, 15 e 20 anni degli utlimi giorni, che potevano comunque creare pressione sui rendimenti. La curva tedesca presenta riduzioni su tutta la curva ad eccezione dell’area 7-10 anni. Il rendimento del bond decennale tedesco, infatti, si attesta allo 0.60%, non lontano da massimi degli ultimi 18 mesi. Lo spread Btp-Bund si è assestato al livello di 169 p.b. Anche la curva americana presenta un recupero dopo il sensibile movimento della scorsa settimana.
Gli effetti del messaggio della Fed sui mercati finanziari si sono riflessi anche sui cambi: il dollaro si è deprezzato raggiungendo contro euro valori che non si vedevano da maggio 2016.
Secondo l’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA) la domanda di petrolio sta rimbalzando quest’anno e dovrebbe aumentare ulteriormente nel 2018; questo aumento potrebbe essere causato dalle maggiori richieste di Usa e Germania. Al momento non ci sono stati effetti sul prezzo in quanto l’OPEC ha aumentato l’offerta: la produzione del cartello è salita ai massimi del 2017 (32 milioni di barili) per l’incremento della produzione di Libia, Nigeria ed in parte anche Arabia Saudita.
LA SETTIMANA
– In settimana verranno rilasciati i dati sull’inflazione in Area Euro e in UK, ed in Germania, l’indice ZEW sulle prospettive dell’economia tedesca nei prossimi sei mesi.
– Negli USA in uscita giovedì: i Leading indicators, detto Superindice, ha lo scopo di anticipare l’andamento del ciclo economico, e l’indice Philadelfia Fed, indice dell’attività economica generale, che viene considerato un buon anticipatore dell’andamento dell’indice ISM manifatturiero.
– Giovedì sono previsti il meeting della BCE e la Riunione della Bank of Japan.